Negli allevamenti intensivi europei gli animali sono spesso pesantemente maltrattati, ospitati in ambienti inadeguati, nutriti male e spesso uccisi in modo disumano: è quanto emerge da un rapporto recentemente pubblicato da Eurogroup for Animals, un’organizzazione paneuropea che si occupa di tutelare i diritti degli animali. Il rapporto si basa sulle indagini delle oltre ottanta associazioni e fa luce sulla sofferenza vissuta dalle cinque specie analizzate (polli da carne, pesci, maiali, mucche da latte e conigli) negli allevamenti dell’Unione europea. Un’istituzione che, se da un lato “riconosce gli animali d’allevamento come esseri senzienti”, dall’altro consente ancora che essi possano essere allevati, custoditi e macellati in “condizioni dannose e deprimenti”.
I polli – detti broiler – sono ad esempio allevati in condizioni affollate a causa delle quali “l’aria e la lettiera diventano tossiche ed il caldo insopportabile”. Inoltre, raggiungono il peso necessario per la macellazione ad appena cinque-sei settimane di vita essendo stati negli anni selezionati geneticamente con il fine di ottenere una rapida crescita, la quale però crea diversi problemi agli animali. Il rapido aumento di peso dei polli produce infatti generalmente difficoltà a camminare, oltre a generare spesso condizioni cardiache fatali. In più, a causa del sovraffollamento i polli malati possono passare inosservati e subire una morte lenta e dolorosa, seppur comunque non si possa avere la certezza che la loro uccisione venga normalmente effettuata in maniera accettabile: il “processo di stordimento” attuato prima di mettere fine alla loro vita, infatti, è spesso “inefficace e provoca notevoli sofferenze”. Condizioni simili riguardano ad ogni modo anche i pesci, generalmente allevati in condizioni di sovraffollamento che “contribuiscono alla scarsa qualità dell’acqua, facilitano la trasmissione di malattie, provocano maggiore prevalenza di lesioni e sono intrinsecamente stressanti”. Stress che i pesci provano anche quando vengono trasportati per essere uccisi e che rappresenta solo l’inizio di una lunga agonia, visto che all’interno del settore dell’acquacoltura europea in pochi utilizzano regolarmente “metodi efficaci e ad alto benessere di stordimento e macellazione”.
Le scrofe, invece, “nonostante il divieto parziale dell’Ue del 2013 continuano a trascorrere la maggior parte della loro vita in una stalla” e vengono “costrette a partorire in piccole gabbie”, che “limitano fortemente” i loro comportamenti naturali ed influiscono negativamente sulla loro salute mentale e fisica. Gabbie in cui vengono rinchiusi anche i vitelli ed i conigli: i primi, infatti, dopo essere stati separati dalle loro madri “entro poche ore o giorni dalla nascita” vengono messi da soli al loro interno “per le prime settimane della loro vita”, mentre i secondi vengono spesso tenuti in gabbie che offrono uno spazio non superiore alle dimensioni di un foglio di carta A4 a ciascuno di loro. I conigli d’allevamento dunque “non hanno abbastanza spazio per muoversi o stare in piedi”, e come se ciò non bastasse le loro gabbie hanno generalmente un pavimento in filo metallico che può provocare lesioni alle zampe.
Sofferenze evidentemente non da poco, che hanno portato Eurogroup for Animals a consegnare tali prove alla Commissione europea così da rafforzare la sua determinazione a cambiare rotta nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali prevista entro la fine dell’anno. Il cambiamento, del resto, è oltremodo necessario, visto che come dimostrato dall’organizzazione “le norme in materia di benessere dell’UE rimangono limitate, scarsamente applicate e piene di scappatoie”. La Commissione dovrebbe dunque fornire una base giuridica atta ad imporre standard di benessere che conferiscano agli animali vite dignitose, con “tutte le pratiche che non possono soddisfare tali requisiti” che “dovrebbero essere eliminate”. Così facendo, “l’Ue rimarrebbe leader mondiale nelle norme sul benessere degli animali, le aspettative dei cittadini sarebbero soddisfatte e nessun animale verrebbe lasciato indietro”. Basterà ricordare che, in seguito ad un’iniziativa dei cittadini, nel 2021 la Commissione si è impegnata a porre fine alle gabbie per gli animali d’allevamento entro il 2027: gabbie che però, al momento, sono ancora ampiamente utilizzate.
[di Raffaele De Luca]
Sarebbe ora, finalmente, di occuparsi anche di come produciamo il nostro cibo: puoi non essere vegano se ritieni giusto non esserlo, ma cio’ non ti autorizza a chiudere gli occhi su come tratti (o fai trattare) le altre forme di vita di cui ti cibi: in natura il predatore ha tecniche di caccia rapide ed efficaci per uccidere la propria preda, che passa in pochi istanti dalla vita alla morte, senza inutili sofferenze. Solo l’essere umano ha creato ad arte dei veri e propri lager finalizzati alla massificazione della produzione del proprio cibo, trasformando la vita di altri esseri viventi in una perenne tortura fisica e psicologica. Se a qualcuno cio’ che dico sembra eccessivo, guardate in rete i filmati che documentano cio’ che come struzzi teniamo deliberatamente nascosto, come se non accadesse tutti i giorni, in ogni istante…forse perche’ ci obbligherebbe a riflettere, prima di decidere senza consapevolezza.