martedì 3 Dicembre 2024

In India si riaccendono gli scontri tra gruppi etnici

Lo Stato indiano del Manipur, nella regione nord-orientale del Paese, è stato travolto da un’ondata di violenze – secondo i medici degli ospedali e l’esercito nazionale ci sarebbero più di 50 morti, centinaia di feriti e oltre 23mila sfollati – causata da divergenze tra gruppi etnici.

La scintilla che ha generato gli scontri è nata dall’opposizione che alcuni di questi hanno portato avanti contro l’inclusione del popolo Meitei nella categoria di “gruppo etnico svantaggiato”. In India, essere inseriti in questa fascia significa, per le tribù coinvolte, ricevere dallo Stato specifici privilegi, tra cui posti di lavoro garantiti nella pubblica amministrazione e nelle università, con lo scopo di colmare e compensare le storiche disuguaglianze e discriminazioni alla base del funzionamento del Paese.

Per le comunità del Manipur il timore è che il gruppo Meitei – il più numeroso dello Stato – venga riconosciuto come svantaggiato, in quanto in questo modo i privilegi e il controllo attualmente nelle loro mani si ridurrebbero drasticamente. Infatti, dopo che l’Alta Corte ha chiesto al Governo di prendere in considerazione la richiesta d’ingresso della comunità Meitei, le tribù rivali si sono immediatamente riversate nelle strade. Oltre a causare morti e feriti, i manifestanti hanno bruciato più di 500 case: nello Stato, nel tentativo di sedare gli scontri, sono arrivati migliaia di soldati dell’esercito indiano.

In realtà quella del Manipur, collegata al resto del Paese da uno stretto corridoio di terra, è una regione spesso teatro di scontri tra gruppi diversi. I dati dicono che, da quando è scoppiata la prima ribellione nel Manipur, attorno agli anni ’50, abbiano perso la vita in conflitti armati almeno 50mila persone.

Tuttavia, nonostante le recenti vicende, nel corso degli anni gli scontri si sono significativamente ridotti per via dei numerosi accordi stretti con Nuova Delhi per ottenere più poteri.

[di Gloria Ferrari]

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