A Venezia è iniziato un importante processo sul presunto sfruttamento ai danni dei lavoratori impegnati nella costruzione delle navi da crociera a Porto Marghera. Alla sbarra ci sono 33 persone, tra cui 13 dirigenti e dipendenti di Fincantieri – il più importante gruppo navale in Europa -, nonché i titolari di una serie di società che avevano preso in appalto lavori di carpenteria nell’ambito dei cantieri navali dell’azienda. Pochi giorni fa, la Guardia di finanza ha dichiarato di aver scoperto che 1.951 operai delle aziende in appalto, quasi tutti provenienti dall’Europa orientale o bengalesi, avrebbero ricevuto retribuzioni irregolari. Lo confermerebbero molte testimonianze raccolte dalla Fiom-Cgil, che nel 2018 aveva presentato un esposto in Procura. L’inchiesta, durata cinque anni, è nel frattempo sfociata anche in altri 3 processi.
Il Nucleo di polizia economico finanziaria, che ha sede a Mestre, ha evidenziato il ricorso sistematico, da parte delle imprese appaltatrici, alla cosiddetta paga globale, cioè a una paga oraria forfettaria – completamente svincolata dalle previsioni del contratto collettivo nazionale di settore – con cui venivano retribuiti i lavoratori. Il meccanismo veniva mascherato attraverso buste paga fittizie in cui figurano voci come “anticipo stipendio”, “indennità di buono pasto”, “bonus 80 euro”, “indennità di trasferta” o “anticipazione TFR”. Tutte funzionali a “sottrarre a ritenuta fiscale, previdenziale e assistenziale, gli emolumenti corrisposti” e, ovviamente, mai erogate agli operai.
Complessivamente, sarebbero stati pagati in nero circa 6 milioni di euro. 383 lavoratori avrebbero accettato una paga inferiore a 7 euro lordi all’ora e condizioni lavorative sfavorevoli, dal momento che, per avere la possibilità di rinnovare il loro permesso di soggiorno, avevano bisogno di risultare occupati. Fincantieri, dal canto suo, ha sostenuto di essere venuta a conoscenza delle indagini nel 2019, garantendo massima collaborazione con gli organi giudiziari e costituendosi parte civile nel processo (così come fatto da Cgil e Fiom-Cgil).
Fabio Querin, sindacalista veneziano della Fiom, in un’intervista a Gli Stati Generali aveva parlato di come l’inchiesta venne originata: «I lavoratori delle ditte mi vedevano in cantiere, si fermavano a raccontarmi cose che si tenevano per sé per paura di perdere il lavoro. […] nel 2018 […] abbiamo deciso di presentare un esposto, segnalando una serie di aziende che utilizzavano la paga globale e allegando, oltre alle buste paga, anche documenti vari, tra cui alcune sentenze di processi civili già conclusi, dove eravamo parte civile. Sentenze che ci davano ragione e confermavano l’utilizzo di lavoratori sottoinquadrati, a cui non venivano versate le indennità contrattuali, ad esempio per il lavoro notturno, e che venivano pagati con la paga globale 4-5 euro l’ora, con le aziende condannate a versare contributi e differenze retributive».
“Le condizioni di lavoro e retributive dei dipendenti delle ditte in appalto nei cantieri della controllata pubblica, sono molto spesso non rispettose delle norme contrattuali e di legge – ha scritto ieri in una nota la Fiom-Cgil -. Il fenomeno delle cosiddette paghe globali è solo la punta dell’iceberg e deve essere superato. Chiediamo di sostanziare la responsabilità sociale d’impresa di Fincantieri, pretendendo il rispetto delle leggi e dei contratti da parte delle imprese in appalti”.
[di Stefano Baudino]