martedì 5 Novembre 2024

La sterilizzazione forzata è una pratica ancora diffusa in Europa

In Europa la sterilizzazione forzata è una pratica tutt’altro che abbandonata: questa la denuncia presentata dal report Sterilizzazione forzata delle persone con disabilità nell’Unione europea, redatto dal Forum europeo sulla disabilità (EDF). Pur trattandosi di una pratica lesiva dei diritti umani e vietata da diverse convenzioni internazionali, tra le quali la Convenzione di Istanbul e lo Statuto di Roma, numerosi tra i Paesi membri (inclusa l’Italia) ne prevedono ancora il ricorso, in particolare ai danni di persone con disabilità o appartenenti alla comunità Rom o ai soggetti intersessuali.

Con sterilizzazione forzata si intende il procedimento eseguito senza conoscenza libera, preventiva e informata del soggetto sul quale verrà praticata. La pratica diventa coercitiva quando la persona è costretta ad accettarla a seguito delle pressioni avanzate dalla propria famiglia o dei medici, o se ad imporla sono la legislazione o determinate politiche – in alcuni Stati europei, come Francia e Belgio, può costituire requisito per l’accesso agli istituti residenziali.

Ad agosto dello scorso anno erano 9 gli Stati dell’Unione ad aver messo al bando per legge la sterilizzazione forzata, nello specifico Belgio, Francia, Lussemburgo (dove in tutti e tre costituisce crimine di guerra), Malta, Polonia, Romania (il quale ha classificato la sterilizzazione forzata come crimine di guerra e contro l’umanità, oltre che come forma di violenza di genere), Slovacchia, Spagna e Svezia. Nonostante ciò, nella legislazione di alcuni di questi Stati sono previste alcune eccezioni, come quelle citate sopra riguardanti l’ingresso nelle strutture residenziali. Ciò significa che i genitori (o i tutori) dei soggetti possono essere spinti ad autorizzare la sterilizzazione della figlia, se non sono previste alternative. Tuttavia, specifica il rapporto di EDF, Francia e Belgio hanno recentemente cambiato la propria legislazione e non è chiaro se tali eccezioni siano ancora previste.

Altri 14 Stati membri, invece, consentono ancora alcune forme di sterilizzazione forzata all’interno della propria legislazione: si tratta di Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Slovacchia e Ungheria. Qui un tutore o un rappresentante legale può autorizzare l’esecuzione della pratica su di una persona con disabilità per suo conto. In Repubblica Ceca, Ungheria e Portogallo è possibile eseguire sterilizzazioni forzate anche sui minori.

In Italia la sterilizzazione forzata delle persone con disabilità è vietata, ma possono essere fatte delle eccezioni nel caso, per esempio, di misure urgenti o “terapeutiche” – non potendo costituire così la pratica reato a sé. Tuttavia, nel nostro ordinamento la procedura può costituire circostanza aggravante ai sensi dell’art. 583 c.p. D’altronde, la maggior parte degli Stati europei non prevede una specifica fattispecie di reato per la sterilizzazione forzata ma lascia che rientri sotto altre voci, quali lesioni fisiche, aggressione, percosse, coercizione, violenza o crimini internazionali, tra i quali quelli di guerra e contro l’umanità. All’interno degli Stati in cui è previsto esplicitamente come reato, inoltre, le pene possono essere molto diverse, andando dalla reclusione fino a 10 anni a Malta al pagamento di un’ammenda e massimo sei mesi di carcere in Svezia.

Pur essendo talvolta esplicitamente prevista dallo Stato o da un tribunale, la pratica è considerata ancora un tabù, motivo per il quale, denuncia EDF, i dati disponibili al riguardo sono inesistenti o obsoleti – configurando così anche una certa mancanza di trasparenza da parte degli Stati. Tra i (pochissimi) dati recenti disponibili, vi è quello riguardante la Germania, dove nel 2017 è stato sterilizzato il 17% di tutte le donne con disabilità, rispetto al 2% delle donne a livello nazionale. Nel 2016 inoltre, su 31 richieste di approvazione di sterilizzazione forzata su persone con disabilità presentate da un tutore legale, ne sono state approvate ben 23. Nello stesso anno in Spagna sono state eseguite 140 sterilizzazioni su persone con stabilità, mentre sono circa un migliaio le persone disabili sottoposte a sterilizzazione negli ultimi dieci anni.

Tra le motivazioni principali per avanzare la richiesta da parte di tutori o simili, ad essere spesso citati sono il “miglior interesse della persona”, i motivi medici, il voler “proteggere la persona dagli abusi sessuali”, l’alleggerimento dal peso della contraccezione e la persistenze convinzione – “paternalistica, infantilizzante e patriarcale” – secondo la quale una persona con disabilità non sarebbe in grado di prendersi cura di un bambino. Si tratta, evidentemente, di motivazioni non adeguate per giustificare una mutilazione del genere, dal momento che l’impossibilità di avere gravidanze non protegge certo le donne dal subire abusi sessuali. La legittimazione del procedimento risiede evidentemente tutta nella limitata capacità giuridica delle persone che vi sono sottoposte, in genere affette da disabilità intellettive e/o psicosociali. E se è difficile reperire dati certi sui numeri riguardanti la pratica, altrettanto vale per l’applicazione delle misure di “salvaguardia” dei soggetti, quali l’esame del consenso o della volontà delle persone interessate – tra i casi denunciati da EDF, vi è anche quello di una donna sorda sottoposta inconsapevolmente a sterilizzazione in età adulta, che lo scoprì solamente successivamente in quanto non riusciva a rimanere incinta.

Così, l’Europa dei diritti si rivela in realtà scrigno di pratiche che sembrano avere più a che fare con l’eugenetica che non con l’effettiva tutela dei soggetti fragili. E se già con lo scandalo del Qatargate era evidente – se mai ci fosse bisogno di ulteriori conferme – come la formula “diritti umani” non sia nulla di più che un mero esercizio di retorica politica, il persistere di questi fenomeni non fa altro che gettare ulteriori ombre sull’effettivo peso dei diritti fondamentali di ogni individuo nella democratica Unione Europea.

[di Valeria Casolaro]

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1 commento

  1. Anche se non specificato nell’articolo (si parla genericamente di “persone sottoposte a…”), dagli esempi citati sembra che la sterilizzazione forzata riguardi solo femmine.
    È così ?
    Nell’affermativa, mi chiedo se questa discriminazione sia già esplicita nei testi che regolano (o regolavano) le eccezioni al divieto ?
    Oppure è che tutori o famiglie di origine non chiedono/accettano la sterilizzazione di un maschio per farlo entrare in residenza ?
    Sarebbe interessante un approfondimento di questo aspetto.

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