“Proteggere e servire”, questo è il motto della polizia di Los Angeles che negli anni si è esteso alle Forze dell’ordine degli interi Stati Uniti. La massima non ha mai però accennato al fatto che gli agenti dovessero soddisfare i requisiti in prima persona e questa ambiguità non può che risultare evidente in quanto sta accadendo a San Francisco. Nella serata di martedì 29 novembre il Consiglio delle autorità di vigilanza locale ha formalizzato una bozza normativa che autorizzerà gli ufficiali ad adoperare i droni di terra per risolvere le “circostanze straordinarie” attraverso interventi fatali.
Stando a quanto riportato nelle carte, questi robot “potranno essere adoperati come forza letale nei casi in cui la vita dei cittadini o degli agenti sia a rischio e gli agenti non siano in grado di reprimere la minaccia usando opzioni di forza alternative od opzioni di tattiche distensive”. Starà al Capo di polizia, al suo assistente o al Vice capo della divisione Operazioni Speciali autorizzare o meno l’uso di queste macchine assassine, tuttavia la loro decisione non dovrà necessariamente essere subordinata a pregressi tentativi d’intervento, potrà semplicemente appoggiarsi su valutazioni teoriche. In altre parole, se la polizia avrà l’impressione di non riuscire a gestire la situazione potrà inviare contro al sospetto di turno un robot kamikaze che si farà detonare ai suoi piedi. Il membro del Consiglio Hillary Ronen ha cercato di proporre un emendamento che obbligasse le autorità ad adottare una simile risorsa solamente come ultima risorsa, ma la sua richiesta è stata brutalmente bocciata.
L’ordinanza ha ricevuto otto voti favorevoli e tre contrari. Un margine di successo tale da rendere improbabile la possibilità che i componenti del Consiglio possano cambiare improvvisamente opinione o che il sindaco riesca a intervenire a gamba tesa per affossare la proposta. In mancanza di un forte riscontro negativo da parte della popolazione è praticamente certo che la controversa policy verrà definitivamente approvata nell’arco di sette giorni. Nel frattempo, il Capo di polizia Bill Scott festeggia. Lo Stato della California prevede che le Forze dell’ordine debbano ricevere la benedizione del Governo prima di ottenere o impiegare equipaggiamento militare, quindi questa evoluzione normativa consentirà a lui e ai suoi uomini di sfruttare senza limitazioni la flotta di droni già conservati nei magazzini della centrale operativa.
Un portavoce della polizia di San Francisco ha inoltre rivelato al The Washington Post la possibilità che le macchine vengano occasionalmente dotate di cariche esplosive al fine di sfondare strutture fortificate o che la loro natura cibernetica possa essere sfruttata per “entrare in contatto, incapacitare o disorientare” i bersagli da neutralizzare. Volendo essere maliziosi, si potrebbe ipotizzare che l’idea di affidarsi a robot teleguidati possa essere nata in risposta ai problemi sistemici evidenziati durante la sparatoria occorsa in estate in una scuola elementare di Uvalde, Texas. In quel caso si erano radunati sul posto 376 agenti delle forze dell’ordine, tuttavia per almeno un’ora nessuno ha agito per risolvere la crisi. Il report pubblicato in seguito è stato lapidario: “[gli agenti] non hanno dato priorità alla vita di vittime innocenti per curarsi della propria salvaguardia”.
L’uso di droni aiuterebbe certamente ad assicurarsi che la polizia possa intervenire in simili contesti senza doversi esporre, ma basta guardare alla storia recente per rendersi conto che gli ufficiali statunitensi sono propensi ad abusare degli strumenti militari che riescono a ottenere grazie ai generosi finanziamenti governativi, che la loro risposta tenda a essere troppo facilmente sproporzionata rispetto all’avvenimento che richiede attenzione. Gli obiettori fanno notare che un’arma simile finirebbe con l’essere impiegata con eccessiva leggerezza, ma anche che sarebbe estremamente difficile trovare un uso opportuno di uno strumento tanto distruttivo.
[di Walter Ferri]