«Capisco che a qualcuno faccia un po’ sorridere o preoccupare, ma io ho una passione vera per il rapporto tra verità e viralità». Matteo Renzi ha aperto con queste parole la conferenza stampa con cui oggi ha annunciato di essere stato nominato nuovo direttore del quotidiano Il Riformista. Al suo fianco, un soddisfatto Piero Sansonetti, che gli cede il posto per andare a dirigere L’Unità, storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci, riaperto dopo anni di crisi. Entrambi agiranno sotto l’egida dell’editore Alfredo Romeo, il quale è peraltro coimputato con Tiziano Renzi – padre dell’ex premier – per traffico di influenze illecite nell’ambito dell’inchiesta Consip. In questi anni, ovviamente, i due sono stati strenuamente difesi da Sansonetti, in nome della linea garantista che rappresenta il marchio di fabbrica del quotidiano.
«Io penso che la forza di un giornale libero, che oggi si deve giudicare non più dalle copie vendute ma dalla credibilità e autorevolezza della narrazione che propone, sia proprio quella di riuscire a fornire un racconto, una verità, che nel caso del Riformista sta nel proprio nome», ha dichiarato Renzi. Un’identità che, secondo il senatore del Terzo Polo, si troverà fisiologicamente a contrapporsi a quella del «sovranismo» della maggioranza di destra e a quella della «sinistra radicale che ha vinto il congresso del Pd con Elly Schlein».
La scelta di accettare la nomina è considerata da Renzi «molto in linea» con la sua esperienza politica. Una strada che, peraltro, l’ex premier non ha nessuna intenzione di mollare: «Non lascio ma raddoppio, continuerò a fare il mio lavoro da parlamentare e intervenire in aula», ha chiarito. Ancora una volta, insomma, un importante esponente del mondo politico italiano si trova a entrare in tackle scivolato nel mondo dell’informazione, in barba ai più basici meccanismi sottesi alla separazione tra potere politico e mediatico.
Nessun altro parlamentare, oggi, detiene la direzione di una testata giornalistica. Renzi si difende dalle accuse di conflitto di interessi citando, in particolare, due casi: «Tanti parlamentari hanno fatto i direttori: Veltroni era vice direttore dell’Unità, Mattarella direttore del Popolo». Peccato che, quando Veltroni lo dirigeva, L’Unità fosse l’organo ufficiale del Partito Democratico della Sinistra; lo stesso discorso vale per Il Popolo, testata ufficiale del Partito Popolare Italiano negli anni della direzione di Mattarella. Una sottile differenza che Renzi si è ben guardato dal sottolineare.
L’operazione ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio assist fornito alla sua forza politica di appartenenza. Renzi lo dice senza mezzi termini: «Nel mio piccolo darò una mano anche da direttore del Riformista al progetto del Terzo Polo», di cui si ritiene «un leale collaboratore». Ma il senatore punta ancora più in alto: «Il Riformista ambisce ad essere letto come primo giornale da un pezzo di mondo dell’attuale maggioranza, penso al mondo dei moderati di Forza Italia, dell’Udc e di un centro-destra riformista che c’è e fa fatica a imporsi, e che parla a un mondo dell’area del Pd che non si riconosce appieno nelle posizioni della Schlein».
Rispetto al rapporto con L’Unità, al netto della diversità di vedute sulla guerra in Ucraina – Renzi, a differenza di Sansonetti, è estremamente favorevole all’invio delle armi a Kiev – il politico delinea un «fil-rouge»: ovviamente, quello del «garantismo». A questo proposito, Renzi cita la situazione dell’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, coinvolta nell’inchiesta “Qatargate” e sottoposta a carcerazione preventiva da 5 mesi «perché confessi». Nonostante abbia ammesso che vi sia un problema di «libertà di informazione» in Arabia Saudita, dove è arrivato a guadagnare oltre un milione di euro per “prestazioni fornite in qualità di consulente“, rispondendo alla domanda di un giornalista il neo direttore del Riformista ha comunque voluto difendere il regime di Riad, che a suo dire avrebbe assunto «una leadership in un percorso di innovazione».
Non possedendo Renzi il patentino da giornalista professionista, potrà ricoprire la carica di direttore editoriale ma non quella di direttore responsabile (per il quale si attende la nomina nei prossimi giorni). La nuova avventura del politico, di cui ancora non si conoscono i dettagli contrattuali, partirà ufficialmente il 3 maggio.
[di Stefano Baudino]
Finalmente il “Supergarantista” se ne va.
… gentaglia che produce robaccia con il ciarpame in postacci …
I promessi sposi. Renzi e La Cia
😂👍
Non ho mai letto il riformista, per fortuna, ma adesso un buon motivo in più per continuare a non farlo.
Finalmente! Non sapevo più cosa usare per la lettiera del gatto! XD
La sua sfortuna in politica è inversamente proporzionale con la sua fortuna in affari, basta che gli offrono soldi e lui accetta. Idee chiare zero ma almeno si trova con le tasche piene, è la sua scelta “politica”.
Il berluschino rottamatore da boy scout a riformista. Di cosa poi…? Fa sorridere la sua capacità di pigliare per il …naso il prossimo.
Ma stupisce anche quanto gli altri siano disposti a farsi pigliare per i fondelli.
Pazienza per quelli che hanno un tornaconto ma quelli che lo hanno acclamato gratuitamente staranno curandosi l’ulcera…