Dopo anni di discussioni e preoccupazioni ambientali, il buco dell’ozono dovrebbe presto chiudersi. Almeno secondo le Nazioni Unite, a parere delle quali entro il 2040 potrebbe sparire completamente nella maggior parte del mondo. Merito delle strategie adottate dai Paesi negli ultimi decenni dopo l’adozione del Protocollo di Montreal del 1987, tra cui la diminuzione dell’utilizzo di sostanze chimiche dannose come i clorofluorocarburi, solitamente contenuti in bombolette spray, sistemi di refrigerazione e condizionatori. La massima estensione raggiunta negli anni dal buco dell’ozono si è registrata a settembre del 2020, quando la sua superficie ha toccato i 28,4 milioni di km², un’area equivalente a quasi sette volte il territorio dell’UE. Da quel momento in poi, le sue dimensioni si sono tendenzialmente ridotte.
Il buco era stato scoperto dagli scienziati nel 1985, due anni prima del protocollo: dopo la sua adozione lo strato di ozono è migliorato costantemente e il 99% delle sostanze chimiche responsabili del suo assottigliamento sono state gradualmente eliminate. La chiusura del buco dell’ozono ha avuto e sta avendo per questo motivo un effetto a catena positivo sul riscaldamento globale, principalmente perché alcune delle sostanze chimiche dannose eliminate sono considerate gas serra piuttosto nocivi.
Per l’ONU, se le attuali politiche continuano ad essere mantenute, lo strato di ozono tornerà ai valori del 1980, praticamente prima che comparisse il buco. In ogni caso, se per la maggior parte della Terra questo accadrà nei prossimi due decenni, l’Antartide dovrà aspettare il 2066: qui il danno è stato piuttosto grave, il peggiore. Per l’Artico invece è previsto che il ripristino accada attorno al 2045.
Ma perché negli anni il buco dell’ozono ci ha fatto preoccupare? Il motivo principale è la sua composizione e funzione. Lo strato di ozono (o scudo di ozono) è una “regione” sottile della stratosfera terrestre, situato tra i 15 km e 30 km sopra la Terra, che assorbe la maggior parte della radiazione ultravioletta del Sole. Se questa si assottiglia o si fora, le radiazioni fino a quel momento bloccate sono libere di raggiungere la superficie terrestre, causando numerosi danni. I raggi ultravioletti, infatti, possono danneggiare il DNA e causare scottature solari, aumentando il rischio, dopo ripetute e lunghe esposizioni, di ammalarsi di cancro della pelle.
Nonostante per Meg Seki, segretaria esecutiva del Segretariato per l’ozono delle Nazioni Unite, il fatto che il recupero dell’ozono sia sulla buona strada «è una notizia fantastica», non bisogna assolutamente abbassare la guardia. Gli esperti dicono che il progresso, continuo fino ad ora, potrebbe rapidamente invertire la rotta se ostacolato da scelte sbagliate.
[di Gloria Ferrari]
E’ una buona notizia, che significa abbassare la guarda sui danni ambientali, perchè non è così.
Il buco nell’ozono e’ solo parte del problema del riscaldamento globale: e forse e’ l’unica parte realmente dimostrata dipendere dalle attivita’ antropiche. Per il resto la civilta’ e il pianeta hanno conosciuto altre fasi di riscaldamento globale, in epoche in cui ci si muoveva solo coi cavalli…ma e’ proprio vero che e’ la nostra civilta’ a causare il riscaldamento globale, oppure e’ solo business ecologista? Fior fiore di studiosi, ovviamente silenziati, mette in discussione le responsabilita’ della nostra civilta’ industriale…
Pensare che l’uomo influisca oltre una minima misura sui cambiamenti climatici e solo indice della sua megalomania!
Toh, torna il buco dell’ozono, ma scusate c’è ancora qualcuno che crede che mettere al bando le bombolette spray ha riempito il buco dell’ozono?
Va bene riportare la notizia ma un minimo di spirito critico me lo aspetterei…..
Dato che non c’è alcun cambiamento climatico, e ci sono centinaia di scienziati pronti a confermarlo su dati reali, e mai ascoltati, questo articolo dell’onu sembra propagandare che se seguiamo le loro regolette ecobio, salveremo la terra. Questo non vuol dire che si debba inquinare.
Concordo