Il 10 gennaio scorso Oussama Ben Rebha, tunisino di 23 anni, è morto annegato nelle acque del Brenta, a Padova, a seguito di un controllo effettuato dalla polizia. Le dinamiche di quanto accaduto non sono ancora chiare: da un lato, gli agenti sostengono che il ragazzo, una volta fermato, abbia aggredito uno di loro e abbia tentato la fuga. Dall’altro un’amica di Oussama, che questi avrebbe videochiamato durante l’aggressione, dichiara di aver visto i poliziotti picchiarlo e gettarlo nel fiume. Ciò che è certo è che non si tratta di un fatto isolato: in almeno altri due casi, infatti, due giovani stranieri hanno perso la vita annegando a seguito di un intervento della polizia. Nella giornata di oggi, a Padova, si è svolta una manifestazione alla quale hanno aderito numerose associazioni e realtà attive a livello nazionale in materia di tutela dei diritti e della cooperazione sociale, per chiedere che le istituzioni facciano giustizia sulla morte di Oussama come su quella di tanti altri stranieri.
È la notte tra il 25 e il 26 aprile 2021 quando Fares Shgater, tunisino di 25 anni, muore annegato nel Fosso Reale di Livorno: secondo la stampa locale, agenti e militari avrebbero cercato per alcune ore il suo corpo senza calarsi in acqua. Numerosi ragazzi tunisini, ritrovatisi il pomeriggio successivo sul luogo del ritrovamento del suo corpo, hanno raccontato alla stampa le violenze subite in varie occasioni dalle forze dell’ordine: qualcuno riporta persino di essere stato gettato in acqua dagli agenti di polizia. «Noi tunisini abbiamo sempre paura dei controlli, paura della polizia, paura di essere rimpatriati per un qualsiasi motivo, dopo tutto quello che abbiamo passato per arrivare qua» denunciava un amico di Fares. Qualche settimana dopo è toccato a Padova a Khadim Khole, 24 anni, nato in Italia ma originario del Senegal. I poliziotti che lo inseguivano – il ragazzo aveva rubato 100 euro da un supermercato – raccontano di averlo visto togliersi le scarpe e la maglietta e buttarsi nel Brenta, dove poco dopo è stato ritrovato il suo cadavere.
Ora, nello stesso punto in cui è annegato Khadim, la stessa sorte è toccata a Oussama. Nonostante le circostanze nelle quali il ragazzo ha perso la vita siano poco chiare, l’autopsia sul suo corpo è stata disposta a ben una settimana di distanza dal ritrovamento del suo cadavere. Due settimane dopo, la PM non aveva ancora richiesto di visionare le immagini delle videocamere.
Il Coordinamento Antirazzista Italiano, realtà nata a seguito dell’omicidio di Alika Ogochukwu (il venditore ambulante nigeriano disabile ucciso la scorsa estate dal fidanzato di una donna cui aveva rivolto la parola, in pieno giorno e nell’indifferenza dei presenti), ha perciò convocato per la giornata di oggi 28 gennaio, a Padova, la manifestazione nazionale Verità e giustizia per Oussama, per “rompere il muro di silenzio e sostenere la famiglia di Oussama Ben Rebha”. “Il caso di Oussama”, scrive il Coordinamento nel comunicato stampa, “cittadino tunisino sprovvisto di titolo di soggiorno, morto annegato nel Brenta in seguito ad un inseguimento da parte delle forze dell’ordine, ci racconta di un Paese dove l’ingiustizia, la marginalità sociale e il razzismo istituzionale producono morte“. Sono numerose le realtà che hanno aderito all’iniziativa: tra queste, Non una di meno, ADL COBAS, Potere al popolo, Spazio di mutuo soccorso Milano, Giovani Palestinesi, Rifondazione comunista e Mediterranea Saving Humans. “Si può annegare nel Mediterraneo a causa della barriera eretta dalla Fortezza Europa, ma anche nel cuore di questo ‘continente della democrazia’, in un fiume o in un fosso, come è accaduto a Fares Shgater, Khadim Khole, Oussama Ben Rebha” scrive Mediterranea sul proprio sito. L’intento delle associazioni è denunciare “la pratica di profilazione razziale”, definita “violenta e discriminatoria”, messa in atto dalle forze di polizia nei confronti delle persone che siano giunte in Italia a seguito delle migrazioni.
[di Valeria Casolaro]
Spero che il commento di quel tipo,stagni, sia solo mania di protagonismo per farsi rispondere… Accontentato. Solo che rimane un commento idiota.
Se fossero rimasti al loro paese non sarebbero morto.
Che commento idiota, anche noi italiani emigriamo. E’ lecito uccidere solo per il fatto che sono stranieri?