In seguito all’attacco di droni a una fabbrica di munizioni del ministero della Difesa iraniano, avvenuto sabato nella parte settentrionale della città di Isfahan, prima il Wall Street Journal e poi il New York Times (NYT) hanno fatto trapelare che dietro l’attacco c’è il Mossad, il servizio di intelligence israeliano, come riferito da alcuni funzionari statunitensi. Sull’episodio il governo iraniano ha avviato un’inchiesta per individuare i responsabili, ma i due quotidiani americani pare non abbiano dubbio sulla paternità dell’attacco: il New York Times, infatti, ha scritto che «i funzionari statunitensi hanno affermato di ritenere che questo attacco sia stato provocato dalle preoccupazioni di Israele per la propria sicurezza, non dal potenziale per le esportazioni di missili verso la Russia». L’Iran è considerato il principale fornitore di droni che la Russia usa in Ucraina, ma Israele sarebbe, invece, più preoccupata dalla produzione di armi che Teheran potrebbe usare contro lo Stato ebraico.
Secondo il NYT si tratta del primo attacco noto che Israele ha condotto in Iran da quando è stato rieletto Netanyau che sembra aver adottato la strategia dei suoi predecessori – Naftali Bennett and Yair Lapid – i quali avevano ampliato gli attacchi all’interno dell’Iran. «Gli obiettivi – presumibilmente anche quelli della fabbrica a Isfahan – sono stati scelti per scuotere la leadership iraniana perché dimostrano conoscenza delle posizioni dei siti chiave, persino quelli nascosti nel mezzo delle città», scrive il quotidiano americano.
Isfahan è un importante centro di produzione missilistica, ricerca e sviluppo per l’Iran, incluso l’assemblaggio di molti dei suoi missili a medio raggio Shahab, che possono raggiungere Israele e oltre. È anche il sito di quattro piccole strutture di ricerca nucleare, ma la struttura colpita sabato non sembra essere collegata al nucleare. Tuttavia, il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, ha detto in una conferenza a Teheran che «un attacco di droni codardo su un sito militare dell’Iran centrale non impedirà i progressi dell’Iran sui suoi programmi nucleari pacifici». Affermazione che sembra far intendere che l’obiettivo dell’attentato fosse quello di fermare il programma nucleare. Il ministero della Difesa ha anche fatto sapere che «l’attacco fallito» non ha ucciso nessuno e ha causato solo «lievi danni al tetto» del sito militare.
Gli Stati Uniti si sono affrettati a dichiarare che non sono responsabili dell’attacco e un funzionario ha detto che Israele, a volte, avvisa in anticipo l’amministrazione americana sugli attacchi o sulle operazioni lanciate. Ha quindi confermato che l’assalto è opera di Gerusalemme, pur non sapendo fornire dettagli sul bersaglio. L’attentato, inoltre, è arrivato proprio mentre il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, stava iniziando una visita in Israele e il direttore della CIA aveva visitato il Paese la settimana precedente. Ma non è chiaro se si fosse discusso anche dell’operazione a Isfahan. In ogni caso, resta da capire il motivo per cui gli Stati Uniti abbiano deciso di far trapelare la notizia per mezzo delle testate cui normalmente fanno riferimento per mandare veline o “messaggi in codice”. Probabilmente l’idea è quella di coinvolgere Israele sul piano della crisi ucraina, in cambio di aiuti contro l’Iran – principale nemico di Gerusalemme nel Medio Oriente – rompendo così la “storica alleanza” tra Putin e Netanyahu. Israele, infatti, ha mantenuto un atteggiamento equidistante tra le parti belligeranti e, anche quando sembrava intenzionata a inviare armi a Kiev, ha sempre scelto la via della prudenza rinunciando ad aderire esplicitamente al “fronte occidentale”.
[di Giorgia Audiello]
Alle alleanzA storica tra Putin e Israele?