Lo scorso primo marzo la Commissione europea ha acconsentito a sbloccare gli aiuti di Stato previsti dal Governo italiano per sostenere economicamente la ceramica e il vetro di Murano. Si tratta di risorse pari a 1,5 milioni di euro, che si aggiungono ai 3 milioni stanziati dalla Regione Veneto per sostenere un settore, quello degli artigiani veneti, tra i più colpiti dalla crisi energetica – e già messo in ginocchio dall’acqua alta del 2019 e dalle chiusure forzate della pandemia. L’obiettivo principale del provvedimento, per cui sono previste sovvenzioni dirette in arrivo entro il 31 dicembre di quest’anno, è quello di sostenere il fabbisogno di liquidità delle piccole e medie imprese presenti nell’isola di Murano, che insieme rappresentano un pezzo di storia e tradizione artistico-culturale italiana.
«Finalmente un segnale di responsabilità dall’Ue» ha commentato Paolo Borchia, europarlamentare leghista originario della provincia di Verona. «Gli aiuti di Stato, sommati ai 3 milioni di fondi già stanziati dalla Regione del Veneto, vanno ad alleggerire la situazione davvero drammatica delle piccole e medie imprese veneziane». Una misura, a detta del politico, «estremamente urgente per un settore fondamentale del Made in Italy, vanto di quell’antica arte veneziana che va assolutamente salvaguardata», legata indiscutibilmente all’immagine e alla storia di Venezia che «non possiamo permetterci di perdere», come ha concluso il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Il rischio che questo accada, però, è piuttosto concreto e alla fine dei conti le sovvenzioni potrebbero comunque risultare insufficienti. Secondo un’indagine dell’Istituto per il Lavoro, negli ultimi trent’anni circa (dal 1996 al 2022) delle 266 aziende vetrarie esistenti sul territorio, con quasi 2mila addetti, ne sono rimaste tra le 60 e le 70, con circa 650 dipendenti. Un ridimensionamento che è sicuramente in parte collegato all’aumento dei costi da sostenere: Cristiano Ferro, unico produttore di semilavorati in vetro nell’isola, ha detto al Sole24ore che per portare il forno a temperatura giusta servono circa due settimane. Tempi talmente lunghi che, alla fine, si preferisce tenere le fornaci sempre accese. Una scelta che, ovviamente, ha i suoi costi e che può significare anche consumare fino a un milione di metri cubi di gas l’anno. Certo, quello dell’aumento delle spese non è l’unico nodo da sciogliere. Gli aiuti di Stato, seppur indispensabili, non bastano se dall’altra parte non si mette un freno alla contraffazione: molti dei vetri venduti in laguna (tipo quelli dei negozi di souvenir) non sono prodotti a Murano, ma in Paesi esteri, come la Cina.
Per Lorenzo Ferro, un artigiano che produce bassorilievi in vetro per l’arredo, raggiunto anche lui dal Sole24ore, il paradosso è che il lavoro non manca. Al contrario: sono numerose le richieste che arrivano anche da molto lontano, tipo da Giappone, Stati Uniti e Russia. Tuttavia, per un settore che ad oggi vive soprattutto di esportazioni, la guerra in corso è un grosso ostacolo da superare. Non va meglio per il resto dei settori. Secondo una recente analisi di Confcommercio, negli ultimi 10 anni nel nostro Paese sono sparite quasi 100mila attività di commercio al dettaglio e oltre 15mila imprese di commercio ambulante. Mentre, nello stesso periodo – tra il 2012 e il 2022 – in Italia è cresciuta invece la presenza straniera, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila).
[di Gloria Ferrari]