venerdì 22 Novembre 2024

L’altro Mondiale: cronache assurde da Qatar’22 (ultima puntata)

Benvenute e benvenuti alla quarta e ultima puntata de l’altro Mondiale, tenete duro, mancano solo 3 anni e mezzo alla prossima Coppa del Mondo. Quella che si terrà nel 2026 in Messico, Canada e l’altro paese nel mezzo tra i due. La finale di Qatar 2022 si è giocata domenica 18 dicembre, tra Argentina e Francia. Bellissima partita, finita ai calci di rigore dopo il 3 a 3 dei tempi supplementari. Ha vinto l’Argentina ed è una mezza vittoria anche per l’Italia visto il legame storico tra i due paesi. Una finale che a causa di diversi parlamentari europei deve aver assunto un altro sapore, visto lo scandalo scoppiato nel frattempo. Ormai saprete che ne hanno arrestati diversi per corruzione. In pratica questi parlamentari avrebbero preso dei soldi per fare lobbying in favore del Qatar. La gran protagonista della vicenda, la greca Eva Kaili, è stata fermata con un sacco di denaro contante in una valigia. Contante guadagnato duramente col sudore… avendo avuto il coraggio di dichiarare da Vice Presidente del Parlamento Europeo come il Qatar fosse un paese paladino dei diritti dei lavoratori.

Ma torniamo al calcio giocato, l’altra finalista era la Francia, che aveva raggiunto la finale battendo il Marocco per 2 a 0. La squadra nordafricana ha di certo vinto il premio di gran sorpresa e squadra simpatia della competizione, avendo sconfitto la Spagna prima e il Portogallo poi, per arrivare alla semifinale. I festeggiamenti della comunità marocchina per le vittorie della loro nazionale avevano fatto discutere nel nostro bel paese, risultato meno simpatici ai più. Danneggiamenti a Milano e aggressioni neo-fasciste subite a Verona. Non è andata bene nemmeno all’estero dove i festeggiamenti, nelle scorse settimane, erano sfociati in veri e propri disordini. Tanto che in vista della partita Marocco – Francia, a Parigi avevano predisposto un cordone di forze dell’ordine tale che sembrava dovessero contenere la rivoluzione d’Ottobre. Un gran casino c’era anche nelle formazioni delle due squadre, 13 francesi con origini africane, 10 marocchini nati in Francia. I disordini in Francia sono riesplosi anche domenica sera, dopo la sconfitta in finale, quando sono stati riportati tafferugli e scontri in diverse città. A Buenos Aires invece erano circa un milione a festeggiare per le strade, forse di più. Io vi vedo che sorridete, non sta bene crogiolarsi delle sconfitte altrui. Bisogna cercare di essere sportivi sempre, anche con i francesi. Come il portiere argentino Emi Martinez che ha esibito in maniera sobria il premio come miglior portiere della competizione.

Parlando di sportività mi pare giusto spendere due parole anche sulle squadre che hanno lasciato la competizione ad un passo dalla possibile vittoria: Brasile e Inghilterra. La settimana scorsa agli inglesi non è andata proprio benissimo. Sconfitta con la Francia, sbagliando un rigore nei minuti finali. Londra bloccata da una nevicata, scioperi all’orizzonte e pare che il principino Harry non verrà invitato alla cena di natale nella tenuta di Sandringham. ‘Sta cosa l’ho sentita al telegiornale, per caso, e mi sto ancora chiedendo perché un tiggì italiano ci debba raccontare tali questioni. I media brasiliani invece si sono concentrati sulle cose serie, dando spazio all’ipotesi che la sconfitta della Seleção sarebbe derivata dalla maledizione del gatto. Un tizio dello staff della nazionale brasiliana, durante una conferenza stampa, ha gettato per terra un gatto che si era appisolato sul tavolo davanti ai microfoni. Il gatto sta bene, non si è fatto niente ed è diventato un star. Alcune associazioni animaliste però hanno fatto causa alla Federazione Calcio Brasiliana chiedendo scuse pubbliche, proponendo un corso di diritto animale per tutti i dipendenti della federazione e una multa di 180.000 euro.

Ci mancava che chiedessero la pena di morte. La stessa che in Iran stanno subendo parecchi giovani, gli ultimi sono due ragazzi arrestati durante le proteste che infiammano il Paese. Le esecuzioni hanno suscitato indignazione in tutto il mondo occidentale. Giustamente. La pena di morte in Italia è stata abolita nel 1889, reintrodotta durante il fascismo e abolita definitivamente nel 1947. Però ci sta ricordare che la pena capitale esiste ancora in 144 paesi del mondo, alcuni dei quali sono alleati o partner anche della nostra Repubblica. Tuttavia, quando le portano a termine loro, si sta zitti. Negli Stati Uniti ne sono state eseguite 17 nel 2022, altre 65 sono in programma e ci sono 2.436 persone in attesa nei “bracci della morte” delle varie carceri americane. Per questi quante volte avete sentito indignarsi un politico nostrano?

Ma basta parlare di cose brutte che ormai è Natale, cerchiamo di essere positivi. Positivi come il tal Panzeri anche lui parlamentare europeo indagato per corruzione. La foto sopra, diffusa dalla polizia belga, immortala il denaro sequestrato a casa sua e della vicepresidente Kaili. “Italiani e greci, stessa faccia stessa razza”, espressione, ancora usata e dall’origine incerta, che rimanda a una comunanza di valori e di atteggiamenti tra i due popoli che va al di là delle contingenze storiche. Tra la Kaili e Panzeri evidentemente la comunanza era più di valore che di valori. Dato che i valori e diritti che avrebbero dovuto difendere come rappresentanti della sinistra europea a quanto pare stavano in vendita al migliore offerente. Per fortuna qualcuno che difende i valori ancora c’è, ha una certa età e non è di sinistra, ma sulle battaglie importanti non si è mai tirato indietro. Durante la cena di natale della sua nuova squadra di calcio non ha infatti esitato a difendere il suo Diritto all’Eleganza.

Il diritto all’eleganza evidentemente stava molto a cuore anche ai reali del Qatar, prima della premiazione l’emiro Al Thani ha fatto indossare a Messi un grembiulino nero stile Harry Potter.

La mantellina si chiama Bisht, ed è un abito tradizionale dei paesi del Golfo Persico che caratterizza gli uomini di un certo rango. Sarebbe stato meglio vedere Messi indossare una tuta blu da operaio, ma sappiamo bene quale era il loro “rango” in Qatar. Per fortuna il mondiale è finito, da domani nessuno si ricorderà più della condizione dei lavoratori, che in Qatar potranno continuare a trattare come degli schiavi senza i giornalisti stranieri a rompere le scatole. Che poi non è che lo abbiano fatto molto nemmeno da inviati per l’evento.

[di Enrico Phelipon]

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