giovedì 21 Novembre 2024

L’alleanza tra Brasile e Cina per cambiare l’ordine mondiale

Un’accoglienza con tutti gli onori, il timbro su una ventina di accordi commerciali, una lunga serie di stoccate lanciate all’indirizzo degli Stati Uniti e del Fondo Monetario Internazionale. È stata una due giorni cinese intensa e significativa quella del Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, ospitato a Pechino dal suo omologo Xi Jimping con tanto di tappeto rosso di fronte alla Grande Sala del Popolo e parata di 400 militari del picchetto d’onore. Lula ha rilanciato con forza l’obiettivo di «cambiare la governance globale» attraverso un’alleanza alternativa all’occidente, sfruttando proprio i solidi rapporti tra i due Paesi.

Sul versante squisitamente commerciale, l’incontro tra i presidenti di Brasile e Cina è stata l’occasione per sottoscrivere 20 accordi dal valore di 9 miliardi di euro di investimenti. Tra i settori coinvolti ci sono l’agricoltura, l’allevamento, la lotta alla povertà e al cambiamento climatico, le infrastrutture e lo sviluppo dei satelliti Cbers-6. Lula ha peraltro visitato il centro Huawei di Shanghai, colosso tecnologico cinese sanzionato dagli Stati Uniti in quanto minaccia alla sicurezza nazionale, plaudendo ai progressi dell’azienda sulle infrastrutture di rete 5G.

Ma l’oggetto dell’intesa è andato oltre, riguardando in particolare le prospettive finanziarie dei Paesi che rappresentano le economie emergenti. Lula ha assistito all’insediamento dell’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff come nuova dirigente della banca dei BRICS – di cui il Brasile fa parte insieme a Cina, Russia, India e Sud Africa -, scagliandosi nuovamente contro l’egemonia del dollaro: «Ogni sera mi chiedo perché tutti i paesi debbano basare il loro commercio sul dollaro. Perché non possiamo commerciare in base alle nostre valute? Chi è stato a decidere che il dollaro fosse la valuta dopo la scomparsa dello standard aureo?». Nel mirino del presidente brasiliano c’è anche la politica di austerity del Fondo monetario internazionale: «Nessun leader – ha detto riferendosi in particolare alla situazione dell’Argentina – può lavorare con un coltello alla gola perché il paese deve dei soldi».

Riguardo alla guerra in Ucraina, nel comunicato pubblicato a margine dell’incontro si legge che Brasile e Cina “hanno convenuto che il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere la crisi e che tutti gli sforzi per risolverla pacificamente dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti”. Lula non ha risparmiato forti critiche a Washington e all’Ue: «Gli Stati Uniti devono smettere di incoraggiare la guerra e iniziare a parlare di pace. È necessario che l’Unione europea cominci a parlare di pace, per convincere Putin e Zelensky che la pace è nell’interesse di tutti e che la guerra, per il momento, interessa solo a loro due», ha dichiarato poco prima di lasciare la Cina, affermando di non temere una reazione negativa da parte degli Usa rispetto alle sue posizioni sul conflitto e all’asse con Pechino. «Quando parlo con gli Stati Uniti, non sono preoccupato di ciò che la Cina penserà della mia conversazione con gli Stati Uniti. Quando vengo a parlare con la Cina non mi preoccupo di quello che penseranno gli Stati Uniti. Sto parlando degli interessi sovrani del mio Paese», ha concluso.

In questi primi mesi di presidenza, Lula ha assunto posizioni molto nette in politica estera e in ambito economico e finanziario. Dopo aver lanciato il progetto di una moneta unica per l’America Latina, si è rifiutato di votare le sanzioni contro la Russia e di spedire armi a Kiev; la settimana scorsa, poi, ha annullato le procedure di privatizzazione avviate dal suo predecessore Bolsonaro per tre importanti società statali (Conab, Telebras e Petrobras). Il viaggio di Lula in Cina e l’intesa con Xi rappresentano solo gli ultimi tasselli di un percorso già avviato che, specie alla luce del conflitto russo-ucraino, potrebbe contribuire al riallineamento di uno scacchiere mondiale in rapida mutazione. Con un “sud globale” sempre più protagonista.

[di Stefano Baudino]

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