Le associazioni ReCommon, ISDE Italia, Greenpeace Italia, The Good Lobby e Fondazione Finanza Etica hanno denunciato l’iniziativa del governo il quale, per il quarto anno di fila, ha permesso alle principali società italiane di svolgere le assemblee degli azionisti a porte chiuse. Il provvedimento era stato adottato per via della pandemia da Covid-19, ma essendo terminata l’emergenza non si ravvede, denunciano le associazioni, la necessità per la quale si debba continuare a procedere in questo modo.
Questo “ennesimo schiaffo alla partecipazione democratica e alla trasparenza”, come viene definito in un comunicato congiunto, è diretta conseguenza dell’emendamento n. 3300 al Decreto Milleproroghe (n. 198 del 29 dicembre 2022), presentato dal deputato leghista Massimo Garavaglia. Questo infatti ripropone quanto era previsto dal dl Cura Italia, ovvero che gli azionisti potessero partecipare ed esercitare il voto anche attraverso mezzi di telecomunicazione, data per l’appunto la necessità di adottare nuove modalità in relazione all’emergenza legata alla pandemia. Quando il dl Cura Italia fu convertito in legge (e con le successive proroghe), tuttavia, “le principali società italiane quotate in Borsa – tra cui grandi gruppi industriali e finanziari – hanno deciso di seguire la linea delle ‘porte chiuse’, precludendo anche la possibilità di prendervi parte attraverso i mezzi di telecomunicazione” e creando in questo modo “una totale mancanza di dialettica tra gli azionisti e gli amministratori della società”.
Il comunicato sottolinea come le assemblee degli azionisti costituiscano infatti una possibilità per “confrontarsi apertamente con il management della società e chiedere ragione del loro operato in relazione all’ambiente, al clima e ai diritti umani” grazie all’esercizio dell’azionariato critico (ovvero di forme di pressione etica messe in atto per mezzo del diritto di voto degli azionisti). Con l’approvazione del Milleproroghe, tuttavia, “le assemblee rischiano di ruotare solo intorno a due argomenti: il rinnovo del CdA e lo stacco della cedola, cioè il dividendo corrisposto agli azionisti”. A ciò si aggiunge il fatto che, dalle parole di Luciano Acciari, coordinatore del Forum dei segretari CdA e membro del management di Leonardo, sembra vi sia l’intenzione di eliminare proprio l’azionariato critico per tagliare fuori “i ‘disturbatori’ in cerca di visibilità o altri interessi”.
[di Valeria Casolaro]