Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA, l’agenzia statunitense che regola prodotti alimentari e farmaceutici) ha dato per la prima volta l’ok alla prima consultazione preliminare per la carne sintetica. Pur non trattandosi ancora di un via libera alla commercializzazione, l’approvazione costituisce un fondamentale passo avanti per muoversi in quella direzione. La UPSIDE Foods, l’azienda che ha ricevuto l’ok, potrebbe così, in futuro, commercializzare carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali: una questione controversa, ma che potrebbe costituire una soluzione al sempre meno sostenibile sistema degli allevamenti intensivi.
La Food and Drug Administration ha infatti dichiarato che dopo una “attenta valutazione dei dati e delle informazioni condivise dall’azienda, al momento non abbiamo ulteriori dubbi sulle conclusioni in materia di sicurezza dell’azienda”. Rimangono così solamente un paio di passaggi burocratici, legati alle autorizzazioni che dovrà rilasciare l’USDA-FSIS (United States Department of Agricolture Food Safety and Inspection Service), prima che la carne possa essere messa finalmente in commercio. La FDA ha anche riferito di star “già discutendo con diverse aziende su vari tipi di alimenti ottenuti da cellule di pesce che saranno controllati esclusivamente dalla FDA” e che l’obiettivo è “sostenere l’innovazione nelle tecnologie alimentari, mantenendo sempre come priorità la produzione di alimenti sicuri”.
UPSIDE Food, azienda con sede in California e tra i cui finanziatori figura anche Bill Gates, ha iniziato a condurre le prime sperimentazioni di coltivazione della carne nel 2015, riuscendo a ottenere la prima polpetta di carne di manzo nel 2016 e il primo pollo e la prima anatra sintetiche nel 2017. Il procedimento consiste nel prelevare un campione di cellule dal quale il team sceglie quelle adatte per la produzione commerciale, “in base alla loro capacità di produrre carne di alta qualità e crescere in maniera prevedibile e regolare”, secondo quanto riportato sul sito dell’azienda. Una volta stabilita una linea cellulare idonea “possiamo attingere da essa per anni – se non decadi – in futuro, riducendo la necessità di prendere ulteriori campioni cellulari dagli animali”. Le cellule vengono poi nutrite e coltivate e, dopo circa tre settimane, il tessuto è pronto per essere raccolto, ispezionato e preparato all’uso commerciale.
Era il 2013 quando i critici gastronomici assaggiarono per la prima volta il primo hamburger che fosse mai stato creato in laboratorio, composto di carne commestibile prodotta senza che fosse stato macellato un solo animale. Per produrlo, tuttavia, erano stati necessari due anni di tempo e 300 mila dollari di investimenti, numeri impensabili da trasporre nella grande distribuzione. Con il progredire della tecnologia, tuttavia, i costi si sono notevolmente abbassati e i prezzi ridotti, tanto da poter permettere alle aziende di iniziare a pensare alla produzione commerciale. Attualmente, il prezzo di un hamburger sintetico potrebbe aggirarsi tra i 9 e 9,80 dollari (intorno ai 9 euro): una notevole diminuzione di prezzo, seppur questo rimanga ancora molto più alto di un normale hamburger da supermercato. Nel frattempo i prodotti animali coltivati in laboratorio si sono notevolmente diversificati, includendo anche maiale, tacchino, pollo, pesce, latte e albume d’uovo. La scienza ha inoltre ipotizzato di rendere così possibile la degustazione di carni di animali solitamente non destinate al consumo umano.
Senza dubbio, gli allevamenti intensivi costituiscono una grave minaccia per l’ambiente e per il clima, oltre a non assicurare il benessere animale: sono secondi solo agli impianti di riscaldamento per quantità di polveri sottili emesse, consumano immense quantità di terra e di acqua per ciascuna caloria rispetto alle colture e sono dannosi quanto i combustibili fossili per le quantità di gas serra emesso. Il problema non potrà che peggiorare, dal momento che la popolazione mondiale è in costante aumento e, con essa, la richiesta di proteine animali. Secondo la UPSIDE Foods, consumare carne sintetica permette di usare il 77% di acqua e il 62% di terre in meno. Dati indubbiamente significativi per il pianeta.
[di Valeria Casolaro
Due osservazioni: non è carne “sintetica” ma coltivata e bisognerebbe usare i termini giusti perchè il nome “sintetico” è fuorviante e sbagliato. Inoltre non c’è nessun riferimento al fatto che, oltre ai vantaggi per il pianeta, finalmente si smetterebbe di trattare gli animali crudelmente, cosa che per tante persone è una questione importante. Ma è possibile che la crudeltà verso gli animali non interessi proprio neanche a voi giornalisti che dovreste essere culturalmente e moralmente migliori altri? Ci era arrivato Leonardo da Vinci, Plutarco e altri geni che non sto a citare che non è giusto nutrirsi dell’agonia di altri esseri viventi, e voi neanche un accenno??? Mi aspettavo di meglio da un giornale al quale mi sono appena abbonato e che oltre tutto è di Matteo Gracis, noto vegetariano!
Gentilissimo Valerio, la ringrazio per l’osservazione e per la stima che riporta nella nostra categoria professionale, non avevo mai pensato di elevarmi a paragone con Leonardo Da Vinci. Nell’articolo è stato citato (seppur forse in maniera frettolosa, ammetto) il benessere animale. Probabilmente dal momento che è un nuovo abbonato non lo ha ancora potuto verificare, ma il nostro giornale ha molto a cuore la tematica del benessere animale, come potrà evincere dai numerosissimi articoli che trattano l’argomento. Al link riportato di seguito potrà trovarne una lunga lista.
La ringrazio per il sostegno accordato a L’Indipendente e le auguro una buona giornata.
https://www.lindipendente.online/?s=benessere+animale&post_type=post
Per non allevare più animali questi psocopatici hanno deciso di allevare in batteria l’uomo.
sono molto in disaccordo, sia sui presupposti con la quale questo tipo di alimento si dovrà produrre, sia per quello che rigurda i veri macro e micro nutrienti che questo alimento ha e che apporta ad una dieta idonea ed equilibrata.