sabato 21 Dicembre 2024

Vaccini, ricercatrice Pfizer: “Abbiamo pilotato l’aereo mentre lo stavamo costruendo”

Dopo le affermazioni di Janine Small, presidente della sezione della Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali, rilasciate in audizione presso l’Europarlamento, è la volta di quelle di Kathrin Jansen, responsabile della ricerca e sviluppo dei vaccini presso Pfizer, e recentemente andata in pensione. Le dichiarazioni di Jensen sono state raccolte in una intervista a lei fatta da parte della rivista Nature e danno, una volta di più, il senso di come la politica emergenziale pandemica sia stata sorretta da una narrazione politico-mediatica non aderente alla realtà dei fatti. «Abbiamo pilotato l’aereo mentre lo stavamo ancora costruendo», sono state alcune delle affermazioni di Jansen.

Kathrin Jansen ha lavorato più di trent’anni per l’industria del farmaco, in particolare nel campo dei vaccini, per industrie come Merk e Pfizer. Mentre lavorava alla Merck ha guidato lo sviluppo del vaccino contro il papillomavirus umano Gardasil, per cui numerose cause sono in corso negli Stati Uniti. Più tardi, in Pfizer, ha abbracciato la tecnologia coniugata proteina-polisaccaride che ha portato ai vaccini polivalenti Prevnar per la malattia da pneumococco, i quali, solo lo scorso anno, hanno generato una vendita per un valore di circa 5,3 miliardi di dollari.

Quando l’emergenza da Sars-Cov2 si è affermata nel 2020, Pfizer stava già collaborando con BioNTech sui vaccini mRNA per l’influenza ma, come dice Jansen nell’intervista a Nature, «il COVID ha cambiato tutto in termini di come affrontare il concetto di ricerca e sviluppo del vaccino end-to-end, guidato dall’enorme urgenza». La ricercatrice ha poi spiegato come, nel marzo 2020, il CEO di Pfizer, Alber Bourla, abbia chiesto che il vaccino fosse pronto entro la fine di quello stesso anno e che la sua reazione è stata quella di dire che ciò fosse «pazzesco». Jansen prosegue però dicendo che «il denaro non era un problema e, quindi, puoi fare cose incredibili in una quantità incredibile di tempo». Infatti, i soldi non erano un problema perché gli Stati hanno lautamente finanziato il processo di ricerca e di produzione da parte delle aziende, salvo poi dover pagare profumatamente anche i vaccini prodotti grazie agli stessi fondi pubblici. Secondo i dati raccoltati dal portale The Knowledge Network on Innovation and Access to Medicines del Global Health Center, fino a marzo 2021, dei 5,9 miliardi di dollari di investimenti in ricerca e sviluppo sui vaccini Covid-19, il 98,1% proveniva da finanziamenti pubblici.

In merito quindi all’urgenza richiesta, sia da parte dell’azienda che da parte degli Stati, Jansen prosegue con delle affermazioni inequivocabili circa la sperimentazione del prodotto e la produzione: «Siamo diventati creativi: non potevamo aspettare i dati, dovevamo fare così tanto a rischio. Abbiamo pilotato l’aereo mentre lo stavamo ancora costruendo». Non solo. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi, la ricercatrice continua dicendo: «Tutta la burocrazia è caduta. Stavamo facendo le cose in parallelo, guardando i dati e facendo la produzione. Di solito, la produzione non viene coinvolta fino a distanza di anni in un programma». Ma c’è di più. Proseguendo, Jansen ricorda, oltre le intere e convulse giornate a lavorare, le telefonate con i colleghi di ricerca e produzione in cui diceva: «Abbiamo quattro costrutti diversi, preparateli tutti e quattro»; e continua dicendo che «Col passare del tempo e della produzione, poi più tardi l’abbiamo ristretto. Abbiamo buttato via molto che non funzionava, ma avevamo sempre altre cose già su larga scala da portare avanti». In altre parole, sperimentazione e produzione hanno proceduto sullo stesso binario e senza soluzione di continuità, in continuo aggiornamento mentre milioni e miliardi di dosi di prodotto venivano vendute e inoculate.

Nell’agosto scorso Pfizer e BioNTech hanno chiesto alla Food and Drug Administration (FDA) – l’organo statunitense che regola i prodotti farmaceutici – di autorizzare, nei confronti degli individui dai 12 anni in su, l’uso emergenziale di una dose addizionale di un vaccino anti-Covid bivalente adattato alla variante Omicron BA.4/BA.5. La richiesta all’ente regolatore arrivò però senza alcuno studio clinico ancora effettuato e senza quindi nessun dato in supporto. Mentre nell’ottobre scorso la Procura europea ha aperto un’indagine sugli acquisti di vaccini anti-Covid 19 da parte dell’UE – con tutta la questione annessa dei rapporti tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla – questo mese, a quasi due anni dall’inizio della campagna vaccinale, Pfizer e Moderna hanno annunciato l’avvio di alcuni studi clinici con l’intento di fare luce sugli effetti avversi a lungo termine che potrebbero manifestarsi nei giovani che hanno riscontrato problemi cardiaci in seguito alla somministrazione del vaccino anti-Covid.

[di Michele Manfrin]

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