lunedì 4 Novembre 2024

Zelensky a Roma rifiuta la mediazione del Papa e prepara la controffensiva

La visita del presidente ucraino Volodymir Zelensky a Roma, ieri 13 maggio – dove ha incontrato le maggiori cariche istituzionali del Paese e il Papa – ha confermato la ferrea collocazione atlantica dell’Italia con la premier Giorgia Meloni e il Capo di Stato, Sergio Mattarella, che hanno ribadito il solido e incrollabile sostegno della Penisola a favore di Kiev per preservare l’ordine internazionale, così come richiesto dall’inscalfibile sistema di alleanze internazionali che vede Roma all’ineludibile traino di Washington. Fallito, invece, il tentativo di mediazione della Santa Sede in cui la stessa Giorgia Meloni sembrava riporre delle flebili speranze per avviare una trattativa di pace: Zelensky, invece, ha ribadito che l’unico piano ammissibile è quello in dieci punti proposto dallo stesso presidente ucraino al G20 di Bali, che prevede il ritiro integrale delle truppe russe dai territori occupati nonché la “riconquista” della Crimea, che ha aderito alla Federazione russa nel 2014. Il leader di Kiev, dunque, sta puntando tutto sull’imminente controffensiva.

Nell’ordine, Zelensky ha incontrato prima il presidente della Repubblica e successivamente Giorgia Meloni. Nel pomeriggio, invece, è avvenuto l’incontro con il Santo Padre che lo ha accolto in Vaticano per un colloquio di circa 40 minuti. Con Mattarella, il capo ucraino si è intrattenuto per 25 minuti durante i quali il capo di Stato ha affermato che «sono in gioco non solo l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma anche la libertà dei popoli e l’ordine internazionale». Lo stesso ha anche ribadito il pieno sostegno italiano al processo d’integrazione di Kiev nell’Unione europea: «la decisione dell’Ue di avviare il processo di integrazione è stata storica. L’Italia punta ora ad aiutare l’Ucraina per il raggiungimento dei parametri», ha affermato. Una posizione pienamente condivisa anche dall’esecutivo e da Giorgia Meloni con la quale Zelensky ha avuto un colloquio privato in inglese senza interpreti della durata di 70 minuti. I temi chiave sui quali ha insistito la premier sono stati la vittoria dell’Ucraina, la cosiddetta “pace giusta”, ossia la resa incondizionata di Mosca attraverso il ritiro delle truppe, e la ricostruzione del Paese est europeo in cui l’Italia punta a svolgere un ruolo fondamentale. La Meloni, inoltre, ha garantito nuovi aiuti militari a Kiev: «L’Italia, in raccordo con i principali Alleati, continuerà a fornire il supporto necessario, anche militare, affinché si arrivi a una pace giusta per l’Ucraina, che potrà esserci solo se la Russia cesserà le ostilità», ha detto la premier dopo il colloquio in conferenza stampa. Ha quindi rinnovato l’appello al Cremlino per cessare il fuoco, facendo sempre e solo fatto riferimento al piano in dieci punti di Zelensky e omettendo, invece, ogni riferimento ai piani di pace cinese e del Vaticano. La premier si è mostrata più cauta, invece, per quanto riguarda l’ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica, non parlando esplicitamente di ingresso, ma di «ulteriore intensificazione del partenariato dell’Ucraina con la NATO» che sarà il tema centrale del vertice di Vilnius a luglio.

