Stop, sul MES non si discute e ogni prospettiva di confronto è da rinviare alla fase successiva alla sua approvazione. È questa la risposta servita da Bruxelles al governo italiano, che attraverso il suo Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva avanzato un’ipotesi di trattativa atta a condizionare la ratifica del MES – Meccanismo europeo di stabilità istituito nel 2012 con la funzione di prestare assistenza ai Paesi in difficoltà finanziaria – a una serie di concessioni su altri dossier. Nello specifico, il governo italiano insiste per subordinare l’ok al MES alla riforma dell’Unione bancaria e alla revisione del Patto di Stabilità (Giorgetti chiede in particolare l’introduzione di una “golden rule” che si sostanzi nello scorporo dalla spesa per gli investimenti su verde, digitale e difesa), arrivando a una rimodulazione a 360 gradi del PNRR. A braccetto con la Ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino, Giorgetti ha sollevato il caso dei profitti eccezionali realizzati dalle banche grazie alla stretta sui tassi d’interesse decisa dalla Banca Centrale Europea.
Lunedì, in occasione della riunione dell’Eurogruppo, Giorgetti ha sottolineato la contrarietà del Parlamento italiano alla ratifica del MES, affermando al contempo di essere in costante contatto con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohe e con quello del MES Pierre Gramegna «per trovare una soluzione». A stretto giro, però, sul punto è arrivata una netta chiusura da parte di Bruxelles: «Se si inizia a collegare tutto con tutto, diventa più difficile fare progressi – ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis -. Il trattato di riforma del MES è stato approvato da tutti, quindi è importante che gli Stati membri procedano alla ratifica. Il ministro Giorgetti ha fornito anche ieri alcuni aggiornamenti sullo stato di avanzamento dei lavori in Italia».
La riforma del Fondo salva stati ha ottenuto la ratifica di tutti i paesi dell’Unione Europea, ad esclusione dell’Italia, ma senza il via libera italiano il meccanismo è bloccato per tutti. L’Ue, chiudendo di fatto ogni finestra di dialogo con l’Italia, auspica invece l’accelerazione dei tempi di ratifica del MES da parte del nostro Paese. Perché si attivi il fondo di salvaguardia per le banche, infatti, la riforma dovrà essere esecutiva entro la fine del 2023: la scadenza dell’Eurogruppo è fissata precisamente tra ottobre e novembre.
Il pressing di Bruxelles sull’Italia, che negli scorsi mesi si è intensificato in particolare dopo i casi di crisi negli Usa e i problemi di Credit Suisse. Il rischio paventato dalle istituzioni europee è che, da gennaio, in caso di crisi le banche dell’Eurozona non abbiano la possibilità di avvalersi di una rete di sicurezza sufficiente. Presto, dall’Eurogruppo, potrebbe arrivare un richiamo ufficiale.
[di Stefano Baudino]
È interessante notare come prima si induca gli Stati ad indebitarsi (in particolare quelli con governanti corrotti e/o imbecilli) e poi li si costringa a firmare un contratto capestro per tenerli al guinzaglio. Per coloro che hanno debiti con le banche non ci sono problemi… invece coloro che hanno dei risparmi, dopo una domenica di riflessione, potranno andare lunedì a prelevare il 90% del proprio deposito in contanti (finché ci sarà il contante, poi finish…) lasciando le banche al proprio destino…
non c’è niente da fare (o da riformare), l’unica unione europea buona è quella morta. O quella da cui si è riusciti a scappare