Il conflitto in Ucraina non lascia ancora intravedere possibilità di risoluzioni pacifiche, eppure i leader europei si sono già seduti al tavolo della spartizione della grande torta della ricostruzione. Dopo Italia e Germania, ieri è toccato all’Italia: si è svolta a Roma, nella sede del Palazzo dei Congressi, la Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina, coordinata dal ministero degli Affari esteri. Un business da capogiro, quello della ricostruzione, per il quale la Banca mondiale ha stimato una spesa di almeno 411 miliardi di dollari (per Kiev ne sarebbero necessari almeno 750). Sono stati sette i tavoli di discussione, ieri, per progetti a breve e lungo termine nel campo delle infrastrutture, dell’energia, dell’agrobusiness, della salute, del digitale, dello spazio e della siderurgia.
A fare gli onori di casa vi erano la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Dalla parte ucraina hanno partecipato diversi ministri, tra i quali il primo ministro Denys Shmyal e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Presenti, inoltre, anche oltre ottocento aziende in entrambe i Paesi, associazioni di categoria (come Confindustria) e istituzioni finanziarie internazionali. Fattore che lascia a intendere, come già delineato nel corso della Conferenza di Lugano dello scorso anno (nel corso della quale era stato definito il Donetsk come regione di riferimento per l’Italia per i progetti di ricostruzione e le donazioni), quanto all’Ucraina che verrà rimarrà ben poco di quella sovranità nazionale che tanto la retorica dei governi sottolinea di volerle restituire.
Nei mesi scorsi il ministro Urso si era già recato in visita a Kiev, insieme al presidente di Confindustria Carlo Bonomi, per fissare «le coordinate dell’impegno economico, sociale e produttivo e industriale italiano per lo sviluppo e la ricostruzione dell’Ucraina». Grazie all’ingente supporto militare italiano per tutta la durata del conflitto, infatti, l’Italia ha potuto assicurarsi un posto privilegiato al tavolo della ricostruzione. Nel corso della Conferenza, svoltasi a porte chiuse, si è affrontato in primo luogo il tema del fast ricovery, ovvero della ricostruzione nelle zone uscite dall’occupazione russa, con la realizzazione delle infrastrutture civili ed energetiche – spesa alla quale, per la Banca mondiale, andranno previsti 14 miliardi di dollari. Successivamente si potrà poi parlare di ammodernamento delle infrastrutture e di investimenti a lungo termine. Possibilità che fanno gola agli investitori privati e che hanno portato, nella giornata di ieri, a siglare vari protocolli d’intesa e pre-intese tra aziende e tra aziende e istituzioni, grazie anche al coinvolgimento dell’ICE (l’Agenzia per il commercio estero), del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e di quello delle Imprese e del Made in Italy.
Il presidente ucraino Zelensky ha comunicato su Twitter di aver avuto una conversazione telefonica con Giorgia Meloni, nel corso della quale «l’ho ringraziata per aver tenuto la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina e per la sua leadership personale nell’instancabile sostegno agli ucraini. Abbiamo discusso anche della cooperazione nella difesa e dei prossimi eventi internazionali», lasciando quindi intendere che la collaborazione militare tra i due Paesi è ben lungi dall’interrompersi.
I had a phone call with 🇮🇹 Prime Minister @GiorgiaMeloni. I thanked her for holding the conference on Ukraine’s recovery and for her personal leadership in unflagging support for 🇺🇦 people. We discussed further defense cooperation and upcoming international events.
— Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) April 26, 2023
Essendo il conflitto ancora in corso, è difficile prevedere sin da ora come verranno spartite le risorse sul tavolo. Di certo, l’Italia come gli altri governi non vogliono farsi trovare impreparati.
[di Valeria Casolaro]
A proposito dei banchetti raccolta firme pro referendum….possibile che in lombardia si possa firmare solo a paullo?
In piu….secfornire wi all ucraina serve per poter avere un posto primario per la ricostruzione….
Non consentirannoai il regerendum ,fregandosene come consuetudine del volere dei cittadini.
Immagino sia chiaro a tutti che il sistema turbo-capitalista neo-liberista attuale per poter esistere necessita costantemente di guerre locali di piccole-medie dimensioni con distruzione (fornitura di armi e sistemi di difesa a pagamento) e ricostruzione (fornitura di beni e servizi a pagamento). Parafrasando una vecchia canzone di Mina l’importante è…fornire. Né la guerra totale né tantomeno la pace “forniscono” profitti.
I politici e palazzinari ucraini si staranno fregando le mani nei loro “ritiri” all’estero da dove spronano il popolo ucraino a combattere. Finché c’è guerra c’è speranza.