Le sanzioni alla Russia, le speculazioni sulla borsa del gas e i rincari seguiti alla guerra in Ucraina sono già costati alle casse italiane 76 miliardi di euro solo per contenere l’impatto del caro energia su famiglie e imprese. È questo l’ammontare raggiunto dopo la finanziaria da 35 miliardi del governo Meloni, 21 dei quali destinati proprio a mitigare i rincari energetici. Stanziamento che si va a sommare ai 46 miliardi messi in campo dal governo Draghi in tre diversi decreti aiuti e ai 9,1 miliardi stanziati a novembre nel primo decreto aiuti del governo Meloni. Si tratta oltretutto di una stima per difetto, in quanto non considera i costi in termini di perdita della produttività delle imprese, di erosione dell’economia reale e del potere d’acquisto delle famiglie.
Con la diplomazia ormai “posata in un angolo e poi dimenticata” e una tregua tra Ucraina e Russia lontana, si fatica a ritornare a quella normalità tanto invocata dopo le ondate di coronavirus. Un’emergenza di fronte alla quale l’Italia si è impegnata a limitare la propria sovranità sottoscrivendo un accordo con l’Unione Europea: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 209 miliardi di euro, spalmati nel corso di sei anni, in cambio di 528 vincoli da rispettare, pena il congelamento dei fondi. Di recente, il governo Meloni ha annunciato il raggiungimento dei 55 vincoli preventivati per il 2022, clausola fondamentale per sbloccare la terza rata da 21 miliardi di euro. La stessa cifra è stata destinata dall’esecutivo alla mitigazione del caro energia nell’ultima manovra finanziaria e rappresenta quasi un quarto delle risorse italiane spese per mitigare l’impatto economico della guerra in Ucraina.
[di Salvatore Toscano]