Polli con deformazioni ossee, bruciature sul petto e disturbi neurologici: sono solo alcune delle problematiche emerse da un’indagine condotta dall’associazione Essere Animali in due allevamenti intensivi situati nel nord Italia ed appartenenti ad un fornitore della catena di supermercati Lidl Italia. È nei confronti di quest’ultima, dunque, che l’associazione pone la lente di ingrandimento, ricordando tra le altre cose che quelli oggetto del lavoro investigativo sono allevamenti di grandi dimensioni, capaci di contenere 1 milione di polli da carne per ogni ciclo produttivo. Un dettaglio, quest’ultimo, che non può non conferire ulteriore rilevanza alle drammatiche condizioni documentate, che testimoniano la sofferenza a cui sono destinati i polli d’allevamento.
In tal senso, da premettere è il fatto che ad essere utilizzati negli allevamenti sono razze selezionate geneticamente per raggiungere il peso di macellazione in sole sei settimane: un tasso di crescita che – come precisato dall’associazione – se fosse applicato agli esseri umani porterebbe un neonato a raggiungere un peso di 300 kg all’età di due mesi. Non saranno un caso, dunque, le deformazioni ossee documentate attraverso le immagini e che evidentemente generano diverse difficoltà. Dalle riprese, che sono state effettuate negli scorsi mesi, sono infatti emersi problemi ad alzarsi e camminare per gli animali, la cui attività locomotoria può inoltre facilmente essere limitata in maniera ulteriore, visto che come sottolineato dall’associazione la densità di allevamento può arrivare anche a 20 animali per metro quadrato.
Oltre a tutto ciò, sono state documentate anche alcune bruciature sul petto dei polli derivanti dal contatto prolungato con la lettiera, carica di ammoniaca rilasciata dalle deiezioni, ma non solo. Come anticipato sono stati testimoniati casi di animali affetti da disturbi neurologici, tra cui ad esempio la torsione innaturale del collo, mentre altri sono stati trovati morti a causa delle estreme condizioni di allevamento. Per non parlare poi dei pulcini di pochi giorni di vita, gettati dall’incubatoio con forza a terra, e dei metodi di abbattimento riservati agli esemplari malati. Come sottolineato dall’associazione, infatti, l’abbattimento d’emergenza di pulcini e polli malati “viene eseguito con modalità cruente e illegali”, con gli animali colpiti con sbarre di ferro e spinti con forza contro gli abbeveratoi per provocarne lo schiacciamento e dunque la morte, che però non sempre avviene. Nelle immagini ottenute con una telecamera nascosta si vedono infatti gli animali che continuano a dimenarsi e a sbattere le ali (il che induce a pensare ad un abbattimento non effettuato in maniera appropriata) ed i lavoratori che “invece di ripetere la procedura per porre fine alle loro sofferenze come previsto dalla legge, li gettano in un secchio, condannandoli molto probabilmente a una lunga agonia“. Insomma, ad essere state documentate da Essere Animali sono vere e proprie violenze sugli animali da parte di alcuni lavoratori, motivo per cui l’associazione ha “denunciato l’allevamento per i reati di maltrattamento e uccisione di animali”.
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L’obiettivo dell’associazione, però, è quello di far sì che Lidl aderisca all’European Chicken Commitment (ECC), impegno che propone alle aziende di adottare una serie di criteri minimi di benessere animale atti a ridurre la sofferenza dei polli. A voler portare la catena di supermercati a prendere tale decisione, nello specifico, è la campagna #LidlChickenScandal, lanciata dalle principali organizzazioni europee per la protezione degli animali. “In qualità di leader della grande distribuzione in Italia con 700 supermercati, e presente in 31 Paesi nel mondo con una rete di oltre 11.550 punti vendita, Lidl ha il potere di contribuire a ridurre drasticamente le sofferenze di milioni di polli allevati anche nelle filiere dei suoi fornitori”, ricorda in tal senso Essere Animali, precisando che “sottoscrivendo l’impegno dello European Chicken Commitment, potrebbe migliorare il benessere dei polli che crescono negli allevamenti della sua catena di fornitura”. D’altronde, oltre 300 aziende in tutta Europa hanno già aderito all’ECC, tra cui anche Lidl Francia, ma nel resto d’Europa Lidl non ha ancora preso alcuna decisione. La società sembra però essere spinta fortemente a farlo visto che, come sottolineato da Essere Animali, l’indagine è apparsa anche in un servizio andato in onda su Rai News 24, mentre la petizione è stata sottoscritta da circa 20mila persone. I consumatori, dunque, sono sempre più consapevoli di ciò che si cela dietro la produzione di carne, e sono decine di migliaia coloro che si schierano a favore di una maggiore tutela degli animali.
[di Raffaele De Luca]
E’ da un bel pezzo che non acquisto più carne nei supermercati…per chi può permettersi di farlo,consiglio di comprare da un macellaio di fiducia che garantisca al cliente che i propri animali siano allevati in maniera decente
COMPRATE PIU’ NULLA DA LIDT !!