Dal 2017 ad oggi l’Italia è riuscita a bonificare e mettere in sicurezza 69 discariche abusive su 81, con una media di 14 l’anno. Un risultato portato a casa in cinque anni grazie al lavoro dal generale dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, responsabile della realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente, supportato dagli Enti Territoriali e Istituti di ricerca nazionali. Una task force che è stata in grado di operare in un contesto minacciato anche dalle infiltrazioni criminali. Tale esito, tra l’altro, ha permesso allo Stato di risparmiare una grossa somma di denaro. Come ha specificato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, «la sanzione europea è diminuita da 42.800.000 euro a semestre a 2.800.000 euro nel secondo semestre del 2022. In pratica, un risparmio complessivo di 80 milioni di euro all’anno a partire dal 2018».
Negli anni, infatti, la Commissione europea ha bacchettato più volte il nostro Paese, inviandogli raccomandazioni prima – di conformarsi presto alle norme della direttiva relativa alle discariche di rifiuti, oppure, fornire adeguati “piani di riassetto dei siti” – e multe da pagare poi. Le manovre di infrazione cominciano solitamente quando uno Stato membro non applica correttamente, ad esempio, le norme previste. È proprio per questo motivo che la Corte di giustizia ha emesso sentenze di condanna nei confronti dell’Italia. La sua colpa? Cattiva gestione dei rifiuti, soprattutto quelli pericolosi e delle discariche.
Considerando tutti i procedimenti avviati contro l’Italia, dal 2003 all’aprile del 2022, Roma ha sborsato oltre 275 milioni di euro di sanzioni. Mentre, dal 2014 al 2019 – secondo quanto afferma il rapporto “Discariche non conformi e procedure di infrazione a carico dell’Italia” – ha regolarizzato 160 discariche, ma lasciato nello status di ‘non conformi’ 84. Poi, dopo la sentenza di condanna del 2019, è stato fatto un ulteriore sforzo, così al 2020, ne restavano da bonificare una quarantina. Per la precisione 44: di cui, 3 in Friuli-Venezia Giulia, 11 in Abruzzo, 5 in Puglia, 2 in Campania e ben 23 in Basilicata.
A tal proposito, Anna Grazia Maraschio, assessora all’ambiente della Regione Puglia, dice che la sua «è stata la prima regione in Italia a uscire dall’infrazione europea sulle discariche abusive, bonificando tutti i 6 siti sotto osservazione» grazie alla collaborazione con Vadalà. Fra le 6 discariche messe in sicurezza c’è quella di Lesina, che è stata in procedura di infrazione per 7 anni, generando un pagamento sanzionatorio di 2 milioni e 800mila euro per l’intera nazione, ma che ora «è stata completamente bonificata dal punto di vista ambientale, con i rifiuti isolati, l’inquinamento sotto soglia e i valori di contaminazione costantemente monitorati». L’assessora ha promesso, tra l’altro, che in quell’area sorgerà presto un bosco: un risanamento ambientale a tutti gli effetti, con lo scopo di restituire l’area alla collettività.
In generale, la direttiva europea relativa alle discariche di rifiuti, coerentemente con il Green Deal e il piano d’azione per l’inquinamento zero, dovrebbe garantire la tutela della salute umana, dell’acqua, del suolo e dell’atmosfera. Dalla sua emanazione, gli Stati membri avrebbero così dovuto chiudere, entro il 16 luglio 2009, tutte le discariche non conformi ai requisiti della direttiva. L’Italia, già al tempo, primeggiava per numero di siti irregolari, mentre ora pare stia recuperando terreno, seppur in ritardo nel loro risanamento. Le discariche, anche se a norma, rappresentano la modalità di smaltimento dei rifiuti più impattante, figuriamoci quindi se illegali.
Negli anni nei depositi abusivi sparsi qua e là nella penisola sono stati rinvenuti rifiuti di ogni genere, compresi quelli pericolosi, con conseguenze disastrose per il suolo prima e le falde acquifere, da cui estraiamo acqua potabile, poi. Abbiamo insomma bisogno di mantenere questa tendenza positiva e continuare a bonificare. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento per le Politiche Europee, nel 2022 l’Italia era tra i primi dieci Paesi per numero di procedure di infrazione aperte solo nel 2020. A suo carico, infatti, 31 nuovi provvedimenti, con 86 procedure già in corso.
«Le discariche ci separano dall’economia circolare, dalla sfida di rifiuti zero, dalla possibilità di un recupero energetico delle materie. Avanti quindi con la bonifica degli errori del passato con la ferma e tenace determinazione che questi errori non potranno ripetersi perché il futuro dell’Italia è quello di un paese senza discariche, dove i rifiuti sono una risorsa», ha concluso Pichetto.
[di Gloria Ferrari]
C è più distanza da 0 ad 1 , che da 1a100
L importante e’ prendere la direzione giusta .
Avanti così
Molto bene! Bravi.