domenica 22 Dicembre 2024

L’unica popolazione indigena europea continua a lottare per l’autodeterminazione

Un controverso disegno di legge sull’unica popolazione indigena riconosciuta in Europa, i sami, è stato inviato dal governo finlandese alle commissioni parlamentari per esaminare la sua legittimità. Non è la prima volta che la Finlandia viene criticata per il trattamento riservato alle popolazioni native sul territorio: negli ultimi anni, le Nazioni Unite hanno esortato più volte il governo ad apportare modifiche alla legge per garantire il diritto dei sami all’autodeterminazione. Lo scorso giugno, inoltre, una commissione delle Nazioni Unite ha rilevato che la Finlandia ha violato una convenzione internazionale sui diritti umani per discriminazione etnica dei sami in ambito politico. “I popoli indigeni hanno il diritto di autodeterminare la propria identità o appartenenza in conformità con i loro costumi e le loro tradizioni” si legge negli Articoli 3 e 4 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni “e di determinare le strutture e di scegliere i membri delle loro istituzioni in conformità con le loro procedure”.

I sami abitano in zone ancora incontaminate di Finlandia, Norvegia, Svezia e Russia, dove riescono a mantenere intatte le loro antiche tradizioni e la loro cultura, resistendo ad un’assimilazione totale con il mondo moderno. Spesso chiamati erroneamente lapponi, sono l’unico popolo indigeno d’Europa ufficialmente riconosciuto e contano una popolazione di più di 75.000 persone totali, 10 dei quali vivono in Finlandia.

La controversa legge in questione riguarda la composizione del Parlamento sami in Finlandia, è stata approvata nel 1996 e stabilisce che coloro i cui antenati cacciavano, pescavano, allevavano renne e, soprattutto, che pagavano le tasse lapponi, possono votare e candidarsi al Parlamento sami, anche se sono etnicamente finlandesi e non indigeni. Ma questo violerebbe i trattati sui diritti umani, perché non garantirebbe il diritto del popolo indigeno all’autodeterminazione attraverso un organo rappresentativo autogestito. Attualmente, questo criterio secondo cui chiunque abbia pagato le tasse lapponi può autodichiararsi sami, è “molto problematico” per Aslak Holmberg, presidente del Consiglio sami, perché i documenti fiscali parlano solo delle attività legali e professionali e non dell’etnia delle persone che erano contribuenti. “Questo parametro include sia i finlandesi, che erano coloni, sia i sami, che erano gli indigeni. Questo è l’aspetto problematico della legislazione che l’opposizione sembra non voler abbandonare, anche se non ha alcuna motivazione legale”, ha detto Holmberg. “Il Parlamento sami dovrebbe rappresentare la cultura e la lingua sami“, ha aggiunto. In questo modo, secondo Holmberg, la Corte amministrativa suprema della Finlandia starebbe compromettendo la legittimità del Parlamento sami e indebolendo i rappresentanti e la autorità indigena nel Paese, poiché coloro che “sostengono le strutture coloniali” e coloro che “non sono disposti a lottare per i diritti dei sami” vengono messi a capo dei loro affari ed interessi. 

Lo scorso mese si è nuovamente acceso il dibattito pubblico sulla legge, cosa che ha causato forti attriti all’interno della coalizione di governo finlandese tanto da far parlare di una possibile caduta della premier Sanna Marin, e da far inviare il disegno di legge alla Commissione per il diritto costituzionale del Parlamento per un esame. 

Nel Paese ci sono stati numerosi tentativi di riformare la legge sui distretti sami per oltre un decennio, ma niente è cambiato. I maggiori oppositori sono il Partito di Centro, che ha bloccato qualsiasi cambiamento per paura di “perdere il sostegno” in Lapponia da parte di coloro che saranno colpiti dalla legge. “C’è molta frustrazione per il fatto che non siamo riusciti a rinnovare questa legge per più di 10 anni” ha dichiarato Holmberg, secondo cui una nuova legge riformata rafforzerebbe il parlamento sami e il loro diritto all’autodeterminazione. Per gli attivisti e politici indigeni si tratta di una battaglia “anticoloniale”, in cui i sami cercano di avere “più voce in capitolo sulle nostre questioni invece che sul governo finlandese”, ha aggiunto.

“Non chiediamo molto: solo il diritto di determinare la nostra identità e appartenenza secondo i nostri costumi e tradizioni, come è nostro diritto in quanto popolo indigeno secondo il diritto internazionale”, ha aggiunto Pirita Näkkäläjärvi, membro del Parlamento Sámi. 

[di Sara Tonini]



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1 commento

  1. Il nocciolo della questione è proprio l’autodeterminazione, che rappresenta un problema enorme per chi detiene il ‘potere’. E questo non vale solamente per i sami.

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