A Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, nascerà una comunità energetica rinnovabile (CER) in un complesso di palazzine con l’obiettivo di ridurre i consumi andando così a sostenere le famiglie più fragili. I lavori partiranno nel 2023 e, a regime, la rete energetica interesserà circa 324 famiglie, 900 persone che hanno scelto di vivere in una realtà cooperativa per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia e la conseguente impennata delle bollette per le utenze domestiche. In primo luogo, sul tetto di uno degli edifici, verranno installati pannelli fotovoltaici per una potenza complessiva di 12 Megawatt. L’energia prodotta verrà utilizzata direttamente, in forma di auto-consumo, da un primo gruppo di famiglie: «inizialmente – ha spiegato Pierpaolo Fiorello, presidente della cooperativa che gestisce le abitazioni – andremo a identificare un nucleo di una quarantina di famiglie, selezionate tra quelle più fragili, ma il nostro obiettivo a lungo termine è avviare altre CER all’interno di tutto il patrimonio abitativo per coinvolgere quanti più nuclei possibili».
Il progetto ha un valore complessivo di 70mila euro e, oltre all’installazione dei pannelli fotovoltaici, è prevista anche l’attivazione di uno “Sportello energia” aperto al territorio. Una postazione dove i cittadini potranno ottenere, senza costi, informazioni e assistenza su diverse questioni pratiche, ad esempio, su come migliorare a basso costo l’efficienza energetica della propria abitazione. Il tutto – ha aggiunto Fiorello – «con l’obiettivo di aiutare le famiglie nella creazione di reti sociali e relazionali, per fare in modo che la risposta ai problemi non sia individuale ma collettiva». Una soluzione in un certo senso rivoluzionaria e concreta alla crisi energetica e, in particolare, ai suoi effetti più nefasti sulle fasce sociali più vulnerabili. Una risposta dal basso che, a livello nazionale, potrebbe contribuire a mitigare le oscillazioni di mercato, nonché a raggiungere gli obiettivi climatici. Produrre, immagazzinare e consumare energia elettrica nello stesso sito in cui un impianto di generazione locale la produce significa, infatti, partecipare attivamente alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del Paese. L’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili vengono infatti promossi in una pratica essenziale nel guidare uno sviluppo sociale sostenibile. Basti pensare che, in Italia, una famiglia consuma in media circa 2700 Kilowatt/ora di energia elettrica ogni anno rilasciando circa 950 kg di anidride carbonica. La stessa quantità di gas serra che, annualmente, verrebbe evitata all’atmosfera se quella stessa famiglia facesse parte di una Comunità energetica.
Di comunità energetiche ne esistono diverse tipologie, ma ad accomunarle tutte vi è un obiettivo ben preciso: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri, piuttosto che dare la priorità al profitto economico come una società energetica tradizionale. A livello europeo, la questione è regolamentata dal pacchetto legislativo CEP – Clean Energy Package (‘Energia pulita per tutti gli europei’) mentre, in Italia, la normativa in materia di autoconsumo collettivo e comunità energetiche è nell’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe che definisce i concetti di autoconsumo collettivo e comunità energetica, nonché stabilisce una tariffa di incentivo, per remunerare l’energia auto-consumata istantaneamente, cumulabile con le detrazioni fiscali. Sul tema, in questi giorni, è stata inoltre aperta una consultazione di quindici giorni dedicata a tutti i soggetti interessati allo scopo di favorire il massimo sviluppo di queste realtà su tutto il territorio nazionale. Ad oggi, nell’UE, sono circa 3.500 le comunità energetiche attive in nove Paesi, di cui circa un centinaio sparse lungo lo Stivale. La tendenza è però in crescita un po’ ovunque. Secondo il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, entro il 2030, le Comunità energetiche potrebbero ad esempio possedere il 17% della totale capacità europea eolica e il 21% di quella fotovoltaica.
[di Simone Valeri]
Segnalo un errore nel simbolo dell’unità di energia : il “kiloWattora” si nota kWh e non kW/h; il kW è una unità di potenza (pari à 1 kWh…ogni ora).
Ordini di grandezza : se 12 MW è la potenza istantanea della centrale di questo CER, essa erogherà dunque 12 000 kWatt nei momenti in cui sarà ben soleggiata. A titolo di paragone, ogni elettrodomestico che include una fase di riscaldamento (forno, lavatrice, lavastoviglie, stuffetta) ha bisogno a quel momento di una potenza da 1 à 3 kW.
Scommetto qualsiasi cosa che la cosa verrà boicottato in ogni modo dalla politica e dalle società dell’energia.
Troveranno mille scuse per ostacolare e negare i permessi.