venerdì 22 Novembre 2024

La mania globale per il collagene aumenta la deforestazione in Brasile

Decine di migliaia di bovini, allevati danneggiando le foreste tropicali del Brasile, vengono sfruttate per produrre collagene, l’ingrediente attivo di numerosi integratori per la salute oggetto di un crescente interesse globale. Mentre i legami tra la carne di manzo e la soia e la deforestazione in Brasile sono ben noti, poca attenzione è stata finora rivolta a questa industria in piena espansione, il cui valore è già stimato in circa 4 miliardi di dollari. Oltre che dai marchi di bellezza e benessere, il collagene viene infatti utilizzato anche dalle aziende farmaceutiche e da quelle che producono ingredienti alimentari. La commercializzazione di gran parte di questa molecola legata alla deforestazione è riconducibile alla Vital Proteins, di proprietà della Nestlé, un produttore leader di integratori di collagene bovino. A renderlo noto, un’inchiesta condotta dal Guardian in collaborazione con diverse realtà investigative internazionali e brasiliane.

La notorietà del collagene deriva dalla pubblicazione di alcuni studi secondo cui l’assunzione del suo principio attivo per via orale sarebbe in grado di migliorare la salute delle articolazioni e della pelle. Tuttavia, al riguardo – ha avvertito la Harvard School of Public Health – sussistono potenziali conflitti di interesse, poiché la maggior parte delle ricerche, se non tutte, sono state finanziate dalla stessa industria del collagene o condotte da scienziati ad essa affiliati. Tornando all’impatto ambientale, il vero problema risiede nel fatto che le aziende produttrici di collagene non hanno l’obbligo di rendicontare i propri effetti sugli ecosistemi. A differenza della carne di manzo, della soia, dell’olio di palma e di altri prodotti alimentari, il collagene non è infatti nemmeno coperto dalla recente legislazione dell’UE volta a contrastare la deforestazione. Pronta la risposta della multinazionale Nestlé, secondo cui le accuse sollevate non sono in linea con il suo impegno per un approvvigionamento responsabile. Il colosso ha quindi dichiarato di aver contattato il suo fornitore per indagare ed ha aggiunto che sta prendendo provvedimenti affinché tutti “i suoi prodotti siano esenti dalla deforestazione entro il 2025”.

Il collagene bovino spesso non è riconosciuto come direttamente responsabile della deforestazione in quanto definito come “un sottoprodotto dell’industria del bestiame”. Secondo gli attivisti, però, “sottoprodotto” è un termine fuorviante: insieme alla pelle, il collagene è infatti tra i prodotti secondari più pregiati, in grado di generare fino al 20% del reddito dei produttori di carne. Ad ogni modo, nel mirino degli ambientalisti non vi è la produzione della molecola della bellezza in sé. La critica è perlopiù rivolta al sistema a carattere predatorio cui ogni produzione intensiva spesso, se non sempre, tende a convertirsi. In Brasile, ad esempio, l’industria del bestiame è responsabile dell’80% di tutta la perdita di foresta amazzonica. Ne consegue che a cambiare dovrebbe essere l’intera filiera. In generale, ogni industria capace di generare impatti ecologici non trascurabili dovrebbe adottare tutte le accortezze necessarie affinché questi vengano il più possibile minimizzati.

[di Simone Valeri]

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