«Una scoperta che riscriverà la storia»: così l’archeologo Jacopo Tabolli ha descritto il ritrovamento di 24 statue di bronzo, cinque delle quali alte quasi un metro, all’interno degli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana. Rimaste nascoste per almeno 2300 anni, le statue sono state datate come risalenti ad un periodo compreso tra il II secolo a.C e il I secolo d.C. L’argilla sotto alla quale erano sepolte, all’interno di una vasca alta all’incirca tre metri, ha fatto in modo che i cimeli fossero ritrovati in perfetto stato di conservazione. Si tratta, secondo Tabolli, del «più grande deposito di statue dell’Italia antica» e «l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto».
Massimo Osanna, Direttore Generale Musei al ministero della Cultura, ha definito la scoperta «la più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti più significativi fatti nella storia del Mediterraneo antico» e ha annunciato l’apertura di un museo «interamente dedicato alle scoperte del Bagno Grande» che verrà aperto «in un palazzo del centro storico». San Casciano dei Bagni è un comune molto piccolo, con appena 80 residenti nel centro storico e 1550 in totale. La sindaca, Agnese Carletti, lo descrive come un paese affetto dai problemi propri dell’«Italia profonda»: spopolamento, assenza di servizi, inadeguatezza delle strade e così via. Qui è stata fatta una delle scoperte più rilevanti degli ultimi anni.
Sono una cinquantina gli archeologi (con il supporto di numerosi altri specialisti, tra i quali geologi, acheo-botanici, esperti di epigrafia, di numismatica e così via) che per settimane hanno scavato all’interno della vasca, collocata in un santuario ricco di piscine, terrazze e fontane, il quale esisteva almeno dal III secolo a.C. e che è rimasto in attivo fino al V secolo d.C. Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha immediatamente voluto sottolineare che «dire che sono come i Bronzi di Riace è un’eresia perché non c’è possibilità di paragone. Sono un umile omaggio della storia ai capolavori assoluti che i Bronzi rappresentano». Dal punto di vista storico, le statue costituiscono una testimonianza della transizione dall’epoca etrusca a quella romana. Con l’arrivo dell’epoca cristiana, il santuario venne chiuso ma non distrutto: le statue (probabilmente realizzate da artigiani locali) vennero adagiate sul fondo di una vasca e coperte con acqua e fango, che ne ha permesso la perfetta conservazione fino ad oggi. Gli esperti che hanno lavorato agli scavi ritengono alta la probabilità che, continuando a cercare, possano emergere altri cimeli.
Gennaro Sangiuliano, neo insediato ministro alla Cultura, ha sottolineato come si tratti di «un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l’Italia è un Paese fatto di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana». Il progetto a San Casciano è guidato dal 2019 da Jacopo Tabolli, archeologo e docente dell’Università per Stranieri di Siena, con la concessione del ministero della Cultura e il sostegno economico del Comune.
[di Valeria Casolaro]