Amnesty International ha pubblicato il Rapporto 2022-2023 sulla situazione dei diritti umani nel mondo. L’organizzazione non governativa ha denunciato un aumento dell’impunità e dell’instabilità, “come nel caso dell’assordante silenzio sulla situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, della mancanza d’azione rispetto a quella dell’Egitto e del rifiuto di contrastare il sistema di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi”. Relativamente all’Italia, Amnesty ha espresso preoccupazione “riguardo alla tortura” e “all’uso eccessivo della forza contro i manifestanti” da parte della polizia. Allo stesso modo, destano allarme le misure adottate dal governo quali il decreto Rave, che ha “rischiato di indebolire la libertà di riunione”, e le regole per limitare le operazioni di salvataggio delle ONG in mare. Amnesty denuncia poi che in diverse zone del Paese non è garantito il diritto all’aborto, mentre è aumentato il livello di povertà, soprattutto ai danni di minori e stranieri. Il Parlamento – segnala infine il rapporto – ha deciso di non estendere la protezione contro i crimini d’odio ai danni delle persone LGBTI, delle donne e dei disabili.
Il rapporto di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani in Italia si apre con una certa preoccupazione nei confronti della tortura, uno dei temi affrontato da L’Indipendente nel Monthly Report di gennaio. Il divieto di trattamenti degradanti è stato recepito dal nostro Paese sia mediante la ratifica di accordi internazionali, come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), sia attraverso la legge n. 110 del 2017. Ciononostante, la pratica non è stata debellata. “A novembre, 105 agenti penitenziari e altri funzionari sono stati processati con l’accusa di molteplici reati, tra cui la tortura, per la repressione violenta di una protesta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nell’aprile 2020″, scrive Amnesty, citando anche il caso di Hasib Omerovic precipitato giù dalla finestra della sua casa in circostanze ancora non chiare, durante un’ispezione di polizia non autorizzata. L’organizzazione non governativa ha poi espresso preoccupazione nei confronti dell’uso eccessivo della forza contro i manifestanti. “A gennaio, a Torino, la polizia in tenuta antisommossa ha picchiato con i manganelli gli studenti che protestavano per la morte sul lavoro di un ragazzo di 18 anni. Circa 20 persone sono rimaste ferite, di cui una in modo grave”.
Spazio poi alle critiche sulla gestione dei migranti da parte dell’Italia, che ha rinnovato il Memorandum con la Libia e ha approvato una legge per limitare le attività di salvataggio in mare delle ONG. “A dicembre, il tribunale di Roma ha giudicato un ufficiale della marina militare italiana e uno della guardia costiera colpevoli di aver rifiutato di autorizzare un salvataggio, contribuendo alla morte di circa 268 persone, tra cui decine di bambini, quando un’imbarcazione di rifugiati era naufragata nell’ottobre 2013. Tuttavia, gli ufficiali non hanno potuto essere condannati a causa della prescrizione”, scrive Amnesty nel proprio rapporto. Denunciate anche le condizioni di sfruttamento lavorativo a cui spesso vanno incontro i migranti in Italia, in particolare nel settore dell’agricoltura, dove le persone finiscono per essere sottopagate e costrette a vivere in alloggi pericolosi e scadenti.
Amnesty ha inoltre espresso preoccupazione per l’accesso all’aborto, a causa dell’elevato numero di medici e altri operatori sanitari obiettori di coscienza. “In alcune regioni, il loro numero raggiungeva il 100 per cento del personale medico competente”, sottolinea l’organizzazione, rilanciando anche la denuncia del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali (CESCR) che a ottobre ha constatato in Italia un aumento dei livelli di povertà, compresa la povertà infantile.
[di Salvatore Toscano]
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