giovedì 21 Novembre 2024

Rapporto ecomafie: i reati ambientali in Italia sono una vera emergenza

Le mafie possiedono lo scettro indiscusso dei reati contro l’ambiente, in una triangolazione che vede intrecciarsi in maniera sempre più profonda criminalità organizzata, ambientale ed economia. Lo testimoniano i dati emersi dal nuovo report Ecomafia 2022, stilato da Legambiente con il supporto di Novamont, riferito all’anno precedente. Nel corso del 2021 sono stati accertati ben 30.590 reati contro l’ambiente, con una media che sfiora gli 84 reati al giorno, 3 e mezzo circa ogni ora. Rispetto al 2020, anno in cui si è verificato lo scoppio della pandemia e che è stato caratterizzato da lockdown e chiusure, si registra una leggera diminuzione dei reati accertati (-12,3%), mentre si alza il numero degli arresti (+11,9%), in tutto 368. Gli illeciti amministrativi contestati sono ben 59.268, con una media di 162 al giorno e 6,7 ogni ora. Si stima che gli ecomafiosi, nel 2021, abbiano fatturato la spaventosa cifra di circa 9 miliardi di Euro.

“Piattaforma” d’eccellenza per la consumazione di quest’ondata di reati ambientali resta lo strumento della corruzione, protagonista di 115 inchieste nel periodo compreso tra il 16 settembre 2021 e il 31 luglio 2022. 199 i sequestri, 664 le persone sottoposte agli arresti e 709 quelle denunciate. Sono inoltre stati sciolti per infiltrazioni mafiose ben 14 comuni italiani nel 2021 e 7 nel 2022, a cui devono sommarsi anche Anzio e Nettuno, entrambi in provincia di Roma, entrati nella lista a fine novembre.

Per quanto concerne la “classifica” delle filiere illegali, si aggiudica il primo posto il ciclo illegale del cemento, con 9.490 reati (il 31% del totale). Secondo posto per il ciclo illegale dei rifiuti, che conta 8.473 reati e detiene il record di arresti, 287 (con un incremento del 25,9% rispetto al 2020) e di sequestri, 3.745 (+15%). Sul gradino più basso del podio, i reati accertati contro la fauna, in tutto 6.215. A registrare un’incredibile impennata rispetto al 2020, con un +27,2%, sono poi i reati contro il patrimonio boschivo: 5.385 tra incendi colposi, dolosi e generici. Molti anche i reati contro il patrimonio culturale, nel cui computo risultano in forte aumento i furti di opere d’arte, che raggiungono quota 603 (+20,4%). I rifiuti sequestrati nel 2021 superano, in totale, addirittura i 2,3 milioni di tonnellate.

Ad essere colpite in maniera più penetrante dai reati di ecocriminalità e corruzione sono, come negli anni precedenti, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, nei cui territori si registrano il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle indagini per corruzione ambientale. Se posiamo lo sguardo sul Nord Italia, la Lombardia – terra di “conquista” ormai da decenni delle organizzazioni mafiose, tra cui spicca per capacità adattiva e mole di affari la ‘ndrangheta – si conferma quella in cui si rileva il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati e 33 arresti). Sul piano provinciale, nel 2021 Roma si prende il primo posto con 1.196 illeciti ambientali; Napoli, che ne conta 1.058, perde la posizione di vertice e viene superata anche da Cosenza, in cui se ne sono registrati 1.096.

In tutto, le forze dell’ordine hanno applicato per 878 volte i delitti contro l’ambiente, con 292 beni posti sotto sequestro per oltre 227 milioni di Euro. Il reato di inquinamento ambientale è quello in assoluto più contestato (445 i procedimenti penali), ma il maggior numero di custodie cautelari (497 provvedimenti) è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti.

Il campanello d’allarme rispetto al fenomeno delle Ecomafie risuona ormai da molti anni. L’Italia, nel 2015, ha introdotto una legge contro gli Ecoreati, mentre lo scorso febbraio ha inserito tra i principi fondamentali della Carta Costituzionale la tutela ambientale. Eppure, nella difesa “sostanziale” dell’ambiente, c’è ancora tanto da fare. A questo proposito, Legambiente ha presentato nel suo rapporto 10 proposte di modifica normativa, tra cui spiccano l’approvazione della costituzione della Commissione parlamentare Ecomafia anche in questa legislatura, l’inserimento dei delitti contro l’ambiente previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e del delitto di incendio boschivo (423 bis) tra quelli per cui la Legge Cartabia non fa scattare la “tagliola” dell’improcedibilità, l’approvazione del ddl contro le agromafie, l’introduzione nel Codice Penale dei delitti contro gli animali e l’emanazione dei decreti attuativi della legge 132/2016, in cui è stato istituito il Sistema Nazionale per la protezione dell’ambiente

[di Stefano Baudino]

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1 commento

  1. Onestamente il mondo dei rifiuti è diventato talmente complesso e pieno di incombenze, permessi, autorizzazioni, certificati, procedure che comportano costi esorbitanti. La criminalità organizzata in questo campo è una manna dal cielo checché ne dicano gli ecologisti o le forze dell’ordine. Fanno comodo a tutti soprattutto alle grandi aziende che producono rifiuti insmaltibili.

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