I cosiddetti Twitter Files, i documenti interni riservati del social network di San Francisco, stanno spiegando molto sui meccanismi di censura adoperati nelle reti sociali all’interno dei sistemi democratici, tratteggiando meccanismi grossolani di cancellazione o riduzione della portata di contenuti che non violano alcuna legge, ma sono semplicemente ritenuti troppo disallineati rispetto alla narrazione ufficiale. Una censura che si fa tanto più puntuale e stringente quando l’utente – anche nel caso sia un politico o uno stimato ricercatore – esprime la sua opinione rispetto ad alcuni temi caldi, tra cui le restrizioni pandemiche e la campagna vaccinale. I documenti rilasciati per volontà del nuovo proprietario di Twitter, Elon Musk, rivelano infatti un sistema che viola apertamente ogni norma sulla libertà di opinione con il pretesto della tutela della verità.
A fine novembre Musk aveva annunciato che «i Twitter Files sulla soppressione della libertà di espressione saranno presto pubblicati. Il pubblico merita di sapere cosa è realmente accaduto…». Successivamente il fondatore di Tesla e Space X ha licenziato il vice consigliere legale generale di Twitter, James Baker, accusato di aver cercato di manipolare la documentazione da fornire a Matt Taibbi e Bari Weiss, i giornalisti ai quali sono stati forniti i documenti per la divulgazione. Baker, inoltre, poiché precedentemente aveva svolto l’incarico di consigliere generale per l’FBI, era addentro alla vicenda dello scandalo che vede coinvolto il figlio del presidente degli Stati Uniti, Hunter Biden.
Sono diversi gli ambiti su cui l’ex dirigenza di Twitter è intervenuta per mezzo della censura e riguardano i temi più importanti della politica americana e internazionale, nonché quelli di salute pubblica. Al momento i filoni emersi sono sei, ma potrebbero essercene altri: la censura della vicenda di Hunter Biden, in seguito al ritrovamento del laptop dimenticato in un negozio di riparazioni, e il relativo blocco temporaneo all’account del New York Post – giornale che per primo ha svelato al mondo i contenuti del portatile del figlio dell’attuale presidente americano; l’uso del cosiddetto “filtro di visibilità”, strumento digitale che permette di aumentare o ridurre discrezionalmente la visibilità dei tweet degli utenti; la collaborazione con l’FBI che chiedeva di sospendere alcuni account accusati di interferenza con le elezioni presidenziali americane; il tentativo di orientare l’opinione pubblica sull’attacco a Capitol Hill, i disordini verificatisi a Washington il 6 gennaio 2021 a causa di una presunta frangia di estremisti repubblicani e la relativa sospensione dell’account dell’ex presidente americano Donald Trump; la questione della collaborazione del social network con il Pentagono per promuovere la politica estera e militare statunitense in Medioriente attraverso “campagne di informazione” mirate; e, infine, la pubblicazione – avvenuta il 26 dicembre – dei documenti relativi alla gestione delle informazioni durante la pandemia di Covid-19, da cui emerge il silenziamento delle tesi di scienziati e medici non allineati alle direttive epidemiologiche globali.
I documenti in questione attestano come Twitter abbia intenzionalmente influenzato il dibattito sul Covid, truccandolo e manipolandolo secondo le direttive della Casa Bianca e dell’FBI e censurando al contempo non tanto la “disinformazione”, bensì contenuti comparsi su autorevoli riviste scientifiche o espressi da medici o scienziati affermati perché non si conformavano ai piani vaccinali o alle strategie di contenimento del virus promosse dal potere dominante, collegato alla finanza e alle case farmaceutiche. Il giornalista David Zweig, che ha potuto visionare i documenti dopo essersi recato presso la sede di Twitter, inviato da The free press, ha scritto che «Twitter ha agito come una sorta di filiale dell’FBI» e che «i dirigenti dell’azienda hanno riscritto al volo le politiche della piattaforma per far fronte a pregiudizi e pressioni politiche». Dopo essersi recato alla sede di San Francisco, il giornalista ha fatto sapere che «Le e-mail interne che ho visto su Twitter hanno mostrato che entrambe le amministrazioni Trump e Biden hanno sollecitato direttamente i dirigenti di Twitter a moderare i contenuti della piattaforma secondo i loro desideri». Con riferimento all’amministrazione Biden, invece, ha scritto nero su bianco che «la sua agenda per il popolo americano può essere riassunta così: abbi molta paura del Covid e fai esattamente quello che ti diciamo per stare al sicuro».
Zweig spiega come la dirigenza della piattaforma abbia preso di mira un giornalista, Alex Berenson, scettico sui vaccini a mRNA e seguito da centinaia di migliaia di utenti. Su pressione del governo americano, Twitter ha bloccato e poi sospeso definitivamente Berenson dalla piattaforma. Dopo aver fatto causa al social network, Berenson è stato reintegrato, ma Twitter è stata obbligata a fornire alcune “comunicazioni interne”, da cui è emerso che la Casa Bianca «aveva incontrato direttamente i dipendenti di Twitter e li aveva spinti ad agire su Berenson». Zweig prosegue poi riportando che «Sono stati presi di mira anche molti professionisti della medicina e della sanità pubblica che hanno espresso punti di vista o addirittura citato risultati di riviste accademiche accreditate in conflitto con le posizioni ufficiali. Di conseguenza, sono scomparse scoperte legittime e domande sulle nostre politiche Covid e sulle loro conseguenze».
I Twitter Files sono, dunque, il segno più concreto di come forme di censura vengano applicate anche nei sistemi considerati democratici, semplicemente in modo diverso – in quanto occulto – rispetto ai “regimi autoritari”. Hanno mostrato altresì l’importanza dei social network, e della comunicazione in generale, nel modellare il pensiero e le percezioni delle masse, motivo per cui tutto il sistema mediatico può essere considerato un vero e proprio strumento di potere e non un mero mezzo “neutro” di comunicazione. Il tutto accade nel Paese che a parole eleva la libertà di espressione a proprio valore fondante, ma che in realtà utilizza svariate tecniche di manipolazione per imporre la propria ideologia: tra queste l’orientamento dell’opinione pubblica tramite tecniche di campionamento digitale dei dati di centinaia di milioni di utenti, come emerso dai documenti pubblicati. In questo, Twitter non rappresenta certamente un caso isolato: nell’attività di ingegneria sociale che plasma il pensiero di milioni di persone nelle democrazie capitalistiche, anche Microsoft, Google e Meta svolgono un ruolo di primo piano.
[di Giorgia Audiello]
Capitalismo della sorveglianza in tutto il suo splendore…
Democrazia 2.0
Si che esiste, ma è un’illusione…
Ripetete con me: “la democrazia non esiste!”