È iniziata con una tenda piazzata da Ilaria Lamera davanti al rettorato del Politecnico di Milano la protesta degli studenti contro il caro affitti. La 23enne bergamasca, insieme all’associazione La Terna Sinistrorsa, ha denunciato una condizione con cui convivono decine di migliaia di suoi colleghi: gli affitti proibitivi. Ilaria Lamera, studentessa di Ingegneria ambientale, vive infatti in una stanza da 600 euro al mese (spese escluse), trovata dopo mesi di ricerca durante i quali ha fatto la pendolare tra Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, e Milano, per un totale di quattro ore tra andata e ritorno. In pochi giorni la protesta è arrivata anche a Roma, dove alcuni studenti si sono accampati davanti alla sede de La Sapienza. Iniziative simili sono attese anche a Torino, Pavia e Firenze. Nelle scorse ore l’Unione degli Universitari (Udu), il più grande sindacato studentesco italiano, ha lanciato infatti la mobilitazione nazionale per denunciare la crisi abitativa e chiedere risposte dal governo con uno slogan rappresentativo: “senza casa, senza futuro”.
L’emergenza abitativa è entrata a gamba tesa nella vita degli studenti, che dopo i disagi legati alla pandemia vedono compromesso il loro diritto allo studio da affitti proibitivi e da un mercato immobiliare impazzito. Secondo un’indagine condotta dall’ente di ricerca indipendente Scenari immobiliari, nel primo trimestre del 2023 il canone d’affitto medio per una stanza a Milano è stato di 810 euro. Seguono Roma e Venezia, con una spesa rispettivamente di 630 e 580 euro. Nel nostro Paese mancano 130mila posti letto per gli universitari fuori sede: un’offerta ristretta che contribuisce al vortice dei prezzi. Il ministero dell’Università ha dichiarato che nei prossimi tre anni dovrebbero essere realizzati circa 14mila posti letto in più per gli studenti, utilizzando poco più di 550 milioni di euro. Contemporaneamente, si gioca la partita del PNRR, che destina 960 milioni di euro per la creazione di 60mila nuovi posti letto entro il 30 giugno 2026. Tuttavia, i fondi rischiano di scivolare verso il privato e il libero mercato, come sottolinea Camilla Piredda, coordinatrice nazionale di Udu. Il sindacato studentesco ha dunque chiesto al governo di confrontarsi con chi rappresenta le nuove generazioni, dal momento in cui il Next Generation EU dovrebbe migliorare proprio le loro condizioni.
Tra le varie richieste c’è l’incremento del fondo di sostegno ai fuorisede, «per il quale la legge di bilancio ha previsto soltanto 4 milioni di euro. Una cifra evidentemente ridicola vista la colossale crisi abitativa e il caro affitti», commenta Udu. Altra richiesta fondamentale è il blocco dei rincari: «come succede in Francia, Spagna o Germania serve individuare un limite più stringente per l’adeguamento annuale del canone, non è possibile che il canone possa crescere del 10% seguendo l’inflazione annua».
Il caro affitti comporta conseguenze non trascurabili sulla qualità della vita degli studenti, poiché si traduce in precarietà, rinuncia a determinate opportunità formative o ritardo nell’autonomia dalle famiglie. Una situazione, quest’ultima, già di per sé aggravata dai miseri stipendi rivolti agli under 30. Secondo Federcontribuenti, il 54% dei trentenni italiani guadagna meno di 7 euro l’ora, con part-time e apprendistati sempre più diffusi. Un quadro di precarietà che il nuovo decreto-legge approvato dal governo Meloni non aiuterà di certo a contrastare. Con la nuova norma, per le imprese sarà infatti più semplice assumere un lavoratore a tempo determinato, alla luce dell’alleggerimento delle motivazioni che giustificano questa tipologia di contratto.
[di Salvatore Toscano]