“I vostri prodotti per lisciare i capelli contengono sostanze chimiche che provocano il cancro e altri problemi di salute”. Recitano così le quasi 60 cause legali intentante in diversi Paesi degli Stati Uniti contro la multinazionale specializzata in prodotti di cosmetica e bellezza L’Oréal – e altre società simili – che nelle prossime settimane saranno giudicate tutte insieme in un tribunale federale di Chicago. L’accusa, tra l’altro, sostiene che le aziende erano a conoscenza della pericolosità dei prodotti, ma hanno comunque continuato a venderli.
Mentre L’Oréal ha scritto in un comunicato di essere “fiduciosa nella sicurezza dei nostri prodotti e di ritenere che le recenti azioni legali intentate contro di noi non abbiano valore legale”, dall’altra parte uno studio del National Institutes of Health – l’agenzia governativa USA responsabile della ricerca biomedica e della salute pubblica – pubblicato lo scorso ottobre ha evidenziato che le donne che hanno utilizzato ripetutamente i suoi prodotti – per più volte all’anno – hanno più del doppio delle probabilità di sviluppare il cancro uterino.
L’agenzia, che per il suo studio tra il 2003 e il 2009 ha esaminato quasi 34mila partecipanti di etnia diversa e con un’età compresa tra 35 e 74 anni, servendosi di questionari periodici sul loro uso di prodotti per capelli, dopo 11 anni di monitoraggio è arrivata alla conclusione che: l’utilizzo piuttosto costante di prodotti liscianti – contenenti sostanze chimiche come parabeni, bisfenolo A, metalli e formaldeide – è associato a tassi di cancro uterino più elevati (HR = 1,80, IC 95% = da 1,12 a 2,88) rispetto a chi non ne ha mai usufruito.
E pare che per le donne afroamericane – anche se non ci sono evidenze scientifiche su questo aspetto – il rischio sia ancora più elevato. Il Dottor Che-Jung Chang, uno degli autori dello studio, ha spiegato che tale tendenza potrebbe essere giustificata dal fatto che le ragazze nere utilizzerebbero più frequentemente i prodotti per lisciare i capelli e comincerebbero a farlo già in giovane età. Tra queste c’è anche Jennifer Mitchell, una delle donne che ha denunciato la multinazionale e a cui è stato diagnosticato un cancro uterino nel 2018, dopo aver utilizzato i prodotti L’Oreal per i 18 anni precedenti, da quando cioè aveva 10 anni. Diandra Debrosse Zimmermann, la sua avvocata ha tra l’altro dichiarato che il suo studio ha già altre clienti che lamentano circostanze simili. E probabilmente in futuro ce ne saranno molte altre: «Tante donne si faranno avanti nelle prossime settimane e mesi per cercare responsabilità», soprattutto perché la società ha tratto profitto, in modo significativo, da una condotta non etica e illegale che ha «indotto la querelante ad acquistare e utilizzare abitualmente un prodotto pericoloso e tossico».
Sebbene il cancro uterino sia meno diffuso rispetto ad altre forme tumorali, rimane uno dei più comuni nell’universo femminile: negli USA i casi sono stati 65mila solo nel 2022, con 12mila decessi – con tassi in aumento in particolare tra le donne nere. L’esposizione a un eccesso di estrogeni sintetici – come le sostanze chimiche – creerebbe uno squilibrio ormonale e altererebbe il sistema endocrino: elementi che costituirebbero un fattore di rischio chiave per il cancro uterino.
[di Gloria Ferrari]