Dopo 19 giorni in attesa di spiegazioni ufficiali mai arrivate, Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, i due giornalisti italiani bloccati in Ucraina dalle autorità di Kiev, hanno deciso di lasciare il Paese. Il ministro della Difesa ucraino, lo scorso 6 febbraio, aveva sospeso gli accrediti giornalistici ai due reporter formalmente in risposta a generiche accuse non circostanziate che li descrivevano come “collaboratori del nemico”. «Calunnie gravissime e pericolose, specie in zona di guerra», come dichiarato dagli interessati, circolate sulle chat di alcuni consulenti locali che lavorano come traduttori e accompagnatori di giornalisti stranieri. In realtà, la “colpa” dei due reporter, come riferito loro dalla Farnesina, sarebbe quella di «aver raccontato il conflitto su entrambi i fronti a partire dal 2014, realizzando inchieste e reportage – peraltro spesso critici nei confronti delle forze russe– anche nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk».
Quello che riguarda Sceresini e Bosco è un caso di censura che crea un precedente pericoloso in termini di libertà di informazione, nonché della conferma della massima di Eschilo, secondo cui la prima vittima di una guerra è la verità. «Se passerà questa linea – secondo la quale chi ha cercato di lavorare liberamente, senza fare il tifo, ma semplicemente raccontando i fatti, debba essere considerato una minaccia per l’Ucraina – allora il rischio è che il livello di libertà di stampa in questo conflitto si abbassi sensibilmente», hanno scritto Sceresini e Bosco sulle pagine de Il Manifesto. Il loro caso si inserisce in un quadro ben più ampio, quello della blacklist dell’intelligence ucraina. Al suo interno, oltre i citati reporter, figurano anche Salvatore Garzillo e Lorenzo Giroffi, entrambi respinti mentre cercavano di entrare nel Paese. Tuttavia l’elenco sarebbe molto più lungo, dal momento in cui «nessuno ti avverte finché provi ad entrare nel Paese».
[di Salvatore Toscano]
Come in tutte le guerre in nome della pace (hahaha)la verità è nascosta ,altrimenti le sorti si ribalterebbero
Phillip knightley ha scritto uno (forse l’unico) dei migliori saggi sul giornalismo di guerra. Ripubblicato recentemente
Per favore correggete il titolo c’è un refuso
Sia mai dovesse crollare la favola: Ucraino buono, Russo cattivo!