È durante il colloquio con Papa Francesco però che Zelensky ha fatto intendere apertamente il suo rifiuto di sedersi ad un tavolo diplomatico con Mosca, puntando tutto, invece, sulla controffensiva che dovrebbe cominciare a breve. «Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta», ha dichiarato il capo ucraino, sostenendo anche che ora non si possa coinvolgere la Russia in un dialogo. «Non sono disposto a parlare con Putin», ha asserito, rimarcando che la soluzione per l’Ucraina «è la controffensiva: quando saremo al confine con la Crimea, il sostegno a Putin all’interno della Russia diminuirà e lui dovrà trovare una via d’uscita». Una posizione molto distante, dunque, da quella diplomazia vaticana il cui obiettivo era raggiungere un punto d’incontro tra le due parti, russa e ucraina, e ribadito da Francesco un paio d’ore prima l’incontro con Zelensky quando aveva parlato di «via di incontro e sentiero di dialogo verso la pace». Il presidente ucraino ha ribadito, invece, che l’unico piano di pace è quello ucraino e ha invitato il Papa ad «unirsi per la sua attuazione». È stato, dunque, Zelensky ad aver presentato il piano di pace a Francesco in un ironico ribaltamento di ruoli. Su Twitter, in riferimento al colloquio col Papa, Zelensky ha scritto di aver parlato «della nostra formula di pace come unico algoritmo efficace per raggiungere una pace giusta. Gli ho proposto di aderire alla sua attuazione». Se il leader ucraino ha mostrato gratitudine nei confronti del Santo Padre per «la personale attenzione alla tragedia di milioni di ucraini», più duro è stato il commento del suo consigliere personale, Mykhailo Podolyak, che ha parlato di una «sorta di mediazione a favore dell’aggressore».

A questo punto, non resta che attendere la preannunciata da mesi controffensiva ucraina, l’unica soluzione – a detta di Zelensky – per risolvere il conflitto e superare lo stallo attuale: al momento proseguono sul campo gli attacchi di Kiev per liberare i territori occupati da Mosca, specie nell’area strategica di Bakhmut – denominata con il nome sovietico Artemivs’k da parte russa – nell’oblast di Donetsk: la cittadina è considerata essenziale in quanto crocevia di diverse arterie che finirebbero così sotto il controllo russo, impedendo alle forze ucraine di riceve approvvigionamenti dalle retrovie in caso di controffensiva. Le informazioni rispetto alla situazione sul campo risultano però discordanti: le truppe ucraine avrebbero lanciato un contrattacco sul fianco ovest dello schieramento russo che, a quanto pare, sarebbe rimasto scoperto comportando un’avanzata di un chilometro quadrato da parte degli ucraini, come riporta il Kiev Indipendent. Inoltre, secondo alcune fonti occidentali, gli ucraini avrebbero messo in fuga le forze russe sulle sponde meridionali del bacino idrico di Berkhivske, a circa 4 chilometri a nord-ovest di Bakhmut. Cosa smentita però dal ministero della Difesa di Mosca che ha affermato che tutti gli attacchi sono stati respinti, tenendo conto delle condizioni favorevoli del bacino idrico di Berkhivske. Il portavoce del ministero della Difesa, tenente generale Igor Konashenkov, inoltre, ha reso noto ieri che squadre d’assalto russe hanno liberato un quarto nella parte nord-occidentale della città di Artyomovsk.

La situazione sul campo risulta, dunque, ancora in fase di stallo, con i due schieramenti che si affrontano da mesi in una feroce battaglia senza però ottenere una vera svolta sul controllo di un’area cruciale per il conflitto, con entrambe le parti che – a turno – avanzano molto lentamente. Il leader ucraino ha promesso quindi che l’attesa controffensiva garantirà la svolta del conflitto: motivo per cui l’ha preferita come opzione ai negoziati proposti dalla Santa Sede. Anche per questo probabilmente, Zelensky è volato oggi a Berlino dove ha incontrato il cancelliere Olaf Scholz il cui governo proprio ieri ha annunciato un nuovo piano di aiuti militari dalla Germania per 2,7 miliardi di euro.

[di Giorgia Audiello]

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11 Commenti

  1. “pieno sostegno italiano al processo d’integrazione di Kiev nell’Unione europea”

    Ma infatti! perchè non aggiungere a quest’europa incancrenita un’altro paese di nazisti corrotti! L’Italia così non si sentirà più sola…

  2. Dove sarà disposto ad arrivare l’occidente (gli Usa) al fine di non perdere tutti i soldi gettati (investiti) in Ucraina? Fino a dove si spingerà? Cosa e chi è disposto a sacrificare? Dato anche il fatto che gli Usa hanno già frazionato l’ucraina tra gli investitori. Se Putin dovesse ritirarsi ora la pulizia etnica iniziata nel 2014 ricomincerebbe con accresciuta violenza. Comunque andrà a finire, migliaia di persone innocenti ci lasceranno la pelle mentre i carnefici riceveranno riconoscimenti e ricchezze.

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