La legge della Regione Abruzzo con cui l’anno scorso era stato previsto il ridimensionamento del Parco Regionale Sirente-Velino, un’area naturale protetta situata in Abruzzo, è illegittima: a stabilirlo è stata la Corte costituzionale, che tramite una recente sentenza ha bocciato il provvedimento. Complice il non aver reso adeguatamente partecipi gli enti locali nella definizione del nuovo perimetro, la Consulta ha giudicato incostituzionali alcuni punti della legge, di fatto salvando le diverse migliaia di ettari di superficie che la Regione aveva eliminato dal territorio del Parco. “Ciò che tuttavia non risulta rispettato, nel procedimento che ha condotto all’approvazione della previsione regionale impugnata, è l’obbligo di partecipazione ‘qualificata’ delle province, delle comunità montane e dei comuni” previsto dalla legge quadro sulle aree protette, secondo cui tale partecipazione si realizza attraverso “conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all’analisi territoriale dell’area da destinare a protezione, alla perimetrazione provvisoria, all’individuazione degli obiettivi da perseguire, alla valutazione degli effetti dell’istituzione dell’area protetta”. Questo si legge nella sentenza della Corte costituzionale, la quale specifica che “più precisamente, non risulta che siano state effettuate le prescritte ‘conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all’analisi territoriale dell’area da destinare a protezione’, né che tale documento d’indirizzo sia stato predisposto, né ancora che siano state operate ‘l’analisi territoriale’, ‘l’individuazione degli obiettivi da perseguire’ e la ‘valutazione degli effetti dell’istituzione dell’area protetta sul territorio’, sulla cui base espressamente ‘si realizza’ la partecipazione”.
Erano diverse, insomma, le zone d’ombra che contornavano la legge regionale secondo la Corte costituzionale, che si è resa protagonista di una pronuncia accolta con grande entusiasmo dal mondo ambientalista. “La sentenza della Corte Costituzionale dà una sonora batosta all’amministrazione regionale che pensa di ridurre i confini di un’area protetta, mentre gli obiettivi comunitari chiedono esattamente il contrario”: è questo ciò che ad esempio afferma il WWF tramite una nota, che se da un lato esulta dall’altro specifica come sia “indubbiamente una grande sconfitta far passare la decisione dei confini dell’unica area protetta regionale attraverso una diatriba giuridica”. Evidentemente, però, tale modus operandi rappresentava ormai l’ultima spiaggia a disposizione di chi voleva tutelare il territorio, visto che le organizzazioni ambientaliste avevano già provato in tutti i modi a far cambiare idea alla Regione.
Diverse associazioni ambientaliste – tra cui appunto il WWF Abruzzo – avevano infatti “creato una grande mobilitazione contro l’incomprensibile e scellerata decisione della Giunta regionale, lanciando una petizione on line che ha raggiunto più di 125.000 firme, raccogliendo l’appello di cinquanta personalità della scienza e della cultura abruzzesi e italiane rivolto al Presidente della Regione e all’Assessore all’ambiente, pubblicando articoli sulla stampa, anche su testate importanti a livello nazionale e portando la discussione e la richiesta di scongiurare la riduzione del Parco su un piano di attenzione più ampio di quello locale”. Nonostante tutto ciò, però, “la Regione Abruzzo è rimasta sorda agli appelli” ed “il Presidente Marco Marsilio non ha mai incontrato le Associazioni o sentito le popolazioni per raccogliere le istanze e confrontarsi con tutti i portatori di interesse”. È per questo, dunque, che il WWF, una volta approvata la legge regionale con i confini ridotti del Parco, aveva “presentato una richiesta al Governo di impugnativa”, sollevando successivamente attraverso una memoria alla Corte Costituzionale, tra le altre questioni, il fatto che la riperimetrazione attuata andasse a “compromettere ‘il nucleo minimo di salvaguardia del patrimonio naturale’ richiesto dalla normativa nazionale”.
Non è un caso dunque il fatto che ora, dopo essersi schierate contro la legge, le associazioni ambientaliste esultino. A farlo è anche la Stazione Ornitologica Abruzzese – un’altra associazione che ha lottato duramente contro il taglio del Parco – che tramite le parole del suo consigliere Augusto De Sanctis sottolinea l’importanza della decisione in ottica tutela del patrimonio naturalistico. «Nei territori che la Regione ha escluso e che oggi tornano protetti nidificano o si alimentano specie rarissime protette a livello comunitario, dal Gufo reale all’Aquila reale, dall’Orso bruno alla Coturnice, dal Falco Pellegrino al Gracchio corallino», ha infatti precisato De Sanctis, sottolineando che «questi territori sono stati riaperti alla caccia e ad altre attività impattanti che invece sono vietate dentro un’area protetta». Adesso, però, grazie alla pronuncia della Corte costituzionale le migliaia di ettari di territorio saranno nuovamente tutelati, così come i tanti animali lì presenti.
[di Raffaele De Luca]