Secondo il capo della CIA a Roma, Lester Simpson, il fondatore di ENI, Enrico Mattei – scomparso in un incidente aereo non ancora del tutto chiarito nel 1962 – era un «fascista» che «pagò cinque milioni di lire a un comandante partigiano della Democrazia Cristiana per acquisire il rango di capo partigiano della Dc e generale della Resistenza nel CNL» e per questa ragione si opponeva agli interessi americani in Italia. È quanto contenuto tra i 13.173 documenti desegretati sull’omicidio del presidente Kennedy, pubblicati giovedì sera dai National Archives di Washington e disponibili all’indirizzo archives.gov. Tra i documenti in questione sono citati diversi casi inerenti l’Italia, tra cui il più rilevante è senza dubbio quello che riguarda il celebre imprenditore che sfidò le multinazionali petrolifere e che stava avendo successo nell’obiettivo di rendere l’Italia autonoma dal punto di vista energetico. Fatto che – probabilmente – gli costò la vita. La pubblicazione dei documenti era stata anticipata da un messaggio del presidente Joe Biden: «La profonda tragedia nazionale dell’assassinio del presidente Kennedy continua a risuonare nella storia americana e nella memoria dei molti americani che vissero quel giorno terribile. Pubblicare tutte le informazioni è un passaggio chiave per garantire il massimo della trasparenza del governo degli Stati Uniti», aveva asserito venerdì, anche in conformità col John F. Kennedy Assassination Records Collection Act, approvato dal Congresso nel 1992, che lo aveva ordinato nel nome della trasparenza.
Nel rapporto scritto da Simpson e inviato l’11 agosto del 1955 alla “Company” con il titolo «U.S. Embassy and Italian Petroleum Industry» emergono chiaramente le preoccupazioni degli ambienti di potere americani circa la politica indipendente che Mattei stava conducendo per affrancare l’Italia dal dominio energetico internazionale, e americano in particolare, e che avrebbe rilanciato il Paese come protagonista non solo delle dinamiche geopolitiche del Mediterraneo, ma anche internazionali. Come si era già spiegato in un approfondimento su L’indipendente dedicato al caso Mattei, infatti, la politica energetica del fondatore di ENI aveva il potenziale per rendere l’Italia una potenza sul piano globale permettendole così anche di essere meno subalterna all’egemonia d’oltreoceano. Non stupisce, dunque, che gli americani fossero profondamente infastiditi dall’intraprendente e spregiudicato imprenditore italiano. Non a caso, il rapporto segreto firmato da Simpson su Mattei comincia così: «La grande maggioranza delle compagnie petrolifere italiane, che fino al IV World Petroleum Congress si opponevano all’Eni, ora presentano un fronte unito con Enrico Mattei, nella sua opposizione allo sfruttamento dei depositi italiani da parte degli interessi americani».
Nel documento si fa riferimento, inoltre, ad un «cambiamento della tattica adottata dalle compagnie petrolifere italiane verso gli americani», in quanto le aziende USA «sono determinate ad assorbire tutta la produzione italiana e hanno già mandato rappresentanti per sondare le personalità del settore con proposte di acquisto». Il rapporto prosegue sostenendo che «l’attitudine dei circoli del settore petrolifero italiano, informati di queste presunte manovre degli USA, è ostile. […] La diffidenza è arrivata al punto che pochi giorni fa, quando l’agente di una compagnia petrolifera americana ha chiesto un appuntamento a Mattei, lui ha detto che era fuori città, partendo immediatamente per la Costiera amalfitana». Da qui ad accusare Mattei di fascismo il passo è stato breve: le cause della sua ostilità alla potenza a stelle e strisce – che in realtà non era altro che attenzione agli interessi nazionali – infatti, sarebbero state da ricondurre proprio alla sua presunta militanza fascista. «Mattei stesso era un fascista fino al 1945. Aveva iniziato a lavorare nella Resistenza dopo l’8 settembre […]. Quando era diventato chiaro che la vittoria degli Alleati era certa, Mattei aveva pagato cinque milioni di lire ad un leader partigiano della DC, per ottenere il titolo di capo partigiano della DC e il grado di generale della Resistenza nel CLN. La sua nomina era stata approvata dal generale Cadorna e dal colonnello Argenton, ora braccio destro di Mattei», si legge nel rapporto.
In realtà, la sua adesione alla Resistenza risale almeno al 1943, come si apprende dalla biografia riportata sul sito di ENI: «Il 25 luglio 1943, si unisce insieme a Marcello Boldrini, economista dell’Università Cattolica, ai gruppi partigiani attivi sulle montagne circostanti Matelica». Da notare come gli stessi americani lo avessero definito anche, nel 1957, un «pericoloso comunista», in quanto aveva preso le parti della resistenza algerina contro il colonialismo francese. Comunista o fascista, dunque, ogni etichetta è risultata valida per demonizzare colui che ha tentato di rendere l’Italia sovrana dal punto di vista energetico, rischiando di frantumare l’imperialismo americano. Per questo, nel 1961, la CIA torna ad occuparsi del capo dell’ENI in un rapporto intitolato “The Outlook for Italy”, in cui scriveva che «L’Ente nazionale italiano degli idrocarburi, guidato da Enrico Mattei, è diventato uno Stato nello Stato», aggiungendo che «il monopolio che esercita nel settore petrolifero probabilmente continuerà a provocare frizioni fra Italia e Stati Uniti», a causa degli investimenti nel mondo arabo e i crescenti scambi con l’Unione Sovietica.
Poco più di un anno dopo, il 27 ottobre 1962, Enrico Mattei sarebbe morto in un incidente aereo insieme al pilota e al giornalista inglese William McHale. I resti del velivolo furono trovati in un campo a Bascapè, in provincia di Pavia. Sulla vicenda ci furono due inchieste: la prima fu archiviata adducendo come motivazione un guasto o un errore del pilota; la seconda, grazie al pm Vincenzo Calia, giunse alla conclusione che a bordo vi era un ordigno esplosivo, ma non furono fatte ulteriori indagini, archiviando comunque la vicenda. Il magistrato che da solo cercò di fare chiarezza sulla morte di Mattei, sfidando i poteri internazionali, intervistato alcuni anni fa affermò che «Mattei si poneva come obiettivo l’autonomia energetica dell’Italia, la sua scomparsa azzerò quel progetto industriale e il nostro Paese tornò a dipendere dai grandi produttori internazionali».
[di Giorgia Audiello]
L’Italia con più di 120 basi americane nel suo territorio e nessuna base italiana nel territorio americano è il giardino militare di Washington… decidono la nostra politica…la nostra economia.. i vaccini che devono farsi i nostri figli ( accordo Lorenzin con Obama ..governo Renzi)..chi gli va’ contro lo fanno fuori…anche Moro fu’ uni di quelli..
L’Italia deve tornare essere Italia ..padrone e sovrana di se stessa..
“Fascista”,”Comunista”, sono solo le scuse che gli americani usano e hanno usato per mettercelo nel deretano come e quando hanno voluto, e noi siamo ancora qui a leccargli gli stivali! Che pena!
non ho mai sopportato gli americani, adesso ancora di più.