giovedì 21 Novembre 2024

L’altra faccia della pandemia: i super ricchi continuano ad ingrassare senza sosta

Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. È questo il quadro emerso dall’ultimo rapporto redatto e pubblicato da Oxfam non a caso a ridosso dell’apertura del World Economic Forum, uno dei circoli economici internazionali più importanti e influenti a cui partecipano abitualmente capi di Stato e di governo insieme all’élite economico-industriale, bancaria e finanziaria di tutto il mondo. Secondo i dati raccolti dalla Organizzazione non governativa, a causa delle molteplici crisi che il mondo sta vivendo – dalla pandemia all’approvvigionamento energetico, dall’inflazione alla recessione – il divario socio-economico si è talmente inasprito da creare una vera e propria esplosione di disuguaglianza. “Per la prima volta in 25 anni, la ricchezza estrema e la povertà estrema sono aumentate drasticamente e contemporaneamente”, si legge nel report. Nel concreto, tra il 2020 e il 2021, gli anni di piena pandemia, è successo che l’1% più ricco della popolazione mondiale ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26.000 miliardi di dollari, accaparrandosi cioè il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale. Praticamente quasi il doppio (37%) di quanto invece è toccato al 99% più povero della popolazione mondiale.

“Dal 2020 ad oggi, un miliardario ha aumentato, in media, il proprio patrimonio di circa 1,7 milioni di dollari per ogni dollaro di incremento patrimoniale di una persona collocata nel 90% meno abbiente”, nonostante il tracollo della maggior parte dei mercati. Un “ostacolo” che non ha impedito alle fortune di tutti i miliardari messi insieme di aumentare in media al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno (media degli ultimi tre anni), mentre quasi 2 miliardi di lavoratori subiscono giornalmente il peso dell’inflazione e 1 persona su 10 soffre la fame. Motivo per cui la Banca Mondiale ha definito tale periodo come “il peggiore in termini di aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra”, le cui condizioni saranno acuite dai tagli alla spesa pubblica che tre quarti dei governi del mondo stanno pianificando per il prossimo quinquennio.

Si tratta in realtà di un fenomeno che non ci è del tutto sconosciuto. Andando più indietro nel tempo ci accorgiamo che negli ultimi 10 anni i miliardari hanno già raddoppiato la propria ricchezza, registrando un incremento del valore delle proprie fortune superiore di quasi sei volte a quello attribuito, su scala globale, al 50% più povero della popolazione. In altre parole, “per ogni 100 dollari di incremento della ricchezza netta, 54 sono andati all’1% più ricco e solo 0,70 dollari al 50% più povero”.

Secondo la lista stilata annualmente da Forbes, alla fine del 2021, il patrimonio netto dei 10 miliardari più ricchi è cresciuto del +119%, per un valore totale di 1.500 miliardi di dollari: 6 volte la ricchezza netta del 40% della popolazione adulta più povera. Jeff Bezos, ad esempio, nei primi 21 mesi della pandemia ha incassato +81,5 miliardi di dollari, cioè quanto costerebbe vaccinare (due dosi+booster) tutti i cittadini del mondo (stima basata sul costo di produzione per dose fissato da Pfizer).

Complessivamente, tra il 2020 e il 2021 i miliardari sono cresciuti di 565 unità: praticamente uno nuovo ogni 26 ore. Invece, nello stesso periodo il numero di poveri (persone che vivono con meno di 5,50 dollari al giorno) è cresciuto di 163 milioni di unità. Oxfam dice che ogni 4 secondi 1 persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame e per violenza di genere. Tutti fenomeni che si fondano sulla disparità. Mentre, per intenderci, i patrimoni di appena 10 miliardari superano l’ammontare di ricchezza di 200 milioni di donne africane.

La situazione italiana rispecchia fondamentalmente quella globale. Nel nostro Paese, “la ricchezza del 5% più ricco degli italiani (titolare del 40,4% della ricchezza nazionale netta) era superiore allo stock di ricchezza detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (32,4%)”. Stringendo ancora di più l’imbuto, possiamo dire che i 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (cioè 18 milioni di persone adulte). E inevitabilmente le famiglie in povertà assoluta sono cresciute di mezzo milione in poco meno di un anno.

