A breve distanza l’una dall’altra, due persone detenute nel carcere di Augusta, nel Siracusano, sono morte in ospedale a seguito delle conseguenze di un prolungato sciopero della fame. Si trattava di un cittadino di Gela di 45 anni e di un cittadino russo che chiedeva di poter scontare la pena nel proprio Paese. Sono rimasti senza mangiare rispettivamente per 41 e 60 giorni prima di morire. Due mesi senza che nessuna istituzione abbia preso in carico la loro vicenda e nessun garante dei detenuti l’abbia resa pubblica.
Le vittime hanno deciso di smettere di mangiare per due diverse motivazioni. Il primo (in ordine di decesso), un 45enne di Gela condannato all’ergastolo, ha digiunato per 41 giorni per denunciare di essere vittima di un errore giudiziario. Il secondo, un cittadino russo, è morto dopo 60 giorni senza toccare cibo: da diversi anni chiedeva l’estradizione, così da poter scontare la pena nel suo Paese d’origine.
Entrambi sono stati ricoverati quando ormai le loro condizioni erano piuttosto gravi. Tant’è che, per salvarli, non c’è stato niente da fare. A renderlo noto è stato il Sippe, il sindacato di polizia penitenziaria, che ha scritto: “Apprendiamo con rammarico di queste disgrazie che dimostrano come il lavoro del poliziotto penitenziario è unico, delicato e particolare e come tale deve essere affrontato. Purtroppo non sempre è così”.
Intanto la procura di Siracusa ha aperto un’indagine, anche se il fascicolo è ancora a carico di ignoti. Il reato ipotizzato è l’omicidio colposo. Sulla vicenda si è espresso anche Mauro Palma, il Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà, per cui «mentre molta doverosa attenzione è stata riservata allo sciopero della fame nel caso di una persona detenuta al 41-bis (riferendosi evidentemente al caso di Alfredo Cospito, ndr), con interrogativi che hanno anche coinvolto il mondo della cultura e l’opinione pubblica, oltre che le Istituzioni, nella Casa di reclusione di Augusta il silenzio ha circondato il decesso di due persone detenute avvenuto a distanza di pochi giorni».
Di episodi simili e, in generale, delle condizioni carcerarie in Italia, su L’Indipendente ce ne occupiamo ormai da tempo, anche con uno speciale del nostro mensile Monthy Report dedicato al tema: dal sovraffollamento all’interno delle strutture ai tanti suicidi commessi, i problemi che caratterizzano gli istituti penitenziari del nostro Paese sono diversi. È evidente, infatti, che buona parte dei problemi relativi alle condizioni carcerarie siano anche a monte, essendo diverse le criticità che caratterizzano da un lato i palazzi di giustizia e dall’altro l’ordinamento giuridico. La questione di fondo, però, è che l’inadeguatezza del sistema, nella sua completezza, ha già causato dall’inizio del 2023 più di 20 decessi dietro le sbarre.
[di Gloria Ferrari]
Ignobile. E la chiamano giustizia e democrazia…
Ma erano criminali la gente pensa.si e i ministri e i politici lo sono ancor di più.intanto i responsabili di queste atroci morti sono col culo al caldo con aria condizionata auto di lusso .assassini.fuck the sistem