Si inaspriscono le tensioni diplomatiche tra Qatar e Unione Europea dopo il cosiddetto scandalo del Qatargate: in seguito alle ingenti somme di denaro ricevute da alcuni eurodeputati dalle istituzioni di Doha per millantare il miglioramento delle condizioni per i diritti umani del Paese arabo, è stata avviata una inchiesta denominata “cash for influence”, condotta dalla polizia belga, per fare chiarezza sull’accaduto. Si tratta del più grande caso di corruzione – fatto trapelare pubblicamente – della storia dell’Unione. Nel frattempo, a Strasburgo, gli eurodeputati hanno votato quasi all’unanimità un testo in cui si «chiede con urgenza che i titoli di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar siano sospesi fino a quando le indagini giudiziarie non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti». Al momento non è ancora stata presa alcuna decisione, ma gli eurodeputati hanno deciso di sospendere «tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti, l’accordo con il Qatar nel settore del trasporto aereo e le visite programmate, fino a quando le accuse non siano state confermate o respinte». La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha dichiarato che intende immediatamente chiedere alla conferenza dei presidenti circa la volontà di bandire dal Parlamento i rappresentanti del Qatar o altri funzionari governativi implicati nello scandalo.
Immediata è stata la reazione di Doha alla decisione di sospendere i fascicoli relativi al Qatar ed estromettere eventualmente i suoi rappresentanti: l’emirato arabo, infatti, ha fatto sapere che «La decisione di imporre una tale restrizione discriminatoria al Qatar, limitando il dialogo e la cooperazione prima della fine del procedimento giudiziario, avrà un effetto negativo sulla cooperazione in materia di sicurezza regionale e globale, nonché sulle discussioni in corso sulla scarsità energetica globale e sulla sicurezza». Doha ha respinto, infatti, ogni accusa, tacciando le autorità belghe di «inaccuratezza» delle informazioni. «Respingiamo fermamente le accuse che associano il nostro governo a cattiva condotta», ha affermato Doha in un comunicato. «Il Qatar non è stata l’unica parte nominata nelle indagini, eppure esclusivamente il nostro Paese è stato criticato e attaccato», prosegue la missiva, che parla di «condanna selettiva». «Le nostre nazioni hanno collaborato durante la pandemia di Covid-19 e il Qatar è un importante fornitore di Lng per il Belgio», ha sottolineato il governo qatariota.
La collaborazione delle istituzioni europee con il Paese arabo non è di certo recente: eppure, solo ora le istituzioni comunitarie paiono essersi accorte che il Qatar è uno stato controverso dal punto di vista del rispetto dei diritti umani, dopo che la monarchia del Golfo si è mossa per diventare uno dei principali fornitori di gas naturale per l’Europa. Dopo essersi parzialmente liberata dalla dipendenza russa, dunque – non senza costi enormi per l’economia europea – la Ue ripete il medesimo schema con un altro stato annoverato tra i Paesi autocratici. Tradotto, la Ue si sta smarcando da Mosca per finire però ad essere dipendente da altre nazioni con cui è in conflitto geopoliticamente e “culturalmente”, pagando così le conseguenze della mancanza di una politica energetica autonoma.
La monarchia araba ha intensificato i suoi rapporti commerciali ed energetici con i Paesi europei: L’Eni ha stretto un accordo della durata di 27 anni per aumentare le forniture di gas, tramite il North Field East che dovrebbe entrare il funzione nel 2025; mentre la Germania ha stipulato un contratto di 15 anni con Doha che prevede la fornitura di due milioni di tonnellate di gas all’anno. Tuttavia, il gas del Qatar rappresenta una piccola frazione di quello che forniva Mosca a Berlino e non arriverà prima del 2026. Anche la francese Total ha siglato un’intesa con Doha per sviluppare il più grande giacimento di gas naturale del mondo. D’altra parte, però, nell’ultimo periodo la monarchia araba ha aumentato le sue esportazioni anche verso l’Asia, stringendo così le sue relazioni diplomatiche ed economiche con le potenze emergenti come la Cina, avversarie di Washington: Pechino ha concluso un importante accordo con l’azienda QatarEnergy che fornirà quattro milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (GNL) a Sinopec per 27 anni a partire dal 2026. Si tratta della collaborazione più lunga mai stabilita in questo settore che segna anche lo spostamento dell’asse geopolitico del piccolo emirato verso i BRICS, cosa che non può non disturbare gli Stati uniti e i suoi “vassalli” europei.
L’indignazione europea verso Doha arriva, dunque, solo dopo la conclusione di importanti accordi commerciali che legano ancora una volta completamente il continente europeo a potenze straniere, vanificando e palesando l’inutilità degli sforzi fatti per emancipare l’Europa dal gas russo. Doha, infatti, ha la forza e le possibilità di ricattare energeticamente i Paesi dell’Unione, esponendo il Vecchio Continente ad un aggravamento della crisi energetica. Complici le politiche ipocrite e poco lungimiranti dell’Unione Europea, emerse con lo scandalo del Qatargate.
[di Giorgia Audiello]
Sono feccia! E lo dimostrano ogni giorno di più, ma i popoli europei che li eleggono e li sostengono non sono di certo migliori!
Il problema principale, in tutti gli Stati democratici, non sono gli elettori, bensì gli eletti. Sempre più slegati dalla realtà quotidiana della stragrande maggioranza dei cittadini.