«No all’eolico selvaggio» che deturpa il paesaggio calabrese: è lo slogan con cui la mattina del 19 marzo oltre 300 persone hanno marciato per difendere la montagna di San Vito sullo Ionio, in provincia di Catanzaro. La manifestazione, partita da piazza Casalinuovo e giunta in vetta dopo una breve passeggiata tra i sentieri boschivi, si è mossa per protestare contro l’installazione di un parco eolico giudicato invasivo e inadatto ad essere impiantato in un’area di grande importanza naturalistica e faunistica come quella di San Vito.
L’evento, dal titolo “Difendiamo la montagna”, promosso da decine di associazioni, fra le quali WWF, Cai, Lipu e Italia Nostra e coordinato da “Terra e Libertà Calabria”, si è svolto in attesa che la commissione Verifica Impatto Ambientale e Valutazione Strategica del Ministero dell’Ambiente esprima – per legge – il proprio parere sul procedimento: dovrà decidere se prorogare o meno il vecchio parere, risalente al 2007, di compatibilità ambientale del progetto, come richiesto dalla società costruttrice, la Parco Eolico San Vito srl. Ma, come ha spiegato Angelo Calzone, il delegato regionale del WWF autore delle osservazioni critiche inoltrate allo stesso Ministero, al Manifesto, «abbiamo presentato in commissione delle osservazioni ed allegato dei provvedimenti, uno regionale e l’altro del ministero dei Beni culturali, che respingono un’istanza per un impianto eolico di più piccole dimensioni, quello di Monterosso, e uno molto più grande che doveva sorgere nella stessa zona. Questo dovrebbe bastare a convincere la commissione».
Infatti l’area su cui dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto – della potenza stimata di 30 megawatt – è vicina alle zone sulle quali i due organi si sono espressi, negando l’impianto delle pale. Tra l’altro, negli anni – e ne sono passati parecchi dalla prima richiesta di approvazione – Calzone spiega che la situazione è totalmente cambiata, così come sono cambiate le condizioni del paesaggio. Prima di tutto, in altri territori vicini sono già stati installati dei parchi eolici – e altri progetti sono in attesa di valutazione. E, alla fine, anche il progetto stesso è mutato, con la riduzione sì del numero di pale – che sono passate da 25 a 14 – ma con il raddoppio delle dimensioni del rotore di ciascuna, da 82 m a 140 m. «Bisogna prevenire pressioni di lobbing sulla commissione. Anche l’ente Parco delle Serre, è contrario. Qui taglierebbero centinaia di alberi, compromettendo un intero ecosistema» e tutto il turismo che ne deriva. Lo sa bene Lorenzo Boseggia, presidente di Kalabria Trekking, un’associazione che con i suoi eventi sta facendo conoscere le montagne di zona, fra le quali quella di San Vito, a tutti i visitatori che arrivano sul territorio. Ma con le pale al posto dei tronchi sarà difficile proseguire con l’attività.
Il fatto che di recente il Ministero abbia deciso di bloccare progetti simili in zone limitrofe, per la popolazione locale è un buon motivo per continuare a sperare. Soprattutto perché, tralasciando per un momento l’aspetto ambientale, alla fine dei conti l’approvazione di tali piani per i calabresi non ha neppure un ritorno economico. «In una regione come la Calabria, martoriata dal dissesto idrogeologico e già super produttrice di energia, con un’eccedenza addirittura del 180%, è sensato dedicarsi alla ulteriore produzione energetica passando per le stragi di alberi e suoli che generano ulteriore dissesto?», si chiede Calzone.
La montagna di San Vito, tra l’altro, è una delle poche a non essere – ancora – invasa da mega costruzioni. Lecito dire ‘ancora’, visto che la Calabria, ormai da anni, è martoriata da quello che le associazioni hanno definito la pratica dell’eolico selvaggio. Una piaga che ha travolto indistintamente tutta la Regione, da nord al sud.
[di Gloria Ferrari]