La multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson ha proposto di pagare quasi 9 miliardi di dollari, spalmati in 25 anni, per porre fine a tutte le controversie giudiziarie in cui è coinvolta per via dei suoi prodotti a base di talco, considerati cancerogeni.
Se venisse accettato, l’accordo economico chiuderebbe circa 40.000 azioni legali in corso, intentante da ex clienti. Un risarcimento insufficiente a detta di Jason Itkin, il cui studio legale sta seguendo 10.000 casi di donne che dichiarano che il talco abbia causato loro un cancro alle ovaie: «Sembrano un sacco di soldi, ma quando li distribuisci a tutte le persone che hanno sofferto, praticamente non rimane niente».
Sia chiaro, l’offerta dell’azienda non va confusa con un’ammissione di colpe. Nonostante l’accusa sostenga che i dirigenti di Johnson & Johnson fossero a conoscenza da decenni del rischio di esposizione all’amianto legato ai prodotti a base di talco – incluso quello per bambini, messo in commercio per la prima volta 130 anni fa – la società continua a ritenere che queste affermazioni «siano pretestuose e prive di valore scientifico», come le ha definite Erik Haas, vicepresidente del colosso. Non è proprio così, visto che, per citare una delle tante inchieste a carico della società, l’agenzia di stampa britannica Reuters con un’indagine condotta nel 2018, basata sull’analisi dei registri interni dell’azienda e testimonianze processuali, ha affermato con certezza che la società sapesse della pericolosità dei suoi prodotti almeno dagli anni ’70.
Nonostante questo, Johnson & Johnson continua a sostenere che i suoi prodotti in polvere di talco sono sicuri e che l’offerta economica proposta è da intendersi come «un modo per risolvere in maniera rapida ed efficiente la controversia, nell’interesse dell’azienda e di tutte le parti».
In realtà, cambiando prospettiva, è chiaro che l’accordo serve più che altro a evitare che si chiuda il procedimento, senza così arrivare mai ad una condanna definitiva. Lasciando sostanzialmente il beneficio del dubbio sulla colpevolezza. Per questo motivo, molte delle vittime hanno già fatto sapere che non accetteranno neppure un dollaro per mollare la presa. E questo, per l’azienda, è un problema. Affinché l’accordo diventi definitivo, infatti, il tribunale incaricato del processo dovrà prima di tutto accettare la proposta economica e la richiesta di bancarotta avanzata dalla società sussidiaria di Johnson & Johnson, che si farà carico del risarcimento, ma dovrà accertarsi anche che ci sia il consenso della maggioranza dei querelanti. Che pare, al momento, non esserci.
Intanto, a partire dal 2020, la multinazionale ha interrotto le vendite del suo talco per bambini negli Stati Uniti e in Canada, accusando la ‘disinformazione’ di avergli rovinato ‘la piazza’. E a partire da quest’anno ha detto di voler stoppare il commercio del prodotto anche nel resto del mondo.
[di Gloria Ferrari]
Bisognerebbe boicottare tutti i prodotti di questi criminali in tutto il mondo così da fare fallire sia la casamadre che le newco.