Sfruttando la crisi sociale e politica a seguito della destituzione del presidente del Perù Pedro Castillo, i legislatori del Congresso del Paese stanno cercando di far approvare un progetto di legge che priverebbe di protezione gli indigeni incontattati e smantellerebbe le riserve già esistenti create appositamente per loro. Il disegno di legge propone di modificare una misura del 2006 che tutela tutte quelle popolazioni autoctone che vivono con pochi o nessun contatto con il mondo esterno, dette “in isolamento” e “contatto iniziale”, per fermare la creazione di nuove riserve ed eliminare le sette già presenti nell’Amazzonia peruviana. Una di queste, la Riserva Napo Tigre, era stata riconosciuta solo lo scorso luglio dopo più di 19 anni di lotte. La proposta è stata avanzata da un legislatore del partito conservatore Fuerza Popular, Jorge Morante, e non tiene in considerazione i numerosi documenti che provano l’esistenza di fino a 25 gruppi isolati nella foresta amazzonica del Paese, seconda per dimensioni solo a quella del Brasile.
La mossa arriva in un momento di totale caos. Nelle ultime settimane il Perù è stato attraversato da un’ondata di proteste esplose a seguito della destituzione del presidente Pedro Castillo, al momento detenuto in carcere con l’accusa di ribellione e cospirazione. Dopo il voto di impeachment la sua ormai ex vice, Dina Boularte, è salita in carica come nuovo presidente. Repentina è stata la reazione della popolazione, che è scesa in piazza per chiedere elezioni anticipate immediate insieme al rilascio di Castillo. In numerose città delle regioni andine, dove Castillo gode del maggior supporto, ci sono stati scontri tra polizia e civili che hanno portato finora a 26 vittime, due delle quali minorenni.
“In 30 anni di lavoro per la protezione dei popoli indigeni isolati, non ho mai visto un progetto di legge così pericoloso“, ha dichiarato Beatriz Huertas, un’antropologa che lavora con Orpio, la federazione indigena della più grande regione amazzonica del Perù, Loreto. Aidesep, un’altra federazione indigena, ha dichiarato che l’approvazione della legge “causerebbe un genocidio“, sottolineando che gli abitanti delle zone interessate sono “altamente vulnerabili e minacciati dalle crescenti pressioni sui loro territori” dovute a progetti infrastrutturali, disboscamento, estrazione petrolifera e mineraria illegale e traffico di droga. Inoltre, le popolazioni isolate hanno poca o nessuna immunità alle malattie comuni come l’influenza o il raffreddore.
Appoggiato da sei legislatori di Fuerza Popular, il disegno di legge intende trasferire il potere di istituire riserve per i “popoli isolati” dal Ministero della Cultura del Perù ai governi regionali dell’Amazzonia. La proposta è sostenuta dal Coordinamento per lo Sviluppo Sostenibile di Loreto (CDSL), un gruppo di potenti uomini d’affari della regione settentrionale del Perù Loreto che hanno finanziato una campagna per negare l’esistenza dei “popoli isolati”. Tramite l’uso della televisione locale, dei social media e degli eventi pubblici il comitato sostiene che le riserve indigene sono una finzione e un ostacolo allo sviluppo della vasta regione di Loreto. “Dal CDSL crediamo che la connessione aprirà la strada allo sviluppo -si legge in un post della pagina ufficiale del Coordinamento- che le strade democratizzeranno il modo di comunicare con i popoli amazzonici, e che in nessun modo si può pensare che la costruzione di una strada sia separata dalla conservazione dell’ambiente, che pure chiediamo, tutto ciò che dicono le ONG sono solo leggende per impedirci di essere competitivi, questa motivazione a rimanere ignoranti e poveri viene dai Paesi sviluppati che finanziano le ONG estremiste”.
Julia Urrunaga, direttrice dell’Agenzia per le indagini ambientali in Perù, si è detta molto preoccupata per la legge. “In un mondo in cui ogni giorno abbiamo sempre più prove del ruolo delle popolazioni indigene nella protezione delle ultime foreste naturali rimaste al mondo- ha commentato- è un suicidio tentare di eliminare le protezioni per le popolazioni indigene e le loro foreste”.
[di Sara Tonini]