Move fast and break things, muoversi velocemente e spaccare cose, questa è la filosofia di molti imprenditori tech e questo è stato l’approccio di Elon Musk nel gestire il suo ultimo acquisto, Twitter. A distanza di pochi giorni dal lancio delle nuove policy, il sistema da lui imbastito si è dimostrato estremamente manipolabile, con il risultato di aver trasformato il social in una paradiso per profili scherzosi e scaltre battaglie politiche dal basso contro aziende e personaggi politici. Alimentando un caos piuttosto divertente da descrivere quanto funesto per alcuni soggetti, come l’azienda farmaceutica americana Eli Lilly che ha perso miliardi di dollari dopo aver subito un attacco orchestrato sfruttando proprio i punti deboli delle nuove policy introdotte da Musk.
A causare problemi ingenti è stata in questo caso la cosiddetta “spunta blu”, il sistema attraverso cui il social cinguettante autentica l’identità di determinati profili. Se tale certificazione era originariamente condizionata dalla discrezione editoriale del portale, l’avvento di Musk ha fatto sì che chiunque potesse verificare il proprio account, a patto che il soggetto in questione sia dotato di un Apple ID e versi un abbonamento da 7,99 dollari mensili. Questa strategica rivoluzione è stata lanciata formalmente mercoledì 9 novembre, ma non è durata che un paio di giorni.
Tutto è cominciato a inizio mese. Un nutrito numero di utenti ha deciso cambiare il nome dei propri profili di Twitter in “Elon Musk” al fine di manifestare contro i programmi aziendali preannunciati per il social dalla nuova proprietà. Musk, nonostante si fosse autoproclamato “assolutista della libertà di parola”, ha reagito sospendendo immediatamente coloro colpevoli di canzonarlo, introducendo via tweet una nuova regola per cui gli account che si fregiano di intenti parodistici non dichiarati siano degni di censura. Apriti cielo.
La sua affermazione è stata interpretata in maniera letterale e da ogni lato del social sono nate pagine satiriche che si sono tutelate dalle policy censorie notificando in descrizione la loro natura giocosa. Il fatto è che, vista la natura rapida della fruizione delle informazioni, poche persone si sono attardate a leggere le biografie delle pagine in questione, soprattutto qualora queste fossero dotate dalla certificazione – ora a pagamento – di Twitter. Per un paio di giorni, la situazione è scivolata verso l’anarchia. “Mi manca uccidere iracheni”, sosteneva un account attribuito all’ex-Presidente USA George W. Bush mentre, parallelamente, un sedicente LeBron James, star del basketball, annunciava la richiesta di trasferimento a una squadra ignota.
I casi verificatisi sono innumerevoli, moltissimi hanno colpito il mondo dello sport e del giornalismo sportivo, tuttavia alcuni esempi si sono dimostrati più deleteri degli altri, primo tra tutti quello che ha coinvolto l’azienda farmaceutica Eli Lilly. Stando a @EliLillyandCo, profilo poi dimostratosi fasullo, l’industria si sarebbe detta pronta a rendere libera e gratuita la distribuzione dell’insulina sul mercato statunitense. Una notizia fenomenale per l’umanità, ma non per la speculazione finanziaria: a Wall Street il titolo è crollato immediatamente, perdendo sul momento miliardi di dollari che sta ora faticando a recuperare.
Una scena simile, si è verificata anche per l’industria bellica della Lockheed Martin, con un sabotatore digitale che ha dichiarato che l’impresa avesse intenzione di sospendere la vendita di armi all’Arabia Saudita, a Israele e agli Stati Uniti fintanto che non fossero chiarite alcuni aree oscure sul come queste nazioni gestiscono i diritti umani. Di nuovo, si sarebbe trattato di una rivoluzione encomiabile nell’istituzione di una società più etica, ma la Borsa non si è trovata d’accordo con una simile presa di posizione, per quanto farsesca. Il crollo del titolo ha superato il 5,5%.
Musk si è apprestato a rivedere immediatamente la sua posizione e ha spiegato che gli account parodistici devono dichiarare i loro intenti direttamente nel nome del profilo, tuttavia il flop della spunta blu su abbonamento ha dimostrato che l’imprenditore stia puntando su operazioni affrettate al fine di batter cassa, intento che non cerca neppure di nascondere. «Dobbiamo decisamente ottenere più soldi di quanti non ne spendiamo», avrebbe dichiarato ai suoi nuovi dipendenti Musk stando a quanto riportato da The Verge. «Se non lo facciamo e si verificasse una gigantesca uscita in negativo, la bancarotta non sarebbe fuori questione. Questa è la priorità». Nel frattempo, gli inserzionisti colgono l’occasione per sospendere gli investimenti inserzionistici sulla piattaforma.
[di Walter Ferri]
È iniziata la distruzione dei social network