La Marina statunitense intende rafforzare e approfondire la propria strategia di guerra dell’informazione (Information Warfare, IW), una componente essenziale del più ampio contesto della guerra ibrida, fondamentale per depistare e accedere alle informazioni del nemico: il viceammiraglio della Marina americana e comandante delle forze di informazione navale, Kelly A. Aeschbach, ha affermato che è necessario «investire nell’avere effettivamente esperti di guerra dell’informazione come parte della squadra, perché l’ambiente ora è molto complesso». Per guerra dell’informazione si intende una metodologia di approccio al conflitto armato, basata sulla gestione e l’uso dell’informazione ad ogni livello con lo scopo di ottenere un vantaggio militare strategico decisivo. Può essere sia difensiva che offensiva, in quanto può essere volta ad impedire all’avversario di acquisire o sfruttare informazioni oppure a a garantire l’integrità, l’affidabilità e l’interoperabilità del proprio assetto informativo. Comprende sette diverse forme di scontro con l’avversario, tra cui guerra di comando e controllo, guerra elettronica, guerra psicologica e guerra cibernetica.
Aeschbach, che in precedenza è stata vicedirettore dell’intelligence per le forze statunitensi in Afghanistan e direttore dell’intelligence per il comando strategico degli Stati Uniti, ha affermato che il suo obiettivo è «trasformare completamente la guerra dell’informazione in un addestramento dal vivo, virtuale e costruttivo» per fare emergere un quadro più chiaro delle reali competenze della Marina in questo campo. Infatti, secondo il viceammiraglio, l’assenza fino ad ora di addestramenti dal vivo con i sistemi di guerra dell’informazione – a causa dei danni che potrebbero innescare nelle vicinanze dello spettro elettromagnetico e per non rivelare strumenti e tattiche a potenziali osservatori – non ha permesso di fare emergere la reale preparazione in quest’ambito della Marina americana. Di conseguenza, quest’anno l’attenzione sarà focalizzata su questo attraverso un partenariato con la Naval Information Warfar Systems Command.
Il viceammiraglio ha spiegato che esistono diversi problemi relativi alla valutazione della qualità della guerra d’informazione della Marina statunitense: innanzitutto, non è chiaro se i sistemi informatici che sta acquistando siano buoni come ci si aspettava e se l’equipaggio possa usarli correttamente: «in alcuni casi, infatti, siamo più efficaci di quanto pensiamo di essere, in altri, al contrario, siamo meno efficaci di quanto crediamo», ha affermato. In secondo luogo, i militari potrebbero usare più sistemi o tecniche differenti contemporaneamente, di cui è ancora necessario comprendere appieno l’efficacia.
Secondo Aeschbach, la guerra dell’informazione rappresenta un pilastro nell’attuale strategia militare: infatti, con riferimento agli esperti di questo settore, ha affermato che «nessun’altra area di guerra può funzionare senza di noi. Devi averci se vuoi avere successo, se vuoi puntare un’arma sul bersaglio». Proprio per questo, già alcuni anni fa la Marina ha inviato comandanti di guerra dell’informazione nei gruppi di attacco delle portaerei, oltre ad avere istituito il Fleet Information Warfare Command Pacific, nell’area dell’Indo Pacifico, una regione che gli USA ritengono vitale per la sicurezza internazionale e che sfruttano in funzione anticinese.
La Cina, infatti, è considerata la prima minaccia dal Pentagono, seguita dalla Russia. La volontà di approfondire le conoscenze e l’esercitazione in questo settore dipendono anche dal confronto sempre più serrato e competitivo con Russia e Cina per il dominio dell’ordine globale. Già nel conflitto in Ucraina, del resto, l’informazione si è rivelata essenziale per prevedere e anticipare le mosse dell’avversario anche sfruttando informazioni d’intelligence e tecnologie satellitari, oltreché attacchi informatici. E siccome molti osservatori vedono nel conflitto in Ucraina solo un blando anticipo di ciò che avverrà nella contesa del Pacifico con Taiwan al centro, prepararsi nella guerra dell’informazione per gli Stati Uniti equivale a prepararsi allo scontro con la Cina, l’avversario numero uno della potenza a stelle e strisce dotato di ottime capacità tecnologiche e informatiche e, soprattutto, dell’accumulo di una grande quantità di dati.
La guerra dell’informazione, dunque, va inserita nel più ampio contesto di preparazione a quella che sarà la sfida del presente decennio: mantenere il dominio dell’attuale ordine mondiale per gli USA, plasmarne uno alternativo all’egemonia occidentale per le superpotenze asiatiche. All’interno di questa sfida, la IW rappresenta senza dubbio un tassello determinante. Tuttavia, per quanto riguarda Washington, secondo Aeschbach, finché non verranno testate dal vivo le capacità in questo ambito, «non potremo essere obiettivi su quanto bene stiamo operando». Il consolidamento della dottrina e della pratica in questo campo della guerra ibrida è diventato essenziale non solo per gli USA, ma per tutte le grandi potenze che vogliono difendere la propria sovranità strategica, economica e militare. È durante questo decennio, infatti, che si “affinano le armi” più importanti per quello che sarà uno scontro decisivo a tutti i livelli per l’egemonia internazionale.
[di Giorgia Audiello]