Nella notte di lunedì 8 maggio, l’esercito israeliano ha condotto un nuovo attacco sulla Striscia di Gaza, uccidendo almeno 10 civili, di cui 4 bambini. Si tratta dell’ennesima aggressione nei confronti del popolo palestinese che a Gaza muore come vive: intrappolato. L’esercito israeliano ha parlato di “operazione mirata”, durante la quale sono stati uccisi 3 militanti della Jihad Islamica. Un tentativo di manipolare l’informazione, smontando la notizia fino al proprio tornaconto personale. Il New York Times ha titolato: “Attacco aereo israeliano a Gaza uccide almeno 3 leader della Jihad islamica palestinese”, mentre la BBC ha aperto con: “Attacchi israeliani su Gaza uccidono militanti di punta e dieci civili”. Segno del problema dell’Occidente a prendere una posizione sulla questione palestinese e condannare le violenze dell’alleato Israele.
In seguito al «crimine atroce commesso dall’occupazione israeliana», il Ministero degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha chiesto alla Comunità internazionale «un intervento urgente per fermare l’aggressione contro il popolo palestinese» sottolineando a necessità di «un accordo politico negoziato» per il conflitto. Si teme infatti per il rischio escalation, a distanza di quasi due anni dagli attacchi che nel 2021 provocarono, in 11 giorni, più di 200 vittime palestinesi e centinaia di feriti. Tra i dieci civili uccisi durante l’ultimo attacco israeliano, che ha colpito diversi edifici residenziali, sono stati identificati Jamal Khuswan, sua moglie Mervat e il figlio 21enne Youssef. Jamal era un dentista noto per offrire cure gratuite alle famiglie povere di Gaza. I funzionari sanitari della città, dopo aver salutato Jamal come «una figura nazionale che non ha risparmiato sforzi per svolgere il suo dovere umanitario», hanno ricordato come il blocco terrestre, aereo e marittimo imposto da Israele ed Egitto nel 2007 paralizzi l’economia e mini la tutela dei diritti fondamentali, tra cui l’accesso a cure adeguate.
La violenza israeliana nei confronti del popolo palestinese, intensificatasi verso la fine del 2022, non accenna a diminuire. Ai raid militari e alle violenze della polizia, come quella consumatasi lo scorso aprile alla moschea di Al-Aqsa, si aggiunge l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, il fenomeno che perpetua l’espulsione e la sostituzione della popolazione palestinese a favore dei coloni di Tel Aviv. Nelle scorse ore, il governo israeliano ha annunciato nuove gare di appalto per la costruzione di 1.248 abitazioni destinate ai propri cittadini. All’inizio di maggio, il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha indicato che più di 750mila coloni in 285 insediamenti israeliani vivono nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Orientale.
*Aggiornamento del 12 maggio: Questa notte, poco prima dell’alba, Israele ha compiuto un nuovo raid nella striscia di Gaza. Il conto totale dei morti sale a 25 persone, almeno 76 i feriti. Tra i deceduti civili, ci sono anche donne e bambini. Gli attacchi aerei hanno provocato ingenti danni ad edifici e strutture.
[di Salvatore Toscano]