Il presidente peruviano, Pedro Castillo, è stato destituito ieri dal suo incarico attraverso un voto di impeachment per «incapacità morale»: poco prima del voto Castillo aveva tentato di sciogliere la legislatura, provando ad attuare quello che è stato definito dal Parlamento peruviano e dalla sua vicepresidente, Dina Boluarte, un colpo di Stato. «Abbiamo preso la decisione di instaurare un governo di emergenza, per ristabilire la legge e la democrazia» aveva affermato Castillo. Tuttavia, il Congresso ha ignorato l’atto del presidente e ha deciso di procedere con l’impeachment, approvato da 101 parlamentari su un totale di 130, in una sessione trasmessa in diretta televisiva. Successivamente, Castillo è stato arrestato dalla polizia e Boluarte – appartenente allo stesso partito di Castillo, Perù Libre – ha assunto la presidenza, giurando di fronte alla plenaria del Congresso. Boluarte ha affermato che «c’è stato un tentativo di colpo di Stato che non ha avuto eco né nelle istituzioni né nelle strade. Chiedo una tregua politica per installare un governo di unità nazionale».
In un messaggio alla nazione, letto dal palazzo del governo e trasmesso in televisione, Castillo aveva illustrato i passaggi che avrebbe dovuto attuare per instaurare un governo d’emergenza: «Si impongono le seguenti misure: sciogliere temporaneamente il Congresso della Repubblica e istituire un governo di emergenza eccezionale; convocare al più presto un nuovo Congresso con poteri costituenti per redigere una nuova Costituzione entro un periodo non superiore a nove mesi». Il Congresso e la sua vicepresidente hanno però respinto con forza l’iniziativa: «Respingo la decisione di Pedro Castillo di perpetrare la rottura dell’ordine costituzionale chiudendo il Congresso. Questo è un colpo di Stato che aggrava la crisi politica e istituzionale che la società peruviana dovrà superare rispettando rigorosamente la legge», aveva scritto su Twitter l’attuale presidente del Perù. Allo stesso tempo, cinque ministri avevano rassegnato le dimissioni, così come anche il capo dell’esercito e alcuni ambasciatori, fra cui quelli alle Nazioni Unite e presso l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA).
Il tentato golpe arriva in seguito ad un periodo di profonda crisi politica che attraversa il Paese sudamericano: già a novembre centinaia di persone si erano riunite a Lima per protestare contro il governo e il presidente, chiedendone le dimissioni, per via dell’aumento dei prezzi del carburante, dei beni di prima necessità e dei fertilizzanti. Oltre a quello di ieri, Castillo aveva già subito due tentativi di impeachment e l’opposizione di destra stava cercando di avviare il terzo già da tempo: fin dalla sua elezione nel 2021, infatti, Castillo – di ispirazione marxista-leninista – è stato fortemente ostacolato nella sua ascesa politica dal partito rivale liberista, Fuerza Popular – guidato da Keiko Fujimori, figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori – che aveva contestato i risultati elettorali. La critica alla dittatura dei mercati e l’antiimperialismo di Castillo avevano suscitato la reazione ostile della destra, sostenuta anche dagli Stati Uniti. Proprio gli USA hanno condannato il tentativo di colpo di Stato portato avanti da Castillo: «Gli Stati Uniti esortano con forza il presidente Castillo a revocare il suo tentativo di chiudere il Parlamento e a permettere alle istituzioni democratiche del Perù di funzionare secondo la Costituzione», aveva twittato l’ambasciatore a Lima, Lisa Kenna.
Oltre alla vicepresidente, anche il capo della Corte costituzionale peruviana, Francisco Morales ha parlato di progetto di colpo di Stato. In seguito al voto del Congresso – secondo quanto riferito da El Pais – la polizia peruviana ha detenuto per tre ore l’ex presidente. Ora il Congresso si avvia verso un governo di unità nazionale, cercando una tregua tra tutte le forze politiche. Boluarte, prima donna presidente del Perù, ha detto di voler lottare «per i nullatenenti e gli esclusi». «Assumo la carica di presidente costituzionale della Repubblica consapevole dell’enorme responsabilità che mi compete e la mia prima invocazione, come non potrebbe essere altrimenti, è quella di fare appello alla più ampia unità di tutti i peruviani», ha detto di fronte al Parlamento.
L’ex presidente peruviano, Ollanta Humala (1990 – 2000), ha dichiarato alla radio RPP che «Da oggi, Castillo fa parte della triste schiera dei dittatori», riferendosi al caso analogo dell’ex presidente Alberto Fujimori (1990-2000), che sciolse il Congresso il 5 aprile 1992.
[di Giorgia Audiello]