In Germania da qualche giorno sono in atto le operazioni poliziesche di sgombero degli ambientalisti dal villaggio di Lützerath, nella regione Nord Reno-Westfalia. Il villaggio si trova infatti alle porte della miniera Garzweiler, ricca di lignite – un carbone fossile altamente inquinante – di proprietà del colosso energetico RWE, il quale ha deciso di abbattere il villaggio per ampliare la miniera ed arrivare ad estrarre 280 milioni di tonnellate di lignite entro il 2030. Il villaggio è stato abbandonato dai residenti nel 2022, tuttavia all’interno delle abitazioni resistono ancora gruppi di ambientalisti, che chiedono l’interruzione immediata degli scavi.
Per gli ex abitanti di Lützerath, un centinaio di persone circa, è stato costruito un nuovo villaggio, Immerath, distante meno di una decina di km. Ciò non è bastato a placare la rabbia degli ambientalisti, rivolta in modo particolare alla coalizione dei Verdi al governo (Grünen): le accuse sono di aver collaborato con il capo di RWE Markus Krebber e aver «suggellato la demolizione di un altro villaggio nella miniera a cielo aperto di Garzweiler». Attualmente la miniera ha un’estensione di oltre 35 km quadrati e produce 25 milioni di tonnellate di lignite ogni anno. Nonostante «i Verdi e RWE abbiano annunciato all’unanimità che l’eliminazione graduale del carbone nella Renania sarebbe stata anticipata al 2030», la decisione di ampliare una miniera di carbone non rende verosimile tale obiettivo, comportando il fatto che «la Germania non raggiungerà i suoi obiettivi di settore né perseguirà una politica compatibile con il limite di 1,5 gradi». Secondo quanto riferito dagli attivisti di Fridays For Future a Radio Onda d’Urto, tra i principali finanziatori del progetto vi sarebbe anche l’italiana Intesa San Paolo.
🇩🇪 La polizia tedesca sgombera con la forza gli abitanti del villaggio di Lutzerath per poter ampliare l’espansione della miniera di carbone locale. pic.twitter.com/QRTUaEstnz
— Luigi Basemi 🎖 (@LBasemi) January 12, 2023
I residenti del villaggio, di proprietà anch’esso di RWE, se ne sono andati già da un anno. La battaglia contro la multinazionale viene infatti combattuta da tempo, ma è stata trasformata dalla guerra in Ucraina in un simbolo della necessità di una transizione energetica in un Paese in passato dipendente dalle forniture di gas russo. Dal 10 gennaio la polizia presidia l’area mettendo in atto diversi tentativi di sgombero, ma fino ad ora gli ambientalisti non accennano a volersi arrendere, insistendo a costruire barricate, organizzare blocchi stradali e ad arrampicarsi sugli alberi nonostante le cariche, il lancio di gas lacrimogeni e l’arrivo delle ruspe. A tratti, alle cariche della polizia gli attivisti hanno risposto con il lancio di fuochi d’artificio e pietre, arrivando ad innescare una piccola guerriglia. Sabato 14 gennaio è inoltre prevista una grande manifestazione di protesta, alla quale sarà presente anche Greta Thunberg insieme a vari gruppi di attivisti del settore.
[di Valeria Casolaro]
Io direi che bisogna ritornare ad acquistare il gas russo. molto conveniente e piu pulito del carbone.
Bisogna investire in manganelli. Sembra che siano sempre più apprezzati.