venerdì 22 Novembre 2024

Stupro come strategia dell’esercito russo: l’inviata ONU ammette la fakenews

Un elemento comune alla propaganda bellica che si ripete con lo stesso identico schema dall’Iraq alla Libia, dalla Siria al conflitto russo-ucraino, è la diffusione di una serie di notizie distorte, esagerate o sfacciatamente false per orientare l’opinione pubblica e demonizzare un governo “nemico”. Tra le fake news più ricorrenti, che vengono costantemente riciclate, si possono identificare dei leitmotiv ben precisi come quella degli stupri voluti dal governo di turno che imbottisce i soldati col Viagra. Si tratta di una accusa, rivelatasi poi infondata, che coinvolse la Libia nel 2011, e che in questi mesi è stata rispolverata contro l’esercito russo.

L’inviata dell’ONU, Pramila Patten, ha accusato la Russia di fornire ai suoi soldati Viagra e droghe per stuprare e mutilare i civili ucraini come “strategia militare”. I media internazionali non hanno perso tempo a ribattere la notizia con titoli roboanti: tra questi, anche gli organi di stampa italiani, da FanPage (ONU: Russi usano stupri in Ucraina come strategia militare, persone abusate dai 4 agli 82 anni) a TPI (Onu: lo stupro è parte della ‘strategia militare’ delle forze russe in Ucraina), hanno avvalorato l’esistenza di una «tattica deliberata per disumanizzare le vittime», ossia lo stupro usato dai russi come arma di guerra in Ucraina.

The GrayZone ha condiviso il contenuto di una telefonata del 10 novembre scorso, in cui la stessa Pramila Patten, incalzata da Vladimir Kuznetsov e Alexey Stolyarov, è stata smascherata e ha dovuto ammettere che non c’è alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni: «No, no, no […] non è il mio ruolo andare a indagare» si è difesa Patten, che ha continuato: «L’indagine è in corso da parte del gruppo di monitoraggio dei diritti umani e della Commissione internazionale d’inchiesta. Nei loro rapporti finora, non c’è niente sul Viagra». 

Un rapporto delle Nazioni Unite del 27 settembre sul conflitto ucraino ha infatti accusato le truppe russe di aver commesso una serie di orribili violazioni dei diritti umani, compresi atti di violenza sessuale, tra i mesi di febbraio e luglio 2022, ma non ha mai fatto menzione del Viagra. Patten non solo non ha mai identificato le ONG che le avrebbero fornito le testimonianze sulle atrocità dell’esercito russo, ma ha fatto riferimento a Lyudmila Denisova, ex Commissaria ucraina per i Diritti Umani, che è stata licenziata per aver falsificato storie di orribili abusi sessuali da parte di soldati russi, come la storia infondata di una bambina di 6 mesi «violentata da un russo con un cucchiaino».

Questo genere di accuse, come anticipato, non è nuovo. In una escalation di notizie raccapriccianti, il 17 giugno 2011 l’allora Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton accusò l’esercito di Gheddafi di essere colpevole di stupri di massa e di usare lo stupro come “strumento di guerra”. Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI), Luis Moreno-Ocampo, aveva affermato la settimana prima che gli inquirenti avevano le prove che Gheddafi aveva ordinato stupri di massa e che il raìs faceva distribuire stimolanti chimici ai suoi soldati.

A mettere però in dubbio tali accuse pochi giorni più tardi, come riportato da l’Independent, fu Amnesty International. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani aveva tentato di verificare gli abusi risalendo alle fonti di prima mano: «Che le forze del colonnello abbiano compiuto numerose e gravi violazioni è un dato di fatto ma sulle violenze sessuali non abbiamo trovato prove anche se le abbiamo a lungo cercate. Con questo non voglio dire che non siano accadute, la nostra inchiesta continua e, come è accaduto per la Bosnia o per il Ruanda, ci vorrà tempo. Per ora, però, non è emerso nulla e non conosciamo nessuno che abbia trovato qualcosa».

Anche Cherif Bassiouni, presidente della commissione ONU che indagava le violazioni dei diritti umani in Libia, si dimostrò scettico in una intervista al New York Times: «Per ora siamo riusciti a parlare con una sola vittima». Non emerse mai nessuna traccia né delle pastiglie di Viagra che, secondo quanto raccontato al procuratore capo dell’Aja, Ocampo, sarebbero state distribuite all’esercito di Gheddafi per spingerlo a violentare le donne, nemmeno del fantomatico dossier che la psicologa libica Siham Sergewa aveva promesso di mandare alla Corte dell’Aja. 

[di Enrica Perucchietti]

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