domenica 22 Dicembre 2024

L’Italia è in enorme ritardo nella riqualificazione edilizia

In tema di riqualificazione edilizia, l’Italia si dimostra in grandissimo ritardo. A registrare e approfondire la situazione è il nuovo report di Legambiente, che presenta il suo piano d’azione per la transizione del settore. Lo fa, in particolare, in vista dell’effettivo recepimento della Direttiva Case Green, con cui l’Unione Europea intende ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990, per raggiungere le emissioni zero entro il 2050. In questa fase, la maggior parte degli edifici nel nostro Paese sono ancora climalteranti e a consumo energetico troppo alto.

All’interno della sua analisi, Legambiente sottolinea come, ad oggi, attraverso il Superbonus sia stato riqualificato soltanto il 3,1% su oltre 12 milioni di patrimonio abitativo. Una quota assolutamente esigua rispetto alla percentuale su cui, sulla base degli impegni che l’Europa potrebbe richiedere con la Direttiva (approvata lo scorso marzo, ma per il cui testo definitivo si dovrà attendere la fase di negoziati tra istituzioni europee), si dovrebbe incidere. Essa richiede per tutti gli edifici almeno il passaggio in Classe E al 2030, ad esclusione di quelli tutelati e protetti e in Classe D al 2033.

Per l’Italia, ciò significherebbe dover intervenire almeno su 6,1 milioni di edifici residenziali entro il 2031, ovvero su circa 871mila edifici all’anno (il 7,2% del patrimonio residenziale, più del doppio di quanto fatto con il Superbonus), per poi salire a 7,8 milioni di edifici se si guarda all’obiettivo minimo della Classe D per il 2023: almeno 780mila edifici l’anno per 10 anni. Se invece si considerano il patrimonio complessivo e, dunque, gli interventi sulle quattro classi energetiche più basse – dalla F alla D – occorrerebbe riqualificare entro il 2050 almeno l’84% del patrimonio edilizio.

A questo fine, secondo Legambiente, è necessaria una riforma che attui politiche sull’efficienza energetica del settore che sia stabile e duratura nel tempo – almeno al 2030/2035 -. Occorre l’introduzione di “un nuovo sistema incentivante unico che guardi ai singoli interventi” e alla “riqualificazione complessiva degli edifici spingendo soprattutto interventi in classi energetiche elevate”, ma anche alla “prestazione energetica ottenuta dall’intervento, al reddito delle famiglie, alla messa in sicurezza sismica”. Bisogna poi puntare all'”abbattimento delle barriere architettoniche”, al “recupero delle acque piovane” e all'”utilizzo di materiali innovativi e sostenibili”. L’obiettivo deve consistere nel “raggiungimento della classe D come minima per aver accesso agli incentivi”, nella “eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili dal sistema incentivante” e nel “ripristino della cessione del credito e degli strumenti alternativi”.

Il report si sofferma ovviamente sul Superbonus, sottolineando come, pur nella sua “imperfezione”, tale misura abbia prodotto numerosi vantaggi, “a partire dal fatto che 1,7 milioni di persone con reddito medio-basso hanno beneficiato del provvedimento e chi ha
potuto usufruire di questo strumento ha ottenuto, secondo gli studi dell’Osservatorio di Nomisma energia sul 110, una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 e un risparmio in bolletta tra il 30,9% – con il salto di 2 classi energetiche – e il 46,4% (salto di 3 classi)”, per un totale di “29 miliardi di euro e una media a famiglia di 964 euro l’anno”. A ciò si aggiunge “l’aumento, complessivo, del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, pari ad oltre 7 miliardi di euro”.

Sulla questione Superbonus, l’organizzazione critica fortemente il governo Meloni, che, attraverso “la riduzione dell’aliquota dal 110 al 90%” e “la cancellazione della cessione del credito”, avrebbe “definitivamente ammazzato l’unica politica, non certamente perfetta, nata per sostenere il settore edilizio e dare slancio economico al Paese in un momento di crisi”, che ha portato benefici “in termini di efficienza e risparmio per le famiglie“, nonostante “tutte le fake news diffuse contro questo strumento”.

Presentando i contenuti della relazione, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha dichiarato:  «È evidente che all’Italia serve con urgenza una nuova e lungimirante politica di efficienza energetica per il settore edilizio che sia al tempo stesso anche una grande politica di welfare per imprese e famiglie». Secondo Ciafani, peraltro, «gli ingredienti ci sono tutti: un grande numero di edifici a disposizione, tecnologie e competenze e una grande disponibilità, non economica, delle famiglie agli interventi».

[di Stefano Baudino]

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5 Commenti

  1. Pur di far sprofondare nei sondaggi i 5 stelle, tutte le forze politiche hanno congiuntamente affossato l’unico incentivo, che si poteva certo perfezionare ma che avrebbe portato l’Italia in linea con la normativa green e dato slancio all’economia del Paese.
    Dire che siamo in mano a criminali è poco. Draghi e Draghina in primis.

  2. Quando ci faranno i bonifici in banca faremo la riqualificazione delle nostre case. Gli italiani non hanno soldi per le manfrine green del parlamento europeo che, a quanto pare, è ben distante dalle esigenze reali dei cittadini.

    • Ma che risposta è? Lei è il classico esempio (ignorante) dell’italiano complottista che pensa che tutto gli sia dovuto. Ignorante anche perchè c’erano degli incentivi che il governo attuale, ignorante come lei, ha voluto smantellare, grazie anche al voto di persone ignoranti e in malafede come lei, ed anche un pochino egoiste.

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