lunedì 4 Novembre 2024

La Catalogna risponde all’emergenza abitativa espropriando ai grandi proprietari

In Italia, dove quasi una casa su tre non è occupatagli studenti hanno lanciato la mobilitazione nazionale contro il caro affitti, piazzando tende di fronte alle università in segno di protesta. Mentre nel nostro Paese il dibattito politico è infiammato dal consueto rimpallo di responsabilità per l’emergenza abitativa, in Catalogna il governo autonomo discute gli ultimi dettagli del decreto che permetterà l’esproprio degli alloggi vuoti appartenenti a grandi proprietari per ampliare la domanda immobiliare. L’iniziativa coinvolgerà le aree ad alta densità abitativa, dove gli immobili verranno utilizzati a favore dei soggetti a rischio esclusione sociale. Parte della stampa mainstream grida allo scandalo, denunciando l’attacco indiscriminato nei confronti della proprietà privata. Tuttavia, basterebbe una superficiale conoscenza del diritto per capire come l’esistenza di uno Stato democratico si basi su un continuo equilibrio tra principi che, per coesistere, vanno limati. In questo modo, il provvedimento catalano non può che apparire come un tentativo di bilanciare il diritto alla proprietà privata con quello alla casa, allo studio o al lavoro.

Secondo gli auspici della comunità autonoma, i primi espropri dovrebbero avvenire all’inizio del 2024. Prima di arrivare all’assegnazione, si procederà con il censimento degli alloggi, durante il quale i grandi proprietari (intestatari di almeno 5 case) dovranno dimostrare che gli appartamenti a loro disposizione sono in affitto o comunque disponibili per una locazione sociale. Gli immobili idonei all’esproprio finiranno invece nel Registro delle abitazioni vuote e non occupate, che si rinnoverà ogni qual volta un appartamento resterà sfitto o vuoto per più di due anni consecutivi. Il provvedimento interesserà inizialmente 14 comuni della Catalogna per un totale di 50-70 immobili. Per finanziare le operazioni di esproprio, l’esecutivo ha messo a disposizione un budget da 5 milioni di euro. Il governo tenterà prima l’accordo monetario con i proprietari; in caso di mancata intesa, sarà la comunità autonoma a dettagliare l’indennizzo. «Il governo utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione per rispondere alle necessità delle famiglie vulnerabili. L’obiettivo è che la gente viva negli appartamenti vuoti», ha dichiarato Juli Fernàndez, deputato del Parlamento catalano.

Anche a livello nazionale, il governo ha avanzato diverse soluzioni per contrastare l’emergenza abitativa, schierandosi a favore dei cittadini più vulnerabili. Il Consiglio dei Ministri ha varato un piano per rendere disponibili circa 50.000 case in affitto a prezzi accessibili. Il Congresso dei Deputati ha invece approvato la nuova “Ley de Vivienda“, che prevede un limite del 3% agli aumenti degli affitti nelle cosiddette aree ad alta “tensione”, ossia quelle zone del Paese che negli ultimi anni sono state esposte a un aumento indiscriminato dei prezzi immobiliari. Una tendenza alimentata, tra le altre cose, dal boom degli affitti turistici brevi, il settore che meglio ha risposto alle nuove preferenze dei viaggiatori post-pandemia. «La casa in Spagna è un diritto costituzionale ma non reale. I giovani devono aspettare troppo tempo prima di essere in grado di lasciare le case dei genitori e ottenere la propria indipendenza», ha dichiarato il primo ministro Pedro Sánchez.

In Portogallo, invece, il governo Costa ha presentato un nuovo piano da 900 milioni di euro per contrastare l’aumento indiscriminato del costo degli affitti che negli ultimi anni ha colpito il Portogallo. Nello specifico, sono previsti mutui agevolati per aiutare le famiglie e sussidi (fino a 200 euro mensili) per quei nuclei con un reddito complessivo lordo di massimo 2.700 euro che versano più del 35% di ciò che guadagnano nell’affitto. Nella manovra sono poi contemplati scenari di intervento pubblico nel settore privato, con lo Stato pronto a prendere in affitto immobili per poi subaffittarli a prezzi sociali o ad acquistare gli oltre 700mila edifici abbandonati, convincendo i privati attraverso forti sgravi fiscali sul ricavato dell’operazione.

[di Salvatore Toscano]

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8 Commenti

  1. Ok ma guardiamo il problema dei ragazzi che si ATTENDANO sotto un altro punto di vista!!! Prendiamo il primo ragazzo/a che si attenda e andiamo a vedere che lavoro fanno i genitori!! Siamo in Italia sono pronto a scommettere che la maggior parte degli ATTENDATI avrà genitori benestanti con almeno 2 case e due stipendi di livello medio-alto!!!

  2. Non mi pare che questa proposta di legge sia un vero e proprio “esproprio proletario”. Innanzitutto si parla di grandi proprietari, con più di 5 immobili che esercitano un’ evidente attività speculativa, poi, prima di espropriare, ci sarà una proposta monetaria in grado sicuramente di “accontentare” la maggior parte degli intestatari degli immobili. Quelli che non sono d’accordo, sicuramente non moltissimi, possono rivendere i loro immobili, con valori di mercato più o meno ribassati, a soggetti che a questo punto possono acquistare una casa a prezzi più accessibili. Può darsi che la manovra non funzioni perfettamente ma è sicuramente una via per cercare di riequilibrare una sperequazione sociale in aree ad alta intensità abitativa dove i conflitti sono sempre dietro l’angolo. Il compito degli amministratori pubblici, eletti dai cittadini con la speranza che siano e rimangano persone illuminate ed oneste (cosa inesistente in Italia da decenni) è precipuamente quello di garantire la pace sociale rispettando da una parte l’iniziativa privata sostenibile e dall’ altra salvaguardando i meno dotati (e/o sfortunati).

  3. A parer mio non si bilanciano i principi con gli espropri. Sarebbe bastato mettere un un limite massimo ai prezzi gli affitti stabilendolo in base alle metrature delle abitazioni. In questo modo gli affitti diventerebbero più accessibili e verrebbe salvaguardata la proprietà privata. Oltretutto con gli espropri il valore in denaro corrisposto a coloro che subiscono l’esproprio è quasi sicuramente di molto inferiore al valore della casa espropriata. Uno stato per bilanciare i diritti non deve fare ciò. Parere mio personale

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