Le disuguaglianze non sono casuali: certo, pandemia, guerra e tutto quello che ne è derivato c’entrano eccome, ma sono le scelte politiche a produrre radicali cambiamenti (in positivo o in negativo) nella distribuzione di risorse e potere. Ad oggi la maggior parte dei sistemi economici mondiali colpisce prevalentemente le persone povere e gli appartenenti a minoranze etniche, aumentando la loro condizione di disagio. Motivo per cui è stata la stessa Oxfam, a conclusione del suo report, a suggerire al Governo italiano delle indicazioni da seguire, per ammorbidire sul suo territorio divergenze sociali così profonde e radicate.

Ad esempio, la ONG dice che le misure contro il caro-vita a sostegno di famiglie e lavoratori più bisognosi devono essere ricalibrate. A questo proposito “il Governo deve fare un passo indietro sul regime transitorio del Reddito di cittadinanza (RDC) previsto per il 2023 e garantire l’erogazione del sussidio per tutte le mensilità spettanti a tutti i beneficiari dell’istituto, rinunciando a un approccio categoriale che vede nell’impossibilità di lavorare e non nella condizione di bisogno il titolo d’accesso alla misura”. E se il dubbio è “da dove tiriamo fuori i soldi?”, Oxfam dice che per una maggiore equità del sistema impositivo, il Governo deve potenziare la tassa sugli extraprofitti a carico del settore energetico fossile, estendendo la misura ai settori farmaceutico ed assicurativo. Tradotto, tassare i più ricchi potrebbe coprire interamente il costo delle misure contro il caro-energia e quelle a sostegno dei più poveri.

In termini fiscali, invece, il Governo “deve orientarsi al rafforzamento della funzione redistributiva della leva fiscale, favorire una generale ricomposizione del prelievo e tutelare l’equità orizzontale del sistema di imposizione”, portando avanti allo stesso tempo una serrata lotta all’evasione fiscale. Utile, a tale fine, potrebbe essere mettere in atto “misure per contrastare il lavoro povero e promuovere un lavoro dignitoso per tutti”, introducendo ad esempio un salario minimo legale e “affidando il compito di stabilirne i parametri definitori e le modalità di erogazione, il monitoraggio e l’adeguamento periodico a un organo consultivo con forte rappresentanza sindacale”. Gli accorgimenti suggeriti da Oxfam sono molti altri, ma per questioni di spazio vi rimandiamo qui, al documento ufficiale: fra le ultime pagine si possono leggere per intero gli altri “consigli”.

In generale, se non si agisce in fretta per ridurre le disuguaglianze reddituali all’interno dei Paesi, le previsioni dicono che i livelli di povertà non si attenueranno nemmeno nei prossimi 10 anni. Le aspettative non sono altissime: gli economisti dicono che il 2023 continuerà a portarsi dietro recessione e tensioni geopolitiche. Una certezza però c’è. Utilizzando le parole di Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International, «mentre la gente comune fa fatica ad arrivare a fine mese, i super-ricchi hanno superato ogni record nei primi due anni della pandemia, inaugurando quelli che potremmo definire i ruggenti anni ’20 del nuovo millennio».

[di Gloria Ferrari]

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3 Commenti

  1. Quello che manca è una politica “a favore”, quando qualcosa non va chiediamo sempre una politica “contro” a qualcuno.
    Gli aumenti delle tasse non hanno mai favorito i poveri e le fasce deboli, questo è un fatto, quindi penso che la politica dovrebbe cercare di riequilibrare con quello che ha. I governi scelgono la politica economica e sociale, inutile che continuiamo a piangere colpa sui miliardari e sulle multinazionali, loro fanno ciò che i governi gli permettono o favoriscono.
    Quando lo Stato incassa di più non incrementa i finanziamenti su istruzione sanità e lotta alla povertà, come cantava Venditti “è una questione politica, nà grande presa pel c…”

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