La dirigente reggente dell’istituto penitenziario Sassari-Bancali Carmen Forino, in carica dallo scorso 16 gennaio, ha diffidato il medico curante dell’anarchico Alfredo Cospito dal rilasciare dichiarazioni alla stampa. Cospito, il quale si trova nel carcere di Bancali in regime di 41-bis dalla scorsa primavera, sta portando avanti da 97 giorni uno sciopero della fame in segno di protesta proprio contro il regime detentivo cui è stato sottoposto. A causa del digiuno prolungato il 55enne ha già perso oltre 40 kg e le sue condizioni di salute sono sempre più precarie.
La nota, indirizzata all’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Cospito, autorizza in particolare la dottoressa Milia a visitare il detenuto il prossimo 26 gennaio, ma la diffida dal “rilasciare, a seguito delle visite, dichiarazioni alla emittente radio ‘Onda d’Urto’“. La motivazione annessa è “non vanificare la finalità del regime di cui all’ex art.41 bis O.P.”. Il documento si riferisce ad alcune interviste andate in onda sull’emittente radiofonica, nelle quali la dottoressa si limitava a parlare strettamente della salute dell’anarchico, senza aggiungere riflessioni sulle conseguenze sulla salute legate al particolare regime detentivo o alle motivazioni della protesta. In chiusura, nel documento viene specificato che “ulteriori dichiarazioni rese in tal senso” potrebbero comportare “la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto” per il medico.
Il regime del 41-bis o “carcere duro” viene applicato al fine di impedire i collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale di appartenenza, generalmente di stampo mafioso. Si tratta di un provvedimento che non prevede altro se non il completo isolamento del detenuto, che non ha diritto nemmeno ai colloqui con i familiari se non nella misura di uno al mese – ma anche questi potrebbero essere in determinati casi impediti. Non è chiaro, dunque, in quale maniera le comunicazioni del medico curante riguardo la salute del suo assistito possano in qualche modo violare o vanificare “la finalità” del 41 bis.
Il caso di Cospito ha riscosso un particolare clamore mediatico e lo sdegno di una certa parte della società civile in quanto si tratta del primo anarchico condannato al regime del carcere duro, a fronte del pericolo ravvisato dal ministro della possibilità che questi potesse redigere testi istigatori legati all’attività degli anarchici (abbiamo parlato in dettaglio della questione nel focus dedicato al caso di Cospito). Data la condizione di totale isolamento cui è sottoposto, l’unico modo per il mondo esterno di venire a conoscenza della sua protesta, la quale sta procedendo senza sosta portandolo a una morte lenta e pressoché certa, sono le informazioni sul suo stato di salute diffuse dal suo medico, oltre che dal legale che lo rappresenta. Silenziare anche questo canale di informazione significa condannare la sua vicenda, già scarsamente trattata dalle istituzioni nonostante la sua gravità, a un definitivo silenzio e oblio.
[di Valeria Casolaro]
Siamo sulla strada per riproporre un altro caso Pinelli, rafforzare l’anarchia anche con il consenso. Una violenza spropositata da parte dello Stato fa sempre e solo danni.