Negli ultimi giorni è scoppiata in Italia la polemica politica in difesa dell’insalata in busta. A scatenare questa polemica è stata la nuova proposta di regolamento sugli imballaggi in plastica presentata dalla Commissione Europea che intende abolire, tra le altre cose, le confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, giudicate troppo inquinanti e dunque superflue dalle autorità politiche europee. In Italia si sono subito sollevate voci contrarie a questa proposta UE, come quelle di Coldiretti e di alcuni politici come l’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca, che è intervenuto al Parlamento europeo mostrando una confezione di insalata in busta e denunciando, a suo dire, lo sbaglio della Commissione europea nell’avanzare questa nuova proposta. Nel progetto UE infatti si prevede l’eliminazione di imballaggi plastici per insalate in busta, cestini di fragole e altra frutta come i mirtilli, retine in plastica per arance e limoni, e altre confezioni di ortaggi come i pomodorini in cestino.
L’obiettivo dichiarato della Commissione europea con la proposta di nuovo regolamento europeo sugli imballaggi plastici è quello di:
- prevenire la generazione di nuovi rifiuti
- aumentare il riutilizzo degli imballaggi
- rendere tutti gli imballaggi riciclabili entro il 2030
È evidente che questo obiettivo, almeno sulla carta, sia nobile. Ed appare anche strettamente necessario da perseguire, per poter far fronte alle sfide ambientali che il futuro ci mette davanti. Bisognerà comunque vedere poi, concretamente, se le alternative che verranno messe in opera dalle leggi europee saranno realmente più ecologiche di quelle attuali, più sostenibili e a minore impatto ambientale. I proclami di partenza sono giusti, le soluzioni pratiche che seguiranno sono ancora tutte da verificare.
Le obiezioni di chi vorrebbe continuare a inquinare
Vediamo brevemente le critiche principali avanzate in Italia da Coldiretti e esponenti politici contrari al cambiamento, in quanto offrono spunti davvero interessanti per la riflessione di tutti noi consumatori. Nella visione allarmistica di Coldiretti il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione europea rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta e anche i cestini delle fragole, le confezioni di pomodorini, le arance in rete. Questa prima obiezione appare davvero banale. Si ingigantiscono i fatti con toni semplicemente allarmistici. È chiaro che non spariranno dal supermercato i pomodorini, le arance e le fragole, al massimo sparirebbe soltanto l’insalata in busta, che per la sua tecnologia produttiva e di confezionamento, non potrebbe essere venduta sfusa, senza confezionamento. Infatti l’insalata in busta, di cui abbiamo parlato nel dettaglio in un articolo del 2021 su L’Indipendente, ha caratteristiche diverse dall’insalata fresca che troviamo sfusa nelle ceste.
Arance, fragole, mirtilli, pomodorini, continueranno a essere presenti ma sfusi, oppure confezionati con imballaggi diversi, in carta o buste biodegradabili. Il consumatore preleverà la quantità che vuole acquistare e la metterà dentro un sacchetto biodegradabile o di carta riciclabile, esattamente come si fa già oggi quando si acquistano limoni sfusi, mele, o altri prodotti di ortofrutta. Falso allarme dunque, da parte di chi vuole soltanto continuare a usare la plastica inquinante (e non si capisce perché).
Una seconda obiezione dei detrattori di Coldiretti, se si dovessero eliminare gli attuali confezionamenti plastici, sarebbe quella dell’insorgenza di problemi igienico-sanitari e di sprechi. “Basti pensare al tradizionale cestino di fragole o piccoli frutti che soprattutto nelle fasi di trasporto protegge l’integrità del prodotto”, avverte Coldiretti. Anche questa critica appare surreale e priva di fondamento, dato che chiaramente sono possibili molte soluzioni alternative per garantire l’integrità igienico-sanitaria delle fragole nel trasporto: imballi in cartone o in carta completamente compostabile come quelli usati oggi da alcune aziende per le confezioni di pasta, sono solo alcune delle possibilità a disposizione.
Riguardo l’insorgenza di sprechi a seguito del collocamento della merce nei supermercati in ceste grandi aperte anziché piccole confezioni chiuse, sembra improbabile che si possa verificare un aumento di merce invenduta o avariata rispetto a quello attuale.
Una terza e ultima obiezione è quella del rischio del calo dei consumi e dell’aumento dei prezzi per le merci soggette a nuovo confezionamento più ecologico. I consumatori sono abituati alla comodità e praticità delle confezioni monouso o per single e piccoli nuclei familiari, come le insalate in busta, sostiene Coldiretti, e si rischia che queste categorie di consumatori non acquistino più l’insalata se l’unica opzione dovesse essere quella del prodotto fresco, da lavare poi in casa, tagliare e preparare. Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi delle merci, potrebbe anche succedere ma si tratterebbe comunque di aumenti di piccola entità, che potrebbero essere ammortizzati facilmente sia con contributi statali o UE destinati alle aziende produttrici impegnate a sostenere un minore impatto ambientale del loro packaging, sia con incentivi economici alla spesa nel reparto ortofrutta destinati ai consumatori. Il minore costo ambientale derivante dall’eliminazione di produzioni plastiche e utilizzo di fonti fossili, si traduce poi in maggior benessere collettivo per persone e ambiente. A cascata questo porta a meno costi pubblici e sociali per cure mediche, raccolta e smaltimento rifiuti ecc. Infine la paura del calo di interesse e consumi nei consumatori, venuta a mancare la praticità e comodità degli imballaggi monouso e per single, direi che se davvero dovesse verificarsi sarebbe soltanto un bene per le persone stesse. Significherebbe costringerle a maturare una coscienza più ecologica e responsabile nei confronti della loro stessa salute, dal momento che le insalate in busta, come spiegato in un precedente approfondimento, sono un prodotto alimentare non salutare che offre solo una falsa idea di benessere al consumatore, ma in realtà si configura come un business enorme per l’industria che utilizza verdure di quarta gamma, cioè quelle peggiori dal punto di vista nutrizionale, e le vende a milioni di cittadini insensibili ai temi della sostenibilità e disattenti sulla tutela della loro salute. Ci sarebbe quindi un aumento di consapevolezza molto positivo per tutti questi cittadini, che capirebbero finalmente che l’insalata in busta è un male, non solo per l’Ambiente ma anche per la loro salute.
[di Gianpaolo Usai]
Come al solito al parlamento europeo, che sembra risieda su un altro pianeta, creano divieti senza pensare alle alternative prima. Il giusto e logico processo sarebbe l’inverso: incentivi la creazione di una alternativa più economica e sostenibile e poi, ma non sarà più necessario per la semplice legge del mercato, vieti quello più costoso e “inquinante”.
Coldiretti, più ignoranti di quel che sembrano…
Insalata in busta, mele e arance già sbucciate in vaschette di plastica, salumi già affettati in blister di plastica. Prodotti idioti per una società di …..
Io ho sempre comprato l’insalata sfusa ma veramente non avete compreso PERCHE’ Colditetti difende l’insalta in busta? Perchè ci sono enormi aziende che producono insalta in busta e la posso vendere a migliaia di km di distanza (ad es l’insalata può essere coltivata a Milano e venduta a Palermo) perchè essendo imbustata non degrada. Con la sola insalta sfusa sarà LA FINE di queste aziende, per forza di cose l’insalta che compri al supermercato sarà “a km zero” cioè nella realtà raccolta a non più di 30-40km dal supermercato!!!
Tutto molto sensato