“Un gesto di solidarietà e di umanità, un atto di difesa della democrazia e della libera informazione”: così le associazioni promotrici definiscono l’iniziativa Cittadinanza onoraria a Julian Assange, rivolta al sindaco della capitale Roberto Gualtieri e ai primi cittadini degli altri Comuni della provincia e del Lazio. L’iniziativa è spinta dalla volontà di “mostrare sostegno al giornalista australiano fondatore di Wikileaks, detenuto dal 2019 nel carcere britannico di Belmarsh, in attesa di estradizione negli Stati Uniti, dove rischia oltre 150 anni di carcere”, come riporta la Rete NoBavaglio, una delle realtà che hanno aderito all’iniziativa. Oltre ad essa, a far parte del Comitato promotore della Campagna vi sono Articolo 21, Free Assange Italia, Italiani per Assange, La mia voce per Assange, ANPI provinciale Roma, ARCI Roma, ACLI Roma Lazio, OdG-Ordine dei Giornalisti del Lazio, Forum Terzo Settore Lazio, Legambiente Roma Lazio, FNSI, Associazione Stampa Romana, CGIL Roma e Lazio, Amnesty International Italia, UISP e USIGRAI.
La conferenza per il lancio della campagna si è svolta a Roma, presso la Casa della Memoria. “Informare non è un reato”, sottolineano le associazioni, anche se sembra che “l’ondata di appelli e di solidarietà internazionale senza precedenti [a favore di Assange, ndr] non sia sufficiente a smuovere la politica”. Proprio per questo motivo è necessario mettere in campo iniziative concrete, anche a fronte della scarsa attenzione che i mezzi di informazione mainstream prestano al caso – ricordiamo che L’Indipendente è stato l’unico giornale italiano a pubblicare per intero la lettera che Assange ha scritto a re Carlo III nel giorno della sua incoronazione, invitandolo ironicamente a far visita ai “suoi sudditi” all’interno del carcere di Belmarsh per verificarne le squallide condizioni di vita.
[di Valeria Casolaro]